Contro le mine, oggi e ogni giorno

il 4 aprile è la Giornata Internazionale per l’azione contro queste armi micidiali e tutti gli ordigni bellici inesplosi. L'impegno delle Nazioni Unite per proteggere i civili

Il  4 Aprile è la Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi indetta dalle Nazioni Unite. La 15ma da che è stata istituita. Di mine e ordigni inesplosi abbiamo scritto e parlato spesso: non solo per lo stretto rapporto che ci lega con l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e con la Campagna Italiana Contro le Mine; ma anche e soprattutto perché il problema degli ordigni inesplosi è emblematico dell’estrema ingiustizia della guerra nei confronti dei civili e della grandissima responsabilità che spetta a noi, e a tutti gli altri Paesi esportatori di guerra, quando un conflitto finisce e l’attenzione del Mondo si sposta altrove. Resta ancora tanto da fare, e la Mine Action – quella fitta rete di iniziative per disinnescare mine e ordigni in tutto il Pianeta – ha bisogno dell’impegno di tutti.

 

 

Secondo le stime più recenti, spiega una nota dell’Associazione, negli ultimi vent’anni le vittime di mine e residuati di guerra sono state oltre 130.000, di cui 40.000 caduti e 90.000 sopravvissuti con invalidità, cecità e mutilazioni di vario genere. Il 70% di questi appartiene alla popolazione civile e il 54% sono bambini. Oggi la presenza di oltre 100 milioni tra mine e ordigni bellici inesplosi affligge più di 60 paesi e territori in ogni parte del mondo, senza contare le centinaia di migliaia di trappole esplosive, armi improvvisate, bombe e proiettili inesplosi.

I paesi dove si è registrato il più alto numero di vittime sono Afghanistan, Mali, Myanmar, Nigeria, Siria e Ucraina. Nella sola Italia, secondo dati del Ministero della Difesa, ancora oggi ogni anno vengono effettuati più di tremila interventi per disinnescare in media 60.000 ordigni della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Sono oltre 50 milioni i civili a rischio della loro vita e della loro integrità personale nei 65 conflitti che si stanno consumando nel mondo, mentre arrivano a quasi 71 milioni i rifugiati e gli sfollati, che sono in moltissimi casi impossibilitati a fare ritorno nelle proprie case perché il territorio è reso inospitale e inaccessibile proprio da residuati bellici e mine; oggi tutti questi civili, già in stato di precarietà e fragilità, si trovano ad affrontare anche il pericolo del contagio da coronavirus.

“E’ una situazione insostenibile cui può porre fine solo l’impegno convinto dei governi di tutto il mondo e della comunità internazionaledichiara Giuseppe Castronovo, Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG) e cieco dall’età di nove anni proprio a causa dell’esplosione di un ordigno bellico. “L’Associazione che mi onoro di presiedere, composta in larga parte oggi proprio dalle vittime di tali ordigni, sente forte il dovere morale di impegnarsi in favore delle vittime civili di guerra in qualunque parte del mondo. E’ anche per questa ragione che l’ANVCG sostiene con convinzione l’appello al cessate fuoco del Segretario delle Nazioni Unite e del Papa. Ancora una volta la Pace – conclude – diventa l’unico modo per tutelare la vita umana dalle sofferenze provocate dalla guerra e dalle mine e dagli ordigni bellici che essa lascia per molti decenni”.

L’ANVCG è l’Ente Morale preposto per legge in Italia alla tutela e alla rappresentanza delle vittime civili di guerra. Oggi è impegnata nella protezione delle popolazioni civili coinvolte in guerre e conflitti armati, svolgendo attività di advocacy e realizzando progetti umanitari, anche in collaborazione con organizzazioni operanti per la tutela dei diritti umani. Attraverso un Protocollo d’Intesa con il Ministero della Difesa, l’ANVCG contribuisce alla mappatura del territorio italiano, segnalando la presenza di ordigni bellici inesplosi con personale specializzato dell’apposito Dipartimento ordigni bellici inesplosi. Si occupa inoltre di sensibilizzazione ed educazione al rischio nelle scuole sul tema grazie ad un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione e con il progetto De-Activate, co-finanziato dal Ministero delle Politiche Sociali attraverso un bando nazionale rivolto ai soggetti del terzo settore. Sul campo dell’assistenza alle vittime, l’ANVCG del sostiene il Centro di Riabilitazione “Paola Biocca” ad Hamman in Giordania, di cui ha realizzato il laboratorio di ortesi accanto a quello protesico, per l’assistenza alle vittime dei vicini conflitti rese disabili dai mine e residuati bellici. E’ parte attiva del Comitato Nazionale per l’Azione Umanitaria Contro le Mine Antipersona, presso il Ministero degli Affari Esteri.

La Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine è stata  lanciata ufficialmente il 1 dicembre 1993 con una conferenza internazionale promossa da Mani Tese, Pax Christi, Greenpeace, Oscar-Ires Toscana, Servizio Civile Internazionale, Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, Gruppo Verdi al Senato, Archivio Disarmo con l’obiettivo primario di denunciare il ruolo italiano e sensibilizzare l’opinione pubblica del nostro paese sulla crisi umanitaria provocata nel mondo da questi ordigni.

(Red/Lu.Fr.)

#NoiRestiamoaCasa

In copertina: Infografica “Atlante di mine e cluster”, nell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, 2019.

 

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