Usa, sganciare bombe dal tetto del mondo

di Ilario Pedrini

«Putin è meglio di Obama». Donald Trump lo ha detto nel corso di un dibattito sulla sicurezza nazionale, dove si è confrontato a distanza con Hillary Clinton. Vedremo ad urne aperte se le sue bordate all’amministrazione democratica lo porteranno o no sul «tetto del mondo». E vedremo anche se la sua vicinanza politica al presidente russo alla fine, nell’America che non dimentica le tensioni della Guerra Fredda, lo danneggerà. D’altronde – scrive Repubblica – l’ammirazione espressa dal candidato repubblicano per il Vladimir Putin è inequivocabile. «Nel suo Paese è stato un leader molto più di quanto lo sia stato il nostro presidente qui. Barack Obama ha diviso l’America», ha dichiarato il multimilionario newyorchese, che ora è alle prese con il suo personale «sex gate» (oltre alle dichiarazioni sessite, registrate in un video di qualche anno fa, sono spuntate le accuse di molestie di donne e ragazze a cui è stato vicino – troppo – in passato). Ma a spaventare veramente un certo elettorato non sono tanto le passioni del potenziale futuro presidente (nei guai ancor prima di pensare di avere accesso alla stanza ovale, che aveva reso famosa la stagista Monica Lewinski e portato al quasi impeachment Bill Clinton) ma le sue dichiarazioni anti-Nato (l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord). Tema, questo, affrontato in una intervista al New York Times. La Nato – ricorda intanto il Post – è un sistema di collaborazione di difesa tra diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti. «Trump ha rimesso in discussione uno dei pilastri su cui si basa la Nato: se un membro Nato viene aggredito da uno Stato esterno, gli altri membri sono costretti a intervenire automaticamente in difesa dell’aggredito. Trump aveva già detto in passato di voler rivalutare questo meccanismo, accusando soprattutto i Paesi europei di non avere contribuito sufficientemente all’alleanza e sostenendo che gli Stati Uniti avrebbero dovuto valutare di volta in volta se intervenire in difesa di un altro Stato membro» dell’alleanza occidentale filoamericana «oppure no». E ancora: «L’approccio di Trump alla politica estera è stato molto discusso in passato e i suoi critici lo hanno definito irresponsabile e confuso. Trump si concentra molto sul concetto “America First”, cioè quell’idea secondo la quale devono prevalere sempre gli interessi nazionali statunitensi. Per realizzarla dice di essere pronto a mettere in discussione i trattati internazionali di cui fanno parte gli Stati Uniti: non solo la Nato, ma anche per esempio il North American Free Trade Agreement (conosciuto come Nafta), un trattato per il libero commercio con il Canada e il Messico. Ma la teoria dell’America prima di tutto – come scrive Lindro – si declina più concretamente in un «nazionalismo che corre verso l’isolazionismo, un disinteressamento per tutto ciò che non riguardi da vicino – e strettamente – i duri e puri interessi a stelle e strisce». Trump attacca anche il globalismo, immolato sull’altare delle preziose dinamiche interne: «Non cederemo più alle false sirene del globalismo (…) Non consentiremo all’America di stringere accordi che limitino la sua abilità di controllare i propri affari». In questo campagna elettorale senza esclusioni di colpi, nella migliore tradizione Usa, il magnate americano ha criticato la politica promossa da Hillary Clinton come segretario di Stato: una politica – ha detto – che ha prodotto solo disastri nello scenario internazionale (dalla polveriera libica alla lotta all’estremismo islamico). «L’ultimo test nucleare della Corea del Nord è un altro esempio dei disastrosi fallimenti diplomatici del candidato democratico alla presidenza Hillary Clinton come segretario di Stato» ha detto il consigliere per la comunicazione di Donald Trump, Jason Miller. «Il quinto test nucleare della Corea del Nord, il quarto da quando Hillary Clinton è diventata segretario di Stato, è ancora un altro esempio dei guasti catastrofici di Hillary Clinton» ha affermato Miller osservando che Clinton – come riporta il Velino – ha promesso di lavorare per porre fine al programma nucleare della Corea del Nord mentre prestava servizio come diplomatico degli Stati Uniti, mentre il programma è cresciuto soltanto in forza e raffinatezza». Fin qui la prevedibile accusa del fronte opposto. Ma oltreoceano non mancano i detrattori dell’ex first lady ed ex segretario di Stato. «Il recente discorso di politica estera di Hillary Clinton è un attacco a Donald Trump – scriveMichael Krieger, autore del blog Liberty Blitzkrieg – ma ci ricorda anche che la Clinton è un candidato pessimo e preoccupante. Il suo ruolino di marcia come segretario di Stato è uno dei peggiori della storia Usa moderna; le sue politiche hanno incastrato l’America in nuove guerre in Medio Oriente, fomentando il terrorismo e persino una nuova guerra fredda con la Russia». E infine: «La Clinton è intossicata dal potere americano. Ha appoggiato una guerra dopo l’altra. Il bombardamento di Belgrado (1999); l’invasione dell’Iraq (2003); l’eliminazione di Gheddafi (2011); il finanziamento dei jihadisti in Siria (dal 2011 ad oggi). I risultati sono stati un bagno di sangue dopo l’altro, e le ferite aperte tutt’oggi fomentano l’Isis, il terrorismo e le migrazioni di massa».

 

http://www.repubblica.it/esteri/2016/09/08/news/trump-clinton_duello_a_distanza_sulla_rete_nbc_putin_e_meglio_di_obama_lei_gli_risponde_sei_un_pazzo_-147374064/

http://www.ilpost.it/2016/07/21/trump-contro-la-nato/

http://www.lindro.it/trump-clinton-visioni-opposte-politica-estera/

http://www.ilvelino.it/it/article/2016/09/09/corea-del-nord-staff-trump-attacca-clinton-esempio-politica-fallimenta/0334d469-39a0-4cda-80c5-f2b32529d9cc/

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foto tratta da http://www.dcclothesline.com/2016/05/04/putin-clinton-or-trump-is-irrelevant-the-real-problem-is-u-s-imperial-ambitions/

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