India/Pakistan: chi ha vinto la partita?

Per ora lo scontro tra i due colossi sembra essersi fermato. Ma in Kashmir continua il conflitto a bassa intensità
  1. di Emanuele Giordana

La bomba a tempo di un conflitto India Pakistan forse, per ora, è stata disinnescata. Ma la tensione rimane alta e il conflitto di bassa intensità, che da anni caratterizza la “guerra fredda” tra i due colossi asiatici nati dalla divisione dell’dell’India britannica nel 1947, continua. Quando nella notte tra venerdi e sabato le autorità pachistane hanno restituito il pilota indiano Abhinandan Varthaman, catturato nell’Azad Kashmir (l’area kashmira controllata da Islamabad), alle autorità indiane di frontiera, la tensione innescata dal raid di Delhi del 26 febbraio si è improvvisamente raffreddata. E il gesto di buona volontà del Pakistan sembra aver offerto una via d’uscita per interrompere l’escalation di botta e risposta che avrebbe (e ancora potrebbe) portare a un conflitto. Perché in questi casi la prudenza resta d’obbligo e i facili entusiasmi devono stare a freno.

I due contendenti hanno infatti ricominciato il tiro delle artiglierie dall’una e dall’altra parte della LoC, la Linea di Controllo che divide la regione disputata da Delhi e Islamabad mentre quest’ultima lamentava ieri pomeriggio due soldati e due civili uccisi (poi diventati cinque) e almeno altri tre feriti. Da parte sua l’India accusava ieri il Pakistan di cannoneggiare aree civili del Kashmir indiano da cinque giorni. Pallottole vere miste a esagerazioni e propaganda? Fuochi d’artificio per far vedere che non si molla? Tutte le ipotesi sono possibili ma i bollettini di ieri e di oggi, se possono sembrar una coda delle tensioni dei giorni scorsi o l’avanguardia di nuove, sono anche l’ordinaria amministrazione del Kashmir diviso dalla LoC. Cui vanno aggiunte manifestazioni su base settimanale contro quella che per molti kashmiri (in maggioranza musulmani) è una “occupazione” che produce vittime. Tra cui quella per eccellenza è – come in tutti i conflitti – la verità.

Se la guerra calda si allontana, e se la guerra fredda rituale torna a far sentire la sua voce, chi l’ha vinta la “guerra tiepida” che ha tenuto il mondo col fiato sospeso? Pakistan e India sono due Paesi con l’arma nucleare e armati fino ai denti che si guardano con reciproco sospetto da oltre settant’anni e che hanno già combattuto tre guerre (due per il Kashmir e una quando nacque il Bangladesh) e poi sono stati sull’orlo di una quarta qualche anno fa. Il giornalista Brad Lendon della Cnn ci aiuta a fare il punto dell’equilibrio tra i due Paesi: le forze di terra sono a vantaggio dell’India con tre milioni di uomini contro uno. La forza navale pachistana è esigua, quella indiana è invece muscolare con sommergibili in grado di trasportare testate nucleari (anche il Pakistan ci sta lavorando). Le spese del budget militare sono di 64 miliardi di dollari per l’India e di 11 per il Pakistan. Sul piano dell’aviazione, il Pakistan però ha investito molto e utilizza tecnologia e progetto cinesi per costruirsi i suoi caccia JF-17s (nella foto di copertina un  JF-17 Thunder) con qualche punto di vantaggio sull’ammodernamento dell’aviazione rispetto all’India. Ma c’è anche un punto strategico sfavorevole al Pakistan: i suoi obiettivi militari sensibili sono quasi tutti a ridosso del confine e dunque facili da colpire. Questa disparità di forze però, avverte Lendon, viene compensata dall’arma nucleare e lì Islamabad ha addirittura un vantaggio: 140-150 testate contro una decina in meno in possesso di Delhi. Ecco che la bilancia militare si pareggia.

Quando dalla diplomazia pur con toni aspri si passa alle bombe dunque, la preoccupazione è più che motivata. Ma in realtà, sostengono molti osservatori, nessuno la guerra la voleva veramente. E se Narendra Modi – che non poteva tollerare la strage di Pulwama del 14 febbraio con 42 paramilitari indiani uccisi dai terroristi di Jaesh-e Mohamad – ha vinto la sua partita interna, a un pugno di giorni delle elezioni e accogliendo il pilota come un eroe simbolo della capitolazione pachistana, la guerra vera l’ha vinta Islamabad. O meglio il suo nuovo leader, quell’Imran Khan, ex giocatore di cricket, che sembrava un parvenu della politica ostaggio dei militari. E’ lui che nell’arena internazionale ha assunto la statura del pacificatore. E’ sempre lui che, consegnando il pilota, ha offerto la via d’uscita per evitare l’escalation (gli indiani hanno ricambiato restituendo il cadavere di un soldato da tempo reclamato). E’ stato abile: l’India colpisce in territorio pachistano? Il Pakistan risponde ma solo bombardando oltre la LoC, non nell’India propriamente detta. L’India risponde mandando i caccia? Il Pakistan risponde e abbatte ma rilascia il prigioniero due giorni dopo. Imran Khan ha saputo tenere a freno i suoi generali assai più di Modi che ne rimane forse in parte ostaggio.

Ora si tratta di vedere come andrà la partita. Ma finora la partita – anche perché resta da dimostrare che l’India abbia davvero colpito i campi di addestramento dei terroristi e non solo capre e pietre – segna un punto per Modi e due per Imran.

Sopra: Narendra Modi. Sotto, Imran Khan in un servizio di Reuters/Cnn mentre annuncia la restituzione del pilota. In mezzo una mappa del Kashmir di Bbc

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