Dossier Agenda 2030/ La guerra inquina

Questo dossier fa parte degli approfondimenti dedicati all’Agenda 2030 e analizza il target 13: lotta contro il cambiamento climatico.

La guerra inquina e contribuisce al riscaldamento globale, che a sua volta provoca il cambiamento climatico. Un cambiamento che, visti gli effetti devastanti che sta creando e che creerà, sarebbe più corretto definire crisi.

In questo dossier analizzeremo come la guerra abbia contribuito e contribuisca all’inquinamento mondiale, concentrando l’attenzione sul ruolo della Difesa statunitense.

Difesa Usa maxi inquinatrice

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha un’impronta di carbonio annuale maggiore rispetto alla maggior parte dei paesi sulla terra. A rilevarlo è uno studio collegato al progetto “Costs of War” della Brown University che analizza come, con una fitta rete di basi e reti logistiche, l’esercito americano è il più grande emettitore di anidride carbonica nel mondo, contribuendo per circa il 5 percento delle emissioni del riscaldamento globale. Altri studi dicono che se il Pentagono fosse un Paese, il solo consumo di carburante ne farebbe il 47 ° emettitore di gas serra più grande del mondo, maggiore di intere nazioni come Svezia, Norvegia o Finlandia. Le emissioni militari statunitensi provengono principalmente dal rifornimento di armi e attrezzature, nonché dall’illuminazione, dal riscaldamento e dal raffreddamento di oltre 560mila edifici in tutto il mondo.

Dall’invasione dell’Afghanistan nel 2001, si stima che l’esercito americano abbia emesso 1. 2 miliardi di tonnellate di carbonio nell’atmosfera, mentre, per fare un confronto, l’intera emissione annuale di carbonio del Regno Unito è di circa 360milioni di tonnellate. Oltre a emettere milioni di tonnellate di anidride carbonica durante la guerra, l’impronta militare degli Stati Uniti ha contribuito alla distruzione dell’ambiente afgano. Attraverso la combustione dei rifiuti e altri mezzi, le forze armate statunitensi hanno rilasciato nell’aria inquinanti tossici che sono accusati di aver provocato malattie nei civili afgani e causato malattie croniche tra i veterani statunitensi.

Il caos ambientale provocato dalla guerra in Iraq è stato poi, secondo gli studi, anche peggiore. Non solo la guerra ha portato a un picco delle emissioni di anidride carbonica attraverso l’attività militare degli Stati Uniti, ma ha anche provocato un avvelenamento diffuso dell’ambiente iracheno attraverso l’uso di munizioni tossiche e gli stessi pozzi di combustione su basi militari che sono stati utilizzati in Afghanistan. L’ambiente è diventato così tossico in alcuni punti che ha portato a tassi elevati di cancro, nonché a paralizzanti difetti alla nascita. Gran parte di questo impatto può essere ricondotto all’uso di munizioni all’uranio impoverito da parte delle forze armate statunitensi.

Oltre che con la guerra il Pentagono inquina anche con le basi militari. Secondo un rapporto del governo del 2017, il Pentagono ha già speso 11,5 miliardi di dollari per la bonifica ambientale di basi chiuse e stima che saranno necessari altri 3,4 miliardi. Quasi 900 dei 1.300 siti Superfund dell’EPA sono basi militari abbandonate, strutture per la produzione di armi o siti di prova delle armi. L’ex impianto di armi nucleari Hanford nello stato di Washington costerà oltre 100miliardi di dollari di bonifica.

Riconoscendo la minaccia strategica rappresentata dalla propria dipendenza dal combustibile fossile, il Pentagono sta prendendo provvedimenti per diversificare le sue fonti energetiche anche se la Marina ha però recentemente bloccato una task force creata per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Nel gennaio 2019 il Pentagono ha inviato al Congresso un rapporto che definisce il riscaldamento “una questione di sicurezza nazionale con potenziali impatti per le missioni, i piani operativi e le installazioni del Dipartimento della Difesa”.

Il caso Kabul

L’inquinamento in Afghanistan potrebbe essere persino più mortale della sua guerra. Non ci sono statistiche ufficiali su quanti afgani muoiano per malattie legate all’inquinamento, ma il gruppo di ricerca State of Global Air ha rilevato che nel 2017 potrebbero essere stati attribuiti oltre 26mila decessi. Kabul è diventata una delle città più inquinate del mondo, classificandosi in cima alla lista tra le altre capitali inquinate come l’India di Nuova Delhi o la Cina di Pechino.

L’inquinamento è imputabile alla guerra che ha distrutto le infrastrutture della città e causato ondate di sfollati. Decenni di guerra hanno aggravato i danni all’ambiente afgano, le questioni ambientali, inoltre, non solo la priorità per un governo alle prese con problemi di sicurezza di base, corruzione dilagante e un’economia precipitante. Come riportato dall’Associated Press, i medici dell’ospedale pediatrico Indira Gandhi di Kabul affermano di aver visto aumentare il numero di pazienti con malattie legate all’inquinamento, sebbene non siano stati in grado di fornire cifre esatte.

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