Avorio, il Kenya ci riprova

 

di Andrea Tomasi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Kenya lo ha rifatto. Come nel 1989 nello Stato africano è stato fatto un rogo di zanne d’avorio: un chiaro segnale per i bracconieri e per gli acquirenti. Il presidente keniano Uhuru Kenyatta il 30 aprile 2016 ha acceso una delle 11 pire nelle quali sono state bruciate 105 tonnellate di avorio proveniente dalla caccia agli elefanti ed oltre una tonnellata di corni di rinoceronte. Con i roghi – riferisce l’Ansa – il presidente ha voluto mandare un forte messaggio contro chi traffica in prodotti provenienti da specie a rischio estinzione.

Ogni elefante garantisce 10 chilogrammi di «oro bianco». A causa dell’avorio, i cui prezzi son vertiginosamente saliti dai circa 4,7 euro/chilo di 30 anni fa agli attuali 2.300 euro del mercato asiatico, si calcola che ogni anno siano uccisi tra i 35mila e i 50mila esemplari. Il commercio vale circa un miliardo di dollari. Contro questa strage è sceso in campo anche l’ex attore tutto muscoli Arnold Shwarzenegger. Lo dice Lifegate in un articolo del novemre 2015. L’ex governatore della California ha prestato il proprio volto alla campagna «96 elephants» della Wildlife Conservation Society. Il rischio è la scomparsa dei pachidermi. «Il nome dell’iniziativa – si legge – è dovuto a un dato drammatico: nel 2013 in Africa sono stati uccisi 96 elefanti al giorno. La campagna mira a garantire l’efficacia delle leggi contro il bracconaggio, aumentare la protezione degli animali e sensibilizzare il grande pubblico, evidenziando la connessione tra l’acquisto d’avorio e lo sterminio degli elefanti». E cos’ è sceso in campo pure Terminator.
E in questo contesto si inserisce l’iniziativa del presidente Uhuru Kenyatta, il quale ha detto che Nairobi spingerà per il bando totale al commercio di avorio in occasione della riunione numero 17 della Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo Migliaia di zanne di elefanti e corni di rinoceronte sono stati bruciati il 30 aprile, all’ingresso del parco nazionale di Nairobi, per mandare un segnale a bracconieri e contrabbandieri. Ad andare in fiamme sono state 105 tonnellate di avorio di elefante (provenienti da 8mila animali) e una tonnellata di corni di rinoceronte. Secondo alcune stime, il valore di mercato del materiale bruciato sarebbe stato di 150 milioni di dollari.
E fin qui le crude cifre sulla morte degli elefanti. Ma il punto è che la caccia di frodo non solo minaccia seriamente una specie animale già a rischio, ma coi suoi guadagni finanzia gruppi terroristici e militari impegnati in guerre in tutto il continente nero. Lo dice il rapporto Ivory’s Curse (2014), realizzato dall’organizzazione ambientalista Born Free Usa e dalla Ong C4ADS: un’analisi dei legami tra le milizie illegali, la criminalità, i governi corrotti e i venditori di avorio.
«L’avorio – scrive Marco Grilli di Tuttogreen – è quindi materia di criminalità, corruzione e guerra che ha pesanti ripercussioni a livello politico: da decenni è una risorsa che alimenta conflitti, così come i diamanti e il coltan, ma a differenza di quest’ultimi non attira la stessa attenzione e risonanza a livello globale». Fa poi un’analisi dettagliata dei Paesi più a rischio. Fra questi «eccelle» il Kenya, dove i terroristi islamici somali di Al Shabaab e altre organizzazioni criminali lucrano sulle operazioni di bracconaggio e quindi reinvestono in armi. In Zimbabwe molte forze politiche si stanno accaparrando illegalmente vaste aree naturali al fine di utilizzarle per le operazioni di bracconaggio. Altre zone frequentate dai pachidermi vengono vendute all’asta a compagnie cinesi. Dove ci sono elefanti c’è avorio, dove c’è avorio c’è caccia di frodo, dove c’è caccia di frodo ci sono soldi, dove ci sono soldi ci sono armi.
Nel Congo le forze di sicurezza statali «hanno stretto un’incredibile alleanza con le milizie antigovernative, che in realtà sarebbero chiamate a combattere. In pratica, le prime forniscono armi e supporto alle seconde, ricevendo in cambio avorio».
«Molti Stati fragili e instabili dell’Africa Centrale – racconta Grilli – si prestano alle scorrerie di varie milizie illegali armate, che qui cacciano gli elefanti per finanziare le loro attività violente commesse altrove (è questo il caso, ad esempio, delle milizie filo-governative del Nord Sudan che si sono rese complici del genocidio in Darfur)».

http://www.tuttogreen.it/avorio-vs-armi-come-il-traffico-dellavorio-finanzia-le-guerre/

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/kenya-nairobi-rogo-zanne-elefante-avorio.aspx

http://www.lifegate.it/persone/news/kenya-elefanti-africani-bracconaggio

http://www.lifegate.it/persone/news/terra-yann-arthus-bertrand-netflix

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