Da che parte stare: le risposte dei candidati Galasso (Rc), Mangiapane (Rc) e Marcon (Sel)

DA CHE PARTE STARE, LE RISPOSTE DI CHI SI CANDIDA

Di seguito le prime risposte all’appello di Afgana, Associazione Ilaria Alpi, Associazione 46mo Parallelo e Atlante delle Guerre

Mario Galasso, Rimini 1964, risiedo a Riccione. Coordinatore di servizi educativi e socio sanitari della Cooperativa C.A.D. ha un lungo passato nel volontariato (Agesci, Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids “Lila”, Progetto Città – Cantiere Sociale -, Associazione Oscar Romero, …) e come amministratore pubblico. Candidato al Senato per Rivoluzione Civile

Siete favorevoli o contrari all’acquisto degli F35…

Assolutamente contrario, con gli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani ho partecipato a diversi incontri con i leader nazionali dei partiti per impedire questa sciagura. La settimana prima della votazione della legge delega al governo sulle forze armate ho incontrato Franceschini e i parlamentari del PD della commissione difesa della Camera come estremo tentativo. Il giorno della votazione, 11 dicembre 2012, ero fuori Montecitorio con le associazioni pacifiste a manifestare il mio dissenso. Senza ombra di dubbio le risorse le girerei nel sociale, scuola pubblica, sanità pubblica, incentivi per occupazione ad esempio lavori verdi.

Siete favorevoli o contrari a ridiscutere e cambiare la legge Di Paola…

Assolutamente favorevole: la legge Di Paola va rivista senza ombra di dubbio sia nei contenuti che nel controllo!

Siete favorevoli o contrari ad aumentare i fondi destinati alla cooperazione…

Sono contrario a queste missioni militari all’estero, mascherate da missioni di pace e favorevole a dirottare risorse alla cooperazione internazionale, quella vera, non quella mascherata nazionale che troppe volte risponde solo a logiche di potere e non al bisogno reale delle persone. Di ritorno da Kabul, dove sono stato con una delegazione di pace in occasione del decennale delle Torri Gemelle ma anche della guerra in Afghanistan, abbiamo cercato di comunicare che, se il nostro interesse vero fosse la popolazione afghana, basterebbe investire il 30% di quanto ci costa la missione militare per aiutare quel popolo riportando il 70% in Italia. Scegliere la pace conviene anche economicamente.

Siete favorevoli o contrari a contrastare traffici illeciti di armi….

Assolutamente favorevole.

Siete favorevoli o contrari a ridefinire e rendere nota la politica dell’Italia…

Assolutamente favorevole. L’Italia ha una conformazione geografica naturale che gli darebbe il diritto di giocare un ruolo da protagonista. Bisogna girare pagina ed iniziare a fare veramente politica estera ad oggi, haimè, abdicata alle missioni armate.

Siete favorevoli o contrari a rendere nota l’agenda del ritiro dall’Afghanistan…

Assolutamente favorevole, ribadisco, sono la vera politica estera e la cooperazione internazionale che devono contraddistinguere l’Italia.

Siete favorevoli o contrari a stabilire, in questi scenari di guerra, una eventuale quota di cooperazione civile…

Assolutamente si, l’ho già detto nelle domande sopra, i popoli non vanno lasciati soli ma vanno aiutati ad essere autonomi.

Siete favorevoli o contrari a considerare il rispetto dei “diritti umani”…

Assolutamente si!!!

Siete favorevoli o contrari ad un’azione di ristrutturazione e rilancio dell’Onu?

È assolutamente indispensabile!!! Siamo assolutamente in ritardo, le Nazioni Unite vanno riformate prima possibile.

Siete favorevoli o contrari a chiarire il ruolo della Nato e dei paesi membri sullo scenario internazionale?

La Nato è nata, al termine della seconda guerra mondiale, come contrapposizione nei confronti dell’altro paese vincitore della guerra, ossia l’Unione Sovietica con suoi Paesi satellite. Le condizioni che l’hanno istituita non esistono più per cui va assolutamente chiarito se ha ancora senso il Patto Atlantico o, come credo, debba essere rivisto, e forse chiuso, in un’ottica di rilanciare l’ONU.

Siete favorevoli o contrari a stabilire che le decisioni di politica estera e di difesa contemplino maggiori spazi di dialogo istituzionalizzati per la società civile e i cittadini?

È assolutamente indispensabile, siamo in una democrazia. Poi chi ha la maggioranza decide assumendosene oneri e onori.

Barbara Mangiapane, viareggina, è candidata alla Camera dei Deputati nella lista Rivoluzione Civile Ingroia. Iscritta al Partito dei Comunisti Italiani

 1. Sono contraria all’acquisto degli F35 e dei due sommergibili U212. Le risorse risparmiate possono essere impiegate nell’istruzione pubblica e nella cooperazione internazionale.

2. Sono favorevole a ridiscutere e cambiare la legge Di Paola, per ridare al Parlamento il controllo sulla spesa della Difesa.

3. Sono favorevole ad aumentare i fondi destinati alla cooperazione internazionale, ed anche a rivedere il modello di cooperazione internazionale affinchè sia più funzionale alle esigenze delle popolazioni con le quali l’Italia coopera.

4. Sono favorevole a contrastare traffici illeciti di armi e latro che alimentano conflitti locali.

5. Sono favorevole a rendere nota l’agenda del ritiro dall’Afghanistan e dagli altri scenari di guerra dei militari italiani.

6. Sono favorevole a stabilire in questi scenari di guerra una quota di cooperazione civile per non abbandonare i Paesi a se stessi.

7. Sono favorevole a considerare il rispetto dei “diritti umani” quale clausola indispensabile per qualsiasi operazione italiana (acquisto, vendita, investimento, cooperazione) all’estero pubblica o privata a due condizioni: 1. che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo venga ridiscussa e sia veramente patrimonio di tutti i popoli del mondo, non solo frutto del pensiero occidentale e antropocentrico; 2. che questa clausola venga applicata a TUTTI GLI STATI DEL MONDO, cd Stati occidentali in primis.

8. Sono favorevole ad un’azione di ristrutturazione e rilancio delle Nazioni Unite.

9. Sono favorevole a chiarire il ruolo della NATO sullo scenario internazionale nella direzione di uno sciogliemento della NATO stessa così come di tutti i trattati militari d’area. Sono inoltre favorevole alla chiusura della basi militari della Nato in Italia.

10. Sono favorevole a stabilire che le decisioni di politica estera e difesa contemplino maggiori spazi di dialogo istituzionalizzati per la società civile e i cittadini, a partire dalla presenza delle basi militari nel nostro Paese.

Giulio Marcon, nato a Roma nel 1959 sono originario della provincia di Gorizia, candidato di Sinistra Ecologia Libertà alla Camera nel collegio Veneto II. Collabora col quotidiano il manifesto, la rivista Lo Straniero e con Sbilanciamoci. E’ responsabile delle Edizioni dell’Asino

Le scelte su cui i promotori dell’appello interrogano i candidati non sono soltanto “all’ordine del giorno”, come recita l’appello, ma sono urgenti. Urgenti per capire l’orientamento che l’Italia vuole assumere nel nuovo contesto internazionale, e per capire con quali strumenti vuole affermare questo orientamento. Finora la politica estera italiana è stata subalterna alla politica della “difesa”, ha scontato una cultura militarista che scambia l’aggressione per l’affermazione del diritto, la guerra per la tutela dagli abusi. Se sul piano economico è tempo di archiviare le politiche neoliberiste, sul piano internazionale è tempo di archiviare le politiche militariste, sostituendo le armi con la diplomazia, gli interventi bellici con la prevenzione e la risoluzione pacifica dei conflitti. Allo sguardo di corto respiro, che invoca l’emergenza e prova a imporre quella armata come l’unica scelta plausibile, occorre sostituire uno sguardo di ampio respiro. Per farlo, bisogna puntare sulla cooperazione internazionale, rendendone certi e aumentandone i finanziamenti; consolidare il dialogo tra la società civile italiana e quella di altri paesi, in particolare dell’area mediterranea; affiancare la difesa civile a quella militare, cominciando dall’istituzione dei Corpi Civili di Pace e dal sostegno al Servizio Civile Nazionale come diritto universale; condizionare gli accordi commerciali al rispetto e alla tutela non soltanto formale dei Diritti umani; assumere le Nazioni Unite, riconfigurate secondo un principio di equità e rappresentanza troppe volte stravolto, come vero spazio legittimo di discussione internazionale. Per fare tutto questo non serve soltanto una diverse sensibilità politica, ma anche le giuste risorse. E’ anche per questo che chiediamo il drastico taglio delle spese militari, non solo contro i cacciabombardieri F-35, sui quali da anni conduciamo una battaglia insieme a tanti altri esponenti della società civile: il rigore, per adottare l’ormai noto slogan di Monti, andrebbe applicato non ai lavoratori, ai pensionati, agli insegnanti, ai precari, ma alla corporazione dei militari, che in questi anni – nonostante la crisi – è stata a malapena sfiorata dai tagli alla spesa pubblica. Una corporazione che è un autentico “dinosauro”: oltre 180mila addetti di cui più della metà sono comandanti (ufficiali e sottufficiali) rispetto ai comandati, che sono la minoranza. Abbiamo in proporzione più generali dell’esercito degli Stati Uniti: noi 550 su 180mila addetti, loro 800 su un numero di soldati però dieci volte superiore. Una corporazione che ha un bilancio di 25 volte superiore a quello delle politiche sociali. E che in questi anni ci ha fatto spendere centinaia di milioni di euro per delle inutili portaerei in ossequio a due ragioni fondamentali: gli interessi dell’industria militare e il “prestigio” (la portaerei fa “status”). E’ tempo di sostituire la politica estera fondata sul militarismo con una politica estera che abbia come obiettivi la cooperazione e la pace.

 

 

 

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