D’uranio si muore

Dopo anni di rinvii dovrebbe arrivare al Parlamento Italiano la proposta di legge che tutela i malati della “sindrome dei Balcani”, in ricordo anche dell'archeologo Fabio Maniscalco

La guerra uccide, anche a distanza di tempo, anche quando sembra di averla scampata. La morte di Fabio Maniscalco rientra in questa categoria. A lui, archeologo napoletano, pioniere nella salvaguardia e tutela del patrimonio culturale in aree di crisi, che ha dedicato la vita alla lotta contro i crimini verso i beni culturali, è stato dedicato ieri un largo a Napoli (nella foto a destra mentre era in servizio a Sarajevo).

Maniscalco è morto prematuramente nel 2008, a causa della cosiddetta “sindrome dei Balcani”. Tra il 1995 ed il 1998 è stato ufficiale dell’esercito italiano ed ha monitorato la situazione del patrimonio culturale della Bosnia ed Erzegovina, nell’ambito delle missioni multinazionali di pace Ifor e Sfor.  Nel 1999 con alcuni colleghi ha fondato l’Isform (Istituto per lo sviluppo, la formazione e la ricerca nel Mediterraneo) e ha dato vita all’Opbc (l’Osservatorio permanente per la protezione dei beni culturali e ambientali in area di crisi). Nel 2000, su incarico del Ministero degli Esteri, ha iniziato il lavoro in Kosovo per fare la conta dei danni tra i reperti danneggiati e quelli sottratti. Nel 2007 Fabio Maniscalco, a causa delle attività condotte nei Balcani, si è ammalato per una forma rara di cancro del pancreas causata dall’esposizione con metalli pesanti e uranio impoverito. Malattia che non gli ha lasciato scampo.

Per riconoscere e sostenere i malati e le morti da uranio impoverito dopo anni di rinvii (e quattro commissioni parlamentari d’inchiesta), dovrebbe arrivare entro l’estate il disegno di legge a difesa delle vittime. A sostegno della legge è arrivata al Parlamento, dopo sette anni di attesa, la relazione tecnico scientifica che parla dello stato di salute del personale militare e civile impiegato nei territori dell’ex Jugoslavia nel periodo settembre 2007-2017.

Secondo i dati del centro studi dell’Osservatorio militare in vent’anni 7500 militari si sono ammalati e 366 sono morti. La ministra della salute Giulia Grillo ha dichiarato che “è stato avviato un tavolo tecnico al ministero della Difesa volto allo studio dei nuovi dati rielaborati dagli esperti e all’individuazione di un percorso per depositare entro la fine dell’estate la prima legge dello Stato a difesa delle vittime di uranio impoverito, una legge che punta a invertire l’onere della prova e salvaguardare le vittime da ogni possibile ostruzionismo dell’amministrazione”. Inoltre, nel 2020 dovrebbe concludersi uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità commissionato dal ministero della Salute finalizzato alla Sorveglianza Epidemiologica della coorte Balcani (Sebal-2), che prevede l’aggiornamento dello studio di mortalità e uno studio sulle ospedalizzazioni per tumore.

(Red/Al.Pi)

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