Popoli e conflitti: i saharawi

a cura di Alice Pistolesi

Il riconoscimento dei diritti dei popoli è spesso al centro di conflitti. Ancora oggi, infatti, persistono nel mondo guerre che hanno al centro popolazioni che richiedono terra, riconoscimento e diritti.

L’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo ha deciso di dedicare spazio ad alcune di queste situazioni, analizzando i casi di popoli che non hanno terra, di chi ha il proprio territorio occupato e delle minoranze sparse in altri Paesi e costrette alla fuga da soprusi, violenze o semplicemente da condizioni di vita non accettabili.

Ad iniziare questa serie è il popolo Saharawi, che dal 1975 attende di godere del diritto fondamentale, internazionalmente riconosciuto, dell’autodeterminazione. Nonostante le numerose risoluzioni di condanna delle Nazioni Unite, la terra non è stata ancora liberata dal Governo del Marocco, che la ha occupata illegalmente da quando gli spagnoli hanno lasciato la vecchia colonia.

Per questo il Sahara Occidentale si può considerare l’ultima colonia africana ancora in attesa dell’indipendenza.

In questo dossier analizzeremo alcune delle questioni fondamentali di questo conflitto: dal nuovo dialogo in sede Onu, al (forse) risveglio della missione Minurso, al muro di divisione ancora cosparso da milioni di mine antiuomo.

Riprendono i colloqui

Il Fronte Polisario e il Marocco si sono incontrati, allo stesso tavolo, dopo anni. Il 5 e 6 dicembre 2018 si è svolta la Conferenza sul Sahara occidentale voluta dall’emissario Onu Horst Kohler e sostenuta dalla maggior parte dei Paesi del Consiglio di sicurezza. Secondo gli osservatori il passo in avanti è stato importante: fino a poco tempo prima, infatti, il Marocco non avrebbe mai accettato di sedersi allo stesso tavolo con la rappresentanza saharawi, dal momento che la considerava illegittima. Al tavolo erano poi presenti Algeria e Mauritania come Paesi osservatori.

Secondo un comunicato stampa diffuso da Horst Kohler dopo la due giorni “La conferenza ha posto le basi per un’eventuale soluzione pacifica nel Sahara occidentale in un’atmosfera di franchezza e reciproco rispetto”.

Nonostante le buone intenzioni, però, la prima tornata di colloqui ha portato solo alla ripresa dei colloqui diretti, dopo sei anni di stallo, ma non è andata oltre. Il prossimo incontro è previsto per marzo 2019. Durante la Conferenza il Fronte Polisario ha sottolineato, tra le criticità della popolazione il “rispetto dei diritti umani, rilascio dei prigionieri politici saharawi e apertura dei territori occupati a giornalisti e osservatori internazionali per monitorare la situazione nel Sahara Occidentale”.

Sentenze pro autodeterminazione

Tra i successi diplomatici del Polisario nel 2018 c’è anche la nuova sentenza della Corte di Giustizia Europea (Cgeu), che annulla gli accordi tra Unione Europea e Marocco per l’utilizzo dello spazio aereo nel Sahara occidentale. Secondo la Corte, infatti, “non possono essere applicati a un territorio che ha uno statuto “separato e distinto” dal regno del Marocco”.

Questa piccola vittoria per l’autodeterminazione si va a sommare a quelle ottenute nel 2016 e nel 2017, quando la Corte giudicò l’accordo di liberalizzazione economica stabilito nel 2012 tra Marocco e Unione Europea non applicabile al Sahara Occidentale. L’accordo prevedeva misure di liberalizzazione reciproche per i prodotti agricoli e della pesca ma, sancendo lo sfruttamento delle risorse naturali del territorio del Sahara Occidentale de facto sotto il controllo marocchino, costituiva un danno per i suoi abitanti e arrecava pregiudizio ai loro diritti fondamentali. La Corte di giustizia dell’Unione europea si era espressa in questa direzione con la sentenza del 21 dicembre 2016, che non interveniva però sulla pesca. Anche l’accordo sulla pesca è stato poi dichiarato invalido tramite una sentenza della Corte di giustizia europea nel febbraio 2018. La sentenza stabilisce una volta di più che il territorio del Sahara Occidentale e dunque anche le acque prospicienti non fanno parte di questo accordo, né di qualunque altro.

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