Nuovo confine cercasi

Serbia e Kosovo hanno iniziato un dialogo che prevede lo scambio di territori. In cosa consiste e chi dice no

Dopo anni guerra e di tregua sempre sul chi va là potrebbero mutare i rapporti tra Serbia e Kosovo. I due Paesi, storicamente nemici, hanno infatti iniziato a discutere per portare avanti un negoziato con la mediazione dell’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli esteri, Federica Mogherini, che preveda lo scambio di territori. La normalizzazione dei rapporti tra di due Stati è una delle prerogative richieste dall’Unione Europea, nella quale entrambi i Paesi aspirano ad entrare.

Non è ancora chiaro quali sono i territori da scambiare ma pare che l’ipotesi più accreditata sia che il Kosovo ceda alla Serbia quattro città nel Nord del paese a maggioranza serba (Leposavić, Zvečan, Zubin Potok e Mitrovica) e che il Kosovo, a sua volta, riceva il controllo della valle di Preševo, una zona nel Sud della Serbia a maggioranza albanese.

L’accordo potrebbe poi prevedere un’altra questione importante: il riconoscimento sostanziale dello stato del Kosovo da parte della Serbia.  Ridisegnare un territorio non è però così semplice. Varie sono infatti le voci contrarie (o quantomeno scettiche). Eccone alcune:

Opposizione interna

Se il governo serbo pare essere d’accordo con lo scambio sul fronte kosovaro pochi sembrano apprezzare la nuova soluzione di confine. Lo stesso premier kosovaro Ramush Haradinaj, ha definito lo scambio di territori come un favore alla Russia, paventando  il rischio di innescare un nuovo conflitto.

In entrambi i Paesi le opposizioni si stanno mobilitando. In Serbia si discute dell’eventualità di un referendum, mentre in Kosovo si stanno raccogliendo le firme per mettere in calendario una seduta parlamentare straordinaria che tuteli giuridicamente l’integrità nazionale, privando il presidente  Hashim Thaci della legittimità politica per negoziare eventuali modifiche dei confini.

Il no della Germania

In disaccordo anche diversi paesi dell’Unione europea, in primis la Germania. La proposta è stata discussa nella riunione dei ministri degli esteri tenutasi che si è svolta a Vienna il 31 agosto.

“Discutere dello scambio di terre tra Kosovo e Serbia non aiuterà- ha affermato il ministro degli esteri tedesco, Heiko Maas- perchè riaprirà molte vecchie ferite nella popolazione. Ecco perché siamo molto scettici. ”

Contrario il presidente albanese

In una intervista per Albanian Daily News il presidente Ilir Meta ha fatto capire di non essere in accordo con i cambiamenti territoriali. Secondo il leader, infatti, il dialogo tra Kosovo e Serbia non è stato istituito per cambiare la realtà, ma per guidare il processo della sua ammissione, in nome della pace e della stabilità.

E la popolazione?

Non secondaria sarà poi la reazione dei cittadini dei territori interessati dallo scambio. Gli osservatori rilevano che ad oggi non è chiara l’intenzione della maggioranza delle persone ma che va tenuto presente che l’accordo potrebbe rendere ancora più isolate le minoranze non coinvolte nello scambio e scontentare gli abitanti serbi che da un giorno all’altro si ritroverebbero a vivere in Kosovo, e viceversa.

Un passo indietro

Il Kosovo, territorio a maggioranza albanese, si è separato dalla Serbia al termine di una guerra che tra il 1996 e il 1999 provocò migliaia di morti. Il Kosovo è formalmente indipendente dal il 17 febbraio 2008. Da quel momento sono stati più di cento i Paesi del mondo a riconoscerlo come tale. Tra questi però non c’è la Serbia, che lo considerava (almeno finora) ancora una propria provincia. Tra chi non lo riconosce c’è poi anche la Russia, storicamente ‘alleata’ della Serbia.

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