La Russia che chiede ‘elezioni libere’

Da settimane la Federazione è scossa dalle manifestazioni seguite all'esclusione di 57 candidati indipendenti. Un focus da Mosca su chi è in piazza e chi è titubante

di Alice Pistolesi 

MOSCA – “Stop alla repressione contro la popolazione russa” recita il cartello di una manifestante davanti ad una sede amministrativa di Mosca.

Una manifestante a Mosca sabato 10 agosto

In una città blindata, sabato 10 agosto, a due passi dal Cremlino e dalle migliaia di turisti che affollano la capitale russa, si potrebbe quasi non incappare nelle proteste, che diventano invece evidenti e ben visibili non appena si raggiunge piazza Lubjanka , dove si trova l’omonimo palazzo, sede del Kgb prima e dei servizi segreti russi, poi. Seguendo la strada, infatti, la mobilitazione si fa evidente, così come lo stanziamento di centinaia di soldati e guardie russe. Un assetto che fa subito intendere che manifestare a Mosca non deve essere semplice.

Nonostante tutto, però, sono settimane che le proteste vanno avanti. Le voci si sono levate dopo l’esclusione di 57 candidati indipendenti dalle elezioni amministrative dell’8 settembre, che si sono visti respingere le proprie candidature perché le firme richieste non sono state ritenute valide.

Durante le varie manifestazioni non sono mancate le violenze e gli arresti. I numeri dei fermati sono contrastanti ma si parla di centinaia. A Mosca i fermi avvenuti sabato 10 agosto si sono verificati dopo che i manifestanti sono usciti dal perimetro e hanno iniziato a marciare attraverso la città e verso l’amministrazione presidenziale, con un cordone non autorizzato. Tra i fermati nelle manifestazioni precedenti c’è anche Lyubov Sobol, avvocato della Fondazione anticorruzione, membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione russa, alleata di Aleksei Navalny, guida del movimento, nonché candidata esclusa dalle elezioni. Gli organizzatori della protesta hanno invitato i manifestanti a ignorare i divieti della polizia e a marciare al di fuori dell’area circoscritta e autorizzata della manifestazione. Le autorità giudiziarie hanno in queste settimane avviato varu procedimenti penali contro varie persone per “disordini civili di massa” .

“Siamo pacifici – ci dicono due giovani manifestanti – manifestiamo per la democrazia, perché vogliamo poter votare liberamente ed essere rappresentate”.

Due frasi, veloci, lapidarie, quasi non richieste ma che subito attirano l’attenzione dei militari, che si avvicinano per capire cosa ci diciamo e che ci ‘invitano’ a bloccare la conversazione. Le piazze che chiedono ‘elezioni libere’ sono popolate per lo più da giovani. Secondo un sondaggio pubblicato dal portale The Bell, il 50 per cento ha meno di 33 anni e il 20 per cento è alla prima esperienza di partecipazione. Giovani che però, secondo alcune opinioni diffuse a Mosca tra chi non sostiene le proteste, sarebbero pagati per manifestare per una causa che conoscono a malapena.

Tra i partecipanti alle proteste anche vari gruppi di sinistra e socialisti, mentre il partito comunista si è tenuto a distanza sostenendo che la protesta sia in mano a forze liberali e filo-occidentali. La tesi è diffusa in parte del Paese a causa dei legami di Alexei Navalny con alcune ong e altre realtà statunitensi. Recentemente è stata aperta un’indagine per riciclaggio di denaro sporco sulla fondazione anti-corruzione di Alexei Navalny, blogger, segretario del Partito del Progresso (area di centro-destra e nazionalista dato al 4-5 per cento) e presidente della Coalizione Democratica. Il rappresentante dell’opposizione è stato indagato più volte negli ultimi dieci anni e nel 2013 anche Amnesty International si schierò per richiedere la sua scarcerazione dopo un processo definito una ‘parodia’.

Le resistenze alle proteste comunque non mancano e sono avvalorate anche dal fatto che l’immagine di Putin è ancora più che forte nel Paese. Il presidente, tanto per fare un esempio, domina quasi incontrastato la scena dei souvenir: la sua effige si trova un po’ ovunque, dalle celebri matriosche, alle magliette, ai calendari, fino alle tazze che lo ritraggono trionfante sulla groppa di un orso.

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