Bombe sul referendum (aggiornato)

L'Isis rivendica la strage alla cattedrale cattolica di Jolo nelle Filippine. Una settimana dopo il voto favorevole al referendum sull'autonomia dei musulmani della Regione di Mindanao
L’isola di Mindano. A Sudovest l’arcipelago delle Sulu

Si è chiusa con un bilancio pesantissimo la giornata di domenica a Jolo, nelle Filippine, dove un doppio attentato ha ucciso – secondo l’ultimo bilancio,  5 militari e 15 civili e ha ferito oltre un centinaio di persone che stavano assistendo alla messa celebrata nella Cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo a Jolo, il capoluogo che porta lo stesso nome dell’isola nell’arcipelago delle Sulu a Sudest di Mindnao. L’autoproclamato Stato islamico (Isis) ha rivendicato la strage. Testimoni – riferisce il quotidiano filippino Inquirer – hanno detto che la prima esplosione è avvenuta all’interno della cattedrale, creando una fuga generale dal tempio. Una seconda bomba è invece esplosa circa un minuto dopo vicino all’ingresso principale. L’esplosivo sarebbe stato  collegato a una motocicletta parcheggiata davanti alla principale chiesa cattolica dell’isola.

L’isola di Jolo è tristemente famosa per la presenza del gruppo islamista di Abu Sayyaf (Brando divino), legato al terrorismo internazionale di matrice terroristica (nel 2014 è diventato la branca filippina dell’Isis) e che terrorizza le isole di Jolo e Basilan da anni. Inoltre un vescovo cattolico, Benjamin de Jesus, è stato ucciso da sospetti militanti fuori dalla cattedrale nel 1997. Quest’ultimo attacco  è  da mettere in relazione con il voto di lunedi scorso al referendum sull’autonomia di Mindanao dove votavano anche le isole dell’arcipelago Sulu (province della Regione autonoma di Mindanao).

Il presidente Rodrigo Duterte

Circa tre milioni di aventi diritto nella Regione di Mindanao hanno votato infatti all’inizio di settimana scorsa nel referendum che ora – che la consultazione è stata stravinta dal si*– determinerà  una maggiore autonomia della vasta area insulare filippina a maggioranza musulmana. I risultati si sono avuti  venerdi e ci si attendeva  un forte si in favore dell’autonomia. Il referendum chiedeva se i votanti volevano o meno appoggiare la creazione di un’area auto-amministrata nota come Bangsamoro (Nazione dei Mori). L’affluenza era stata elevata e i risultati hanno poi confermato l’entusiasmo incanalato dal voto. Le bombe di ieri appaiono come un evidente segnale degli estremisti per colpire chi negozia col governo. La provincia di Sulu ha del resto votato contro la nuova proposta di autonomia, ma è stata sopraffatta dai voti di altre province. Anche la città di Isabela, capitale dell’area di Basilan, ha respinto la nuova regione, anche se il resto della popolazione dell’isola omonima l’ha approvata.

Il voto è considerato una soluzione politica importante dopo decenni di combattimenti tra separatisti musulmani e governo di Manila con un bilancio tra  120 e 150.000 morti in anni di violenza. E’ il risultato di un accordo di pace tra Manila e il Moro Islamic Liberation Front (MILF), che da decenni combatte per l’indipendenza. Si riaccendono dunque le speranze troppo spesso disilluse da un continuo braccio di ferro accompagnato da una guerra di bassa intensità. Le bombe di domenica sembrano proprio andare nella direzione di voler spegnere queste speranze un’ennesima volta. (Red/Em.Gi.)

  • Il referendum sull’autonomia ha totalizzato 1.7 millioni di si e solo 254.600 no.

L’immagine di copertina è tratta da questo video diffuso su Youtube dal quotidiano filippino Inquirer

Vai alla scheda conflitto sulle Filippine curata da Paolo Affatato

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