80 giorni di guerra

"Questo conflitto sta diventando la compagna abituale del Mondo e le novità sono sempre più legate alle schermaglie diplomatiche e politiche dei cosiddetti “grandi della terra”, piuttosto che ad avanzamenti sulla linea dei negoziati o a novità reali dal fronte"

di Raffaele Crocco

E’ un movimento lento, sotterraneo di scambi di accuse e, contemporaneamente, di proposte: gli osservatori si chiedono se utile alla vigilia degli 80 giorni di invasione russa dell’Ucraina. Questa guerra sta diventando la compagna abituale del Mondo e le novità sono sempre più legate alle schermaglie diplomatiche e politiche dei cosiddetti “grandi della terra”, piuttosto che ad avanzamenti sulla linea dei negoziati o a novità reali dal fronte.

All’Onu continua la danza della diplomazia. In settimana, il Consiglio per i Diritti Umani ha approvato a larga maggioranza la proposta di aprire un’inchiesta sul comportamento delle truppe d’invasione russe. Dovrebbe indagare sulle molte violazioni denunciate. In particolare il Consiglio ha approvato con 33 voti favorevoli a 2 la bozza di risoluzione presentata dall’Ucraina per un’indagine sulle presunte violazioni commesse nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy fra la fine di febbraio e marzo. Questo sta creando pressione su Mosca, che non a caso ha reagito. Solo il 9 maggio, Putin aveva dichiarato che la “guerra era giusta e proseguiva la lotta al nazismo iniziata con la Grande Guerra Patriottica”. Trovarsi all’improvviso dalla parte di chi dichiaratamente viola i diritti delle persone non gli fa gioco, è chiaro.

La risposta del Cremlino è stata quindi secca: “l’isteria anti-russa, scatenata dagli occidentali – ha scritto il governo russo in una nota – non ha nulla a che fare con una genuina preoccupazione per il destino dell’Ucraina stessa e del suo popolo. Nel loro maniacale desiderio di strangolare la Russia, sono pronti a tutto, fino a far rinascere il nazismo nelle sue manifestazioni più brutte”. 

Un contrattacco in piena regola, che lascia le bocce ferme – e con pochi apparenti spiragli – sul tavolo negoziale. Chiusure che crescono per la scelta Finlandese di entrare nella Nato. Per Mosca, la fine della neutralità di Helsinki è l’ennesima provocazione, una nuova minaccia e “non mancherà di avere conseguenze”. Per i vertici Nato, nella scelta finlandese non c’è alcuna minaccia. Lo ha ribadito la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. “La Nato e’ un’alleanza difensiva, non offensiva – ha dichiarato -. Non c’e’ alcun intento aggressivo in qualsiasi espansione della Nato”. La ministra finlandese Pekka Haavisto ha spiegato le ragioni della scelta, dicendo che “Il comportamento imprevedibile della Russia è un problema enorme. La Russia è pronta a eseguire delle operazioni che sono ad alto rischio e che porteranno anche da noi un elevato numero di vittime”. Intanto, Mosca ha deciso di tagliare da subito le forniture di gas al Paese scandinavo.

Sul campo di battaglia, i combattimenti continuano feroci, senza segnare reali spostamenti. Truppe russe hanno colpito il distretto di Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk, a Sudest. Pare abbiano usato munizioni vietate al fosforo e a grappolo. Starebbero anche bloccando le uscite dai passaggi sotterranei dell’impianto Azovstal di Mariupol. I difensori stanno tentando dei contrattacchi, rischiando il tutto per tutto. Insomma, anche lì la lotta continua metro per metro, da settimane. Questo – dicono gli osservatori – è il segno evidente di una guerra che rischia di diventare infinita.

Membri della  56ma Brigata d’assalto russa in una foto d’archivio

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