Il voto nel Mali tra violenza e paura

Chiuse ieri sera le urne per il rinnovo del parlamento. Mentre il capo dell'opposizione è sotto sequestro e 200mila sfollati non hanno potuto votare

Si sono chiuse alle 18 di domenica sera le urne in Mali dove si è votato alle elezioni parlamentari a lungo rinviate e giusto il giorno dopo che il Paese aveva registrato la sua prima morte per coronavirus. Elezioni tenutesi con il timore di violenze mentre la principale figura dell’opposizione è stata rapita e da un gruppo jihadista e la Francia ha annunciato una nuova coalizione militare europea che combatterà a fianco dell’esercito maliano.

Soumaila Cissé. Rapito

Le elezioni dovranno formare la nuova Assemblea nazionale con i suoi 147 seggi occupati ora in maggioranza dal partito “Rally per il Mali” del Presidente in carica Ibrahim Boubacar Keita (nella foto di copertina) che – nell’ultima tornata elettorale – ha vinto una sostanziale maggioranza. Le elezioni parlamentari avrebbero dovuto svolgersi nuovamente alla fine del 2018, ma il voto è stato rinviato più volte, in gran parte a causa di problemi di sicurezza. Un secondo turno è previsto per il 19 aprile.

Il Covid-19 si diffonde in un Paese impoverito di circa 19 milioni di abitanti in cui ampie aree di territorio si trovano al di fuori del controllo statale. Inoltre – ricorda France24 – circa 200.000 persone sono sfollate a causa della violenza quasi quotidiana nel centro e nel Nord del Mali. E gli aventi diritto tra loro non hanno tra l’altro potuto votare.

Si teme intanto per la sorte del veterano leader dell’opposizione Soumaila Cissè, che è stato rapito mercoledì scorso durante la sua campagna nel centro del paese. Cissè, 70 anni, già secondo in tre elezioni presidenziali, è stato rapito con alcuni membri del suo team mentre la sua guardia del corpo è stata uccisa. Si crede che sia nelle mani dei jihadisti fedeli al predicatore Fulani Amadou Koufa, che guida una guerriglia islamista Gsim (Groupe de soutien à l’islam et aux musulmans) fedele ad Al Qaeda e attiva nel Sahel.

Il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (in arabo  Jamāʿat nuṣrat al-islām wal-muslimīn) è un’organizzazione militare  terroristica di ideologia jihadista salafista, formata nel marzo 2017 durante la guerra nel Mali. È nato dalla fusione di Ansar Dine, gruppi legati Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aquim) e  altre katiba (formazioni combattenti) legate a capi jihadisti del Sahel.

#Noirestiamoacasa

(Red/Est)

Tags:

Ads

You May Also Like

Sahel, il terrorismo si fa guerra

Mentre la criminalità organizzata con i propri traffici illeciti imperversa, i gruppi jihadisti sono allo scontro 'fratricida'

La violenza nel Sahel è realtà quotidiana: i gruppi terroristici stanno colpendo i soldati ...

Libano-Israele: riprende il dialogo per il confine marittimo

Il negoziato mediato dagli Stati Uniti per il tratto marino ricco di gas riprende, mentre la crisi energetica di Beirut si fa sempre più pressante

Sono ripresi i negoziati tra Libano e Israele per delimitare il confine marittimo. Il ...

Turchia e Iran contro il Kurdistan

In un’inedita alleanza, i raid aerei di Ankara e Teheran bombardano dal cielo la parte irachena e quella siriana, mentre nell'area iraniana prosegue la repressione delle proteste pro-democrazia in corso dal 16 settembre

di Alessandro De Pascale Il Kurdistan è sotto assedio. Da giorni, in un’inedita alleanza, ...