I «giovani» che terrorizzano la Somalia

di Tommaso Andreatta

La notizia è di pochi giorni fa: nuovo attentato In Somalia. Notizia, questa, che occupa poco spazio nei telegiornali. A rendere le cose meno appetibili per i grandi network c’è anche il “balletto sulle cifre” delle vittime. Si parla di 8 militari uccisi a Bulo-Mar, nel sud del Paese. Ma gli attentatori parlano di 39 divise finite nel sangue a seguito dell’attacco ad un convoglio dell’Unione Africana.

A mettere la firma sull’attentato kamikaze – attraverso l’uso di un’autobomba – è il gruppo terroristico islamico Al Shabaab, legato ad Al Qaida.

È seguita, a poche ore di distanza, l’esplosione di un’autobomba nei pressi di una stazione di polizia a Mogadiscio: 5 morti e 13 feriti. Anche in questo caso gli autori farebbero capo ad Al Shabaab.

Si tratta di un’organizzazione di guerriglieri islamici, oppositori del Tfg (Governo Federale Transitorio della Somalia) e a tutto quello che è “occidentale”, ovvero non islamico, e alleati di Al-Qaeda. Nel 2009 gli al Shabaab hanno dichiarato la loro alleanza con Al Qaeda che li ha ufficialmente integrati nella sua rete terroristica all’inizio del 2012.

«Nella Somalia precipitata nel caos e nella guerra civile dopo la caduta del dittatore Siad Barre nel 1991, grazie all’intervento americano e degli alleati occidentali a fianco dei ribelli nell’operazione “Restore Hope, gli al Shabaab (giovani, in arabo) cominciano a definirsi come organizzazione integralista pochi anni dopo nel corso dell’insurrezione contro le truppe etiopi» scrive La Stampa. Queste ultime erano penetrate in Somalia nel 2006 per rovesciare, sempre con il sostegno degli Usa, l’Unione dei Tribunali Islamici che aveva preso il controllo della capitale Mogadiscio.

Il Paese è una polveriera. La popolazione è ridotta in ginocchio dopo 25 anni di guerra civile: conflitti prima riconducibili alla presenza dei Signori della Guerra e ora a quella dei jihadisti. In febbraio è stato insediato un nuovo governo. A inizio 2017 è stato eletto Mohamed Abdullahi Mohamed, meglio conosciuto come Farmajo. Il presidente della Somalia ha vinto nel ballottaggio ballottaggio con 184 voti, «superando l’attuale capo di Stato Sheikh Mohamud, che si è fermato a 97 preferenze».

Interessante notare che Farmajo possiede un doppio passaporto: somalo e americano. Negli Stati Uniti – ricordiamo – attualmente vivono 146 somali.

Mohamed Abdullahi Mohamed non è di primo pelo. Conosce bene il Paese e con quali mezzi è stato governato. Era già stato primo ministro dal 2010 al 2011. Una vittoria salutata con soddisfazione dall’esercito: i graduati non dimenticano che, durante gli anni del suo governo, i salari vennero aumentati. In teoria è l’uomo che dovrebbe dare nuova forza ad un esercito che viene descritto come impegnato nel “corpo a corpo” con gli estremisti islamici.

Le elezioni non sono state a suffragio universale. Un insieme di 135 gruppi etnici che scelgono 14.025 delegati, che a loro volta votano 275 membri del Parlamento e 54 senatori, poi responsabili di nominare con voto segreto il Presidente del Paese. «Marqaati, un’associazione somala che monitora il malaffare nel Paese, ha etichettato il voto come uno dei più corrotti della storia con un giro di mazzette da 20 milioni di dollari».

 

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2017/07/30/somalia-attacco-shabaab-8-morti_9a9fd803-889b-41c6-82d0-5d9e5c2ed1a6.html

 http://www.lastampa.it/2015/04/02/esteri/alshabaab-la-cellula-di-alqaeda-che-insanguina-la-somalia-JDGxxlPgJkAzynyqgcqhLN/pagina.html

 http://www.lastampa.it/2017/02/08/esteri/farmajo-il-nuovo-presidente-della-somalia-wM82AEAnx1PBNZaZmyY1qK/pagina.html

foto tratta da http://www.aljazeera.com/blogs/africa/2016/01/meeting-al-shabab-elusive-leader-160121130900746.html

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