Iraq: proteste e attentati

Doppio fronte aperto nel Paese: da una parte le proteste nata dal malessere generale e dall'altra nuove infiltrazioni targate Isis

La rabbia degli iracheni non si è placata e le manifestazioni, nonostante la repressione, continuano. Cuore della rivolta, nata oltre un mese fa dal malessere sociale profondamente diffuso nel Paese, è Piazza Tahrir a Baghdad. La piazza offre servizi di base ai manifestanti e ai cittadini: acqua e cibo, sale di preghiera e assistenza sanitaria. Attivi nella piazza ci sono poi anche i barbieri che offrono ai dimostranti tagli di capelli gratuiti. I medici volontari ricevono pazienti in cliniche improvvisate. La maggior parte aiuta i manifestanti che hanno inalato gas lacrimogeni, mentre altri rimuovono frammenti di schegge.

Ed in effetti la repressione governativa verso chi protesta è ancora in atto. Amnesty International è intervenuta sulle proteste che sono costate la vita a circa trecento iracheni. L’organizzazione per i diritti umani ha invitato il governo a frenare le sue forze di sicurezza e lo ha accusato di omicidi illegali. In un recente comunicato ha denunciato la morte di 14 persone e il ferimento di altre 100 nella sola città di Kerbala il 28 ottobre scorso. “A Kerbala – ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente dell’organizzazione – abbiamo visto scene orribili. Le forze irachene hanno sparato proiettili veri contro i manifestanti e hanno usato forza eccessiva e spesso letale per disperderli in modo del tutto sconsiderato e illegale, Queste scene sono ancora più sconvolgenti dato che arrivano dopo che le autorità avevano assicurato che non avrebbero più fatto ricorso a quel livello estremo di violenza che aveva caratterizzato l’azione delle forze di sicurezza in precedenza”.Anche Human Rights Watch è intervenuta denunciando che le cartucce di gas lacrimogeni venivano lanciate direttamente contro i manifestanti.

Anche nel Kurdistan iracheno la situazione è complessa. Qui l’Isis ha recentemente effettuato un attacco nei confronti di un convoglio di militari italiani. A Sulaymaniyya le forze italiane stavano volgendo attività di addestramento in favore delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta all’Isis. Nell’attentato esplosivo cinque sono i feriti, di cui tre in gravi condizioni ma non in pericolo di vita. Recentemente la missione internazionale Inherent Resolve, alla quale anche l’Italia partecipa, aveva bombardato diverse postazioni Isis nell’area di Kirkuk ed effettuato i raid contro lo Stato Islamico nei distretti di Dubiz e Pirde.

Le forze irachene sono in questo momento impegnate su più fronti: da una parte la gestione delle manifestazioni dell’area centrale del Paese, dall’altra il monitoraggio del confine Nord-Ovest e Ovest con la Siria per prevenire infiltrazioni di Daesh, che grazie all’offensiva turca, si teme possano attraversare e riunirsi coi loro compagni nel deserto di al-Hadar. Cosa che probabilmente ma non è più solo un timore.

di Red. Al/Pi.

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