Honduras, terra maledetta per gli ambientalisti

Le battaglie indigene scuotono ancora l’America Latina. Dopo sette mesi dall’omicidio di Berta Cáceres, l’ambientalista honduregna della comunità indigena Lenca, le questioni che hanno portato alla sua morte rimangono ancora più che aperte.

La donna, membro del COPINH, il Consiglio civico delle organizzazioni indigene e popolari honduregne, si opponeva da anni al progetto idroelettrico Agua Zarca che avrebbe deturpato l’area.

Il progetto non è isolato: dal colpo di stato del 2009, Juan Orlando Hernández Alvarado ha dato il via libera ad una serie di azioni di svendita del paese con oltre cinquanta concessioni che riguardano l’energia rinnovabile e l’estrazione mineraria.

In questi casi, così come in altri che riguardano l’America Latina le comunità indigene sono costrette a lasciare la loro terra.

E’ di pochi giorni fa l’omicidio di due attivisti impegnati nella lotta per il diritto alla terra. Jose Angel Flores e Silmer Dionisio George sono stati uccisi con colpi di fucile dopo aver partecipato ad una riunione a Tocoa nel nord-est del Paese. I due erano membri di Muca, il movimento contadino unificato dell’Aguán che lotta per restituire ai contadini i terreni assegnati alle multinazionali. Il gesto è stato condannato da Amnesty International e dall’Ambasciatore statunitense in Honduras, James Nealon.

Per l’Honduras gli omicidi sono dunque all’ordine del giorno. Il paese è considerato nell’ultimo rapporto di Global Witness il più pericoloso al mondo per gli ambientalisti: 111 sono attivisti uccisi dal 2002 al 2014, con un tasso di impunità del 90%.

Per tornare al caso Caceres tra gli investitori della diga di Agua Zarca, oltre alla società DESA, ci sono anche due banche europee, una olandese e una finlandese.

Varie le violazioni messe in campo dai privati. Una di queste riguarda il mancato rispetto della Convenzione 169 su popoli indigeni e tribali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro che sancisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli indigeni.

Le tappe che hanno portato all’omicidio dell’attivista partono già dal 2013, quando si iniziò una campagna di criminalizzazione dei membri del COPINH che nel 2015 vinse anche il Goldman Prize. Contro la donna la società aveva avviato due cause e nel 2014 alcuni membri del comitato erano stati uccisi.

Sette mesi fa è toccato a Berta: quattro colpi di pistola l’hanno raggiunta nella sua casa a La Esperanza.

Intanto una delle figlie di Berta sta viaggiando per l’Europa. I suoi obiettivi sono una commissione internazionale che si occupi di investigare sull’omicidio di sua madre, un provvedimento dell’Italia che preveda la sospensione di ogni forma di aiuto militare all’Honduras, l’impegno dell’Unione Europea a revocare i finanziamenti emessi dalle banche olandese e finlandese e ad adottare una regolamentazione per le imprese che intendono finanziare i progetti.

Fonti

http://www.ilvelino.it/it/article/2016/10/20/honduras-amnesty-international-condanna-uccisione-attivisti-muca/c02ab7c1-c890-4360-bef8-dc7247f8cf8b/

http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2016/10/21/news/honduras_l_assassinio_berta_ca_ceres_e_il_ruolo_delle_banche_europee-150261316/

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