DiCaprio: «Apocalisse in corso. Fate presto!»

di Andrea Tomasi

Non sono bastati l’impegno e il fascino di Leonardo DiCaprio (nella foto). Il premio oscar – autore e protagonista del documentario «Before the flood», prodotto dal National Geographic Channel e diffuso via web – è riuscito a raggiungere 60 milioni di persone. Con la  Leonardo DiCaprio Foundation ha raccolto finora circa 60 milioni di dollari. Per due anni ha viaggiato in tutto il mondo raccontando cosa succede e cosa succederà al nostro pianeta, a partire dalle zone più povere del Sud, a causa del riscaldamento globale, il global warming che ora anche il nuovo presidente degli Stati Uniti pare voler riconoscere quale «problema esistente». Non è bastato il film, diretto da Fisher Stevens e prodotto da Martin Scorsese, perché «le lobby e gli Stati colpevoli di inquinare indiscriminatamente (Stati Uniti e Cina in primis)», causando la riduzione della calotta polare nel Nord del Canada, continuano ad agire indisturbati. Lo fanno ora, come lo hanno fatto nel passato recente e meno recente (indipendentemente dal segno politico stampato in fronte ai presidenti che si sono succeduti in questi anni). DiCaprio ci porta a camminare «tra i resti bruciacchiati della foresta in Indonesia», ci accompagana a «respirare a fatica per le strade inquinate di Pechino». «Tra le personalità incontrate – racconta Hello Green – ci sono anche il Ceo di Tesla Motors (azienda che produce veicoli elettrici) Elon Musk e Alejandro Iñárritu (vincitore degli ultimi due Oscar come miglior regista)». Con la forza delle immagini e della sua narrazione credibile, l’attore icona di tante pellicole di Scorsese ci parla dell’impatto devastante del cambiamento climatico. Immagini «accompagnate dall’invito a fare presto, a cercare di invertire la rotta, per contrastare un fenomeno che potrebbe essere il più catastrofico che l’umanità abbia mai affrontato». E quindi si chiede l’introduzione di una Carbon Tax, unico modo – si dice – per cambiare le abitudini degli abitanti di un mondo (quello sviluppato) che ha già innescato una bomba che sta già esplodendo, giorno dopo giorno. Si parla di «incentivi per investire nelle fonti rinnovabili, nonché la fine dei sussidi alle compagnie petrolifere. Il problema clima/ambiente è da tempo questione internazionale. Il ché non vuol dire cha finora sia stato fatto qualcosa di significativo. Certo, ora si dovrebbe iniziare a dare attuazione all’accordo di Parigi, di cui si parla anche in «Before the flood». «La conferenza Onu sul clima di Marrakech (Marocco), la Cop22, si è conclusa poco dopo la mezzanotte del 18 novembre con la decisione, presa dai 196 stati partecipanti, di definire entro dicembre 2018 il regolamento per l’attuazione dell’accordo del dicembre 2015 – ricorda Nigrizia -. Il regolamento dovrà definire, in particolare, in quale modo i Paesi monitoreranno il loro impegno per la riduzione dei gas serra nell’ambiente, responsabili del riscaldamento climatico e quindi di gravi danni agli ecosistemi di tutto il pianeta. Nella dichiarazione di Marrakech, il testo conclusivo, c’è anche la richiesta rivolta ai Paesi ricchi perché continuino a lavorare per istituire entro il 2020 il Green Climate Fund (Fondo per il clima verde), per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo nella lotta al riscaldamento». In Marocco si è parlato anche di Africa, ma «con risultati piuttosto ridotti». Sul piano finanziario, per esempio, il continente africano sperava di avere più soldi per progetti di adeguamento. Si parla di nuove dighe («ma sono in tanti a denunciarne l’impatto ambientale negativo») e la messa in sicurezza di habitat a rischio inondazioni. «Interventi resi necessari dai cambiamenti climatici». Per quanto riguarda il sostegno all’agricoltura «le pressioni delle corporation hanno portato ad uno stallo». E così le lobby hanno gudagnato (e noi cittadini perso) un anno: tutto rimandato. Esiste una parte positiva? «Il risultato principale sembra essere la road map per gli anni a venire e la promessa di accelerare il ritmo. Lucile Dufour, membro della Rete azione clima, dice: «La Cop22 è una opportunità mancata, una opportunità per gli stati di mostrare che sono pronti a fare di più, ad andare più lontano, in maniera più ambiziosa e concreta per un’azione climatica effettiva, e che sono pronti anche a una solidarietà operativa verso i paesi più vulnerabili. C’è qualcosa che non si è visto in questa Cop che doveva essere la Cop dell’azione e la Cop africana. Si avanza, ma troppo lentamente. C’è stato accordo per finalizzare i dettagli e le regole dell’Accordo di Parigi a fine 2018. Ma ci aspettiamo dai Paesi che siano più ambiziosi e molto più concreti nei loro annunci e che a livello nazionale vadano più lontano». Nicolas Haeringer della ong 350.org dice: «Zero fossile, 100% rinnovabile, è la nostra lotta, è il nostro orizzonte». In una nota degli attivisti si leggono queste parole:«Noi, movimenti sociali, marocchini, maghrebini, africani e internazionali riuniti a Marrakech riaffermiamo la nostra determinazione a difendere la giustizia climatica e ad agire per mantenere il riscaldamento climatico sotto la soglia di 1,5°».

Il documentario: https://www.youtube.com/watch?v=SU2rN2QYAK0

http://www.hellogreen.it/before-the-flood-dicaprio-e-il-cambiamento-climatico/

http://www.nigrizia.it/notizia/una-road-map-per-il-clima/notizie

foto tratta da http://collider.com/before-the-flood-review-leonardo-dicaprio/

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