L’Olanda come l’Italia: Antille come Lampedusa

I Paesi Bassi fanno i conti con gli sbarchi di disperati. I venezuelani diventano "arancio": i profughi chiedono asilo in tre isole. L'imbarazzo del governo mentre la gente muore in mare. I cadaveri sulle spiagge e le strategie politiche

di Andrea Tomasi

«La crisi del Venezuela è la più grave dell’America Laitina». Lo ha detto David Beasley, direttore generale del World Food Programme parlando della fuga di massa. Si parla di 550.000 persone in fuga dal regime di Maduro. Attulamente risiedono in Colombia. Si calcola che solo da gennaio ne siano arrivate 180.000. Ma poi ci sono anche altri Paesi di destinazione : il Perù, il Brasile e il Cile. A sorpresa c’è anche l’Olanda. Si tratta delle Antille Olandesi. E i Paesi Bassi i profughi non li vogliono. Le isole – dove sventola la bandiera rosso-bianco-blu (ma il colore che richiama l’Olanda è l’arancio, quello della Nazionale di calcio) – sono quelle di Aruba,  Curaçao e St Marteen.

Il caso sta scoppiando nelle mani del Governo, che non fa mistero di volersi liberare il prima possibile di questi migranti. Insomma quelle isole non devono diventare come l’italiana Lampedusa. Chi pensava che la questione della migrazione di massa fosse un problema a cui erano chiamati a rispondere solo i Paesi di mare, vicini alle coste africane, si sbagliava di grosso.

E ora un Paese ex coloniale come l’Olanda si trova a fare i conti con l’arrivo dei venezuelani

«La natura giuridica delle isole non è stata mai chiarita, da quando, con la dissoluzione delle Antille olandesi nel 2010 (Aruba si è era distaccata nel 1986), hanno acquisito lo status di nazioni autonome e costitutive del Regno dei Paesi Bassi. E all’Aja – si legge sueastwest.eu – tremano all’idea che Curacao ma soprattutto l’isola di Bonaire, che non è nazione autonoma ma territorio olandese ai Caraibi, diventino Lampedusa caraibiche per i profughi venezuelani. E per questa ragione cercano di scongiurare in ogni modo la possibilità che si creino precedenti. Le parole d’ordine sono: i venezuelani non sono rifugiati,  se non in rare eccezioni, ma migranti economici e le espulsioni devono essere celeri per mandare un messaggio chiaro a chi vuole tentare la traversata.

D’altronde Curaçao non ha mai firmato la Convenzione Onu sui rifugiati, dice il premier dell’isola Eugene Rhuggenaath, quindi l’invito dell’Unhcr – che ha lanciato un appello agli stati confinanti a non espellere i venezuelani – a loro non si applica.

Aruba, invece, quella Convenzione l’ha ratificata si è offerta di aprire un colloquio con l’Unhcr: l’agenzia Onu sarebbe disponibile a contribuire economicamente, insieme al governo dell’Aja, con la ricezione di richiedenti asilo da ricollocare nella Guyana e in Suriname, Paesi che hanno accettato di ospitare profughi del Venezuela. Da Aruba, pero’, le condizioni imposte sono piuttosto nette: accetterebbero solo il ruolo di nazione di transito».

Quella striscia di mare – che separa le tre isole dal Venezuela – è controllata dalla polizia militare olandese. «L’Aja su questo, si è limitata al minimo indispensabile: l’Olanda sorveglia le coste, gli antillani trovino una soluzione ai profughi».

L’opposizione in Parlamento ha fatto sentire la propria voce con un messaggio molto chiaro: «Una cosa sono 30 rifugiati. Un’altra cosa sono 30.000». E il sottosegretario con delega agli affari esteri Raymond Knops è stato sottoposto ad un fuoco di fila di domande.

La questione migranti diventa IL problema in un Paese che non ha fatto veramente i conti con il proprio passato, con le scelte politiche che hanno portato allo sfruttamento di più Paesi del “sud del mondo”.

«Le isole Abc non sono, almeno non Curaçao ed Aruba, porzioni di Olanda nel mar dei Caraibi e ora, come non mai, il governo Rutte ci tiene ai distinguo: se i problemi del Mediterraneo sono lontani migliaia di chilometri e diverse frontiere, quelli sudamericani rischiano di diventare pericolosamente vicini. Per entrare nelle ricche ex colonie dei Paesi Bassi dal Venezuela non c’è bisogno di visto di ingresso e il governo Rutte, preoccupato per l’arrivo dei rifugiati ma di più per il blocco che da gennaio Maduro ha imposto ai commerci e alla libera circolazione con le isole Abc, ha dato segno di non voler modificare la situazione».

Ora gli olandesi – che fino a ieri si pensavano “al sicuro”, considerando la questione degli sbarchi solo un grattacapo degli europei del Mediterranei – si trovano ad affrontare, anche mediaticamente, il problema dei flussi di disperati che cercano una vita migliore a portata di mano.

I morti non li trovano solo i pescatori di Lampedusa. I cadaveri compaiono anche sulle spiagge di Curacao: dallo scorso gennaio i ritrovamenti di morti (uomini, donne, bambini) sono aumentati.

Quelli che restano in vita, non esistendo centri per i richiedenti asilo, vengono messi si trovano rinchiusi in un’ala apposita del carcere di Willemstad, «la capitale, in attesa del disbrigo delle pratiche per l’espulsione».

«Le isole, però, sono tutte vincolate alla giurisdizione della Corte europea per i diritti umani, quindi hanno sostenuto l’avvocato per i diritti umani Achim Henriquez  e l’ombudsman, un difensore civico locale, i governi devono garantire il rispetto dell’Art. 3 della Carta dei diritti fondamentali Ue, incluse le garanzie per i richiedenti asilo».

 

 

 

http://www.opinione.it/esteri/2018/04/09/redazione_esteri-venezuela-maduro-colombia-onu/

https://eastwest.eu/it/opinioni/open-doors/olanda-ex-colonie-antille-profughi-venezuela

https://www.31mag.nl/antille-olandesi-emergenza-profughi-venezuelani-a-curacao-le-ngo-il-governo-viola-i-diritti-umani-dei-richiedenti-asilo/

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