Armi e droga con Mafia Spa

di Tommaso Andreatta

La mafia è sempre più internazionale. Le radici sono sempre in Sicilia ma la testa e, soprattutto, il portafogli è all’estero. Lo conferma l’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. «Il documento, che fa riferimento al periodo che va da gennaio a giugno dello scorso anno, fa una panoramica della presenza dei clan all’estero, aggiornando gli scenari ritratti negli ultimi anni» racconta Meridionews. Cosa Nostra, per vocazione, si inserisce nei settori più redditizi delsistema economico. È ben infiltrata nei circuiti finanziari e nei meccanismi transnazionali delle nuove tecncologie applicate all’economia. «Anche se rimangono forti i tradizionali campi d’azione della criminalità organizzata, su tutti il traffico internazionale di stupefacenti e la gestione di giochi e scommesse». La piova ha allungato le proprie spire nei Lander meridionali della Germania: Renania Settentrionale-Westfalia, Baviera e Baden-Württemberg. «Qui a essere più presenti sono esponenti delle cosche originarie dell’Agrigentino, disponibili a offrire all’occorrenza rifugio ai latitanti. Registrata, poi, di persone legati alla Stidda. Con la droga a fungere da principale business». I nuovi padrini operano anche in Spagna e in Sudamerica, nel florido mercato degli stupefacenti. Secondo la Dia «gli emissari dei clan siciliani» hanno progressivamente fatto sentire anche là loro presenza. Obiettivo pricnipale: il riciclaggio del denaro frutto di operazioni criminali. «Sempre legata al’approviggionamento della droga sono legati i rapporti con l’Olanda». Infiltrazioni mafiose sono state registrate anche a Malta, isola vicinissima alla Sicilia. «Nell’isola, si è registrato un traffico di armi che ha visto coinvolto un esponente dei Ceusi, clan collegato alla famiglia di Cosa nostra etnea Santapaola-Ercolano. Le armi erano state acquistate sfruttando internet ed erano state inviate a Malta, dopo averle modificate. Sempre dall’isola, a inizio 2016, è stato estradato Sebastiano Brunno, il reggente del clan Nardo – attivo nel Siracusano ma con rapporti forti con i Santapaola-Ercolano – arrestato due anni prima, dopo un lustro di latitanza». Armi – spesso da destinare ai territori di guerra o anche ai nuovi terroristi – e droga, da destinare soprattutto al mercato europeo o americano. Secondo la Dia le città a maggior concentrazione mafiosa sono Philadelphia, Detroit, Chicago, New Jersey, New England e New York. È la Grande Mela il fulcro a stelle e striscie delle principali operazioni criminali: riciclaggio, usura, estorsioni, traffico di droga e gioco d’azzardo. Spondadoci più a nord – scrive Meridionews – c’è il Canada: «Gli affari mafiosi sono legati specialmente alla famiglia Rizzuto, originaria di Cattolica Eraclea, in provincia di Agrigento. Attiva soprattutto a Montreal e Toronto, il suo business principale rimane il riciclaggio di capitali illeciti, con preferenze nei settori della ristorazione e dell’edilizia». Ma ovviamente non manca anche il «porto africano»: in Sudafrica è stata segnalata «la presenza di esponenti legati a Cosa Nostra. Il motivo di questo spostamento nel profondo Sud è presto detto: la nazione è quella con l’economia più importante dell’intero continente, a partire dalla produzione di oro e diamanti. Entrambi settori che attirano gli appetiti della criminalità organizzata, interessata a riciclare i proventi delle attività illecite».E il Sudafrica piace, ma proprio tanto, anche alla ‘Ndrangheta per lo scambio diamanti-cocaina. L’Africa è considerato territorio ideale anche per il deposito di rifiuti industriali tossici. È una “tradizione” per i criminali italiani. «Il pentito Francesco Fonti – si legge sul Caffè Geopolitico – aveva consegnato nel 2005 alla Dna (Direzione Nazionale Anti-mafia) un dettagliato memoriale sull’affondamento doloso di navi cariche di scarti radioattivi (questione che ora torna di attualità) al largo delle coste somale, gestito da numerose ‘ndrine nell’ambito di un più vasto quadro di traffici internazionali di armi. Una storia che s’intreccia con le inchieste condotte da Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 uccisa nel 1994 a Mogadiscio con il suo cameraman Miran Hrovatin. Armi che continuano ancor oggi ad essere la merce di scambio privilegiata per l’acquisizione di altri beni preziosi: secondo diversi collaboratori di giustizia, la ‘Ndrangheta avrebbe allungato le mani sul coltan delle miniere congolesi, minerale fondamentale per i telefonini di ultima generazione – e specificamente per l’ottimizzazione dei consumi di corrente elettrica nei chip».

 

http://meridionews.it/articolo/51485/mafia-gli-interessi-di-cosa-nostra-fuori-dallitalia-dalloro-africano-alla-droga-che-arriva-in-spagna/

http://www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/233-ambiente/63691-africa-meta-per-rifiuti-tossici.html

http://www.ilcaffegeopolitico.org/30489/ndrangheta-s-p-a-africa-asia-e-oceania

foto tratta da http://www.antimafiaduemila.com/home/opinioni/235-politica/59077-in-italia-le-mafie-sono-ovunque.html

 

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