Usa/Cina. Dietro la liberazione dell’erede Huawei

In contemporanea, Pechino rilascia i due cittadini canadesi detenuti. Un caso più politico che legale

di Maurizio Sacchi

Meng Wanzhou, direttore finanziario del gigante cinese delle comunicazioni  Huawei, e figlia del fondatore dell’azienda, è partita dal Canada il 24 settembre su un volo Air China  per tornare in patria a Shenzhen, sede della Huawei Technologies. La dirigente ha lasciato il Canada a seguito di un accordo legale che prevede un accordo di differimento dell’azione penale, e dopo aver accettato la responsabilità per “aver travisato i rapporti commerciali della società in Iran”.

Meng ha trascorso tre anni di arresti domiciliari in Canada, lottando contro l’estradizione negli Stati Uniti per una presunta violazione delle sanzioni statunitensi contro l’Iran. I funzionari cinesi hanno detto che Meng ha raggiunto un accordo con i procuratori statunitensi per porre fine al caso di frode bancaria contro di lei. Caso che avrebbe portato all’estradizione negli Usa, come ripetutamente richiesto dagli Stati uniti. Invece le accuse di violazione delle sanzioni aveva suscitato dibattito in Canada, poiché quest’ultimo non solo non aveva sottoscritto tali sanzioni, ma anzi incoraggia i rapporti commerciali fra le due nazioni.

Lo stesso giorno, anche due cittadini canadesi, Michael Spavor, un uomo d’affari, e Michael Kovrig, un ex diplomatico, sono stati rilasciati dalle autorità cinesi, e sono rientrati in Canada.  Erano stati arrestati poco dopo  la etenzione da parte del Canada della Meng, con l’accusa di  “spionaggio su segreti di Stato” e di aver fornito dati sensibili a ” entità straniere”. La coincidenza delle date di arresto e rilascio conferma l’opinione degli osservatori internazionali, che hanno interpretato come un “occhio per occhio” e come un mezzo di pressione da parte di Pechino per ottenere il rilascio di Meng Wanzhou. La separazione dei poteri vigente in Canada ha comunque impedito in questi tre anni sia l’estradizione verso gli Stati uniti per considerazioni politiche, che il suo rilascio per assecondare le richieste di Pechino. Sono stati anni di incessante guerra legale, che hanno visto anche mettere in questione i rapporti fra la Rmcp, la polizia canadese, i suoi servizi segreti, e l’Fbi, accusata dalla difesa di ingerenza e collusione illegale con le forze dell’ordine di Ottawa.

Il 1º dicembre 2018, la vicepresidente del consiglio di amministrazione di Huawei Meng Wanzhou è stata trattenuta all’arrivo all’aeroporto internazionale di Vancouver dagli agenti della Canada Border Services Agency per un interrogatorio, durato tre ore. La Royal Canadian Mounted Police l’ha successivamente arrestata su una richiesta di estradizione provvisoria degli Stati Uniti per frode al fine di aggirare le sanzioni statunitensi contro l’Iran. Il 28 gennaio 2019, il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha annunciato formalmente le accuse di frode finanziaria contro Meng. Il 10 gennaio 2020, La difesa della Meng ha sostenuto che essa non poteva essere estradata, perché la sua condotta non era illegale in Canada, che non aveva le stesse sanzioni contro l’Iran al momento in cui i funzionari canadesi hanno autorizzato il procedimento di estradizione. Secondo la difesa, si trattava di “un caso di applicazione delle sanzioni statunitensi mascherato da frode canadese“, mentre non solo le banche in Canada possono fare affari con entità con sede in Iran, ma sono incoraggiate a farlo.

La prima fase dell’udienza di estradizione per Meng era  iniziata lunedì 20 gennaio 2020, e si è conclusa il 27 maggio 2020 quando una Corte  canadese ha ordinato di procedere all’estradizione.  Ma dopo questa ordinanza, il 12 giugno 2020 un rapporto di due pagine del Canadian Security Intelligence Service ha rivelato il coinvolgimento dello stesso Csis e dell’FBI nell’arresto di Meng. Secondo il documento, il Csis aveva  ricevuto la notifica del mandato d’arresto emesso dall’Fbi un giorno prima dell’arresto di Meng, rivelando  anche il commento dei Servizi sull’arresto, valutato di natura “altamente politica”. Col commento “[è] probabile che invii onde d’urto in tutto il mondo.”. I suoi diritti di carta sono stati violati. Il caso di estradizione di Meng doveva terminare nell’aprile 2021, ma  tutto è cambiato dopo che il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha annunciato che avrebbe sospeso le accuse contro Meng Wanzhou , visto che la dirigente aveva stipulato un accordo di differimento dell’azione penale con le autorità statunitensi.

Il 24 settembre 2021, il Dipartimento di giustizia americano ha reso noto l’accordo . Come parte di esso, Meng ha accettato una dichiarazione in cui riconosce di aver fatto dichiarazioni non veritiere alla rete HSBC  sulle transazioni commerciali in Iran in violazione delle sanzioni statunitensi, ma  senza aver dovuto presentare una dichiarazione di colpevolezza. Il Dipartimento di giustizia ha detto che si sarebbe mosso per ritirare tutte le accuse contro Meng  entro il 21 dicembre 2022, a condizione che Meng non sia accusata di altri reati prima di allora. Data l’inesistente separazione dei poteri vigente in Cina, Pechino non ha rilasciato alcuna spiegazione legale sia sulle accuse ai due cittadini canadesi, che non hanno mai incontrato i propri legali per tutta la loro detenzione, nè sui motivi del rilascio. Lasciando così intendere in modo chiaro le ragioni strettamente politiche di entrambe le mosse. 

Nella foto di copertina la sede della Huawei in Cina

Tags:

Ads

You May Also Like

Eccellenza opaca italiana in Myanmar

“Silenzi colpevoli” è il rapporto che Italia-Birmania Insieme ha presentato sul ‘caso Danieli’: l’“opacità di una multinazionale e le carenza delle istituzioni italiane”

“Silenzi colpevoli” è il titolo del dossier che Italia-Birmania Insieme ha presentato oggi pomeriggio ...

Talebani e Governo: “Torneremo a negoziare”

La guerriglia in turbante spiega all'agenzia Reuters che entro un mese potrebbe presentare all'esecutivo di Kabul un piano per iniziare il dialogo intra-afgano

Mentre il Governo del Tagikistan ha ordinato lunedi la mobilitazione di 20.000 riservisti militari ...

Liberate quei giornalisti

Sette anni di prigione ai reporter birmani Wa Lone e Kyaw Soe Oo della Reuters.  La loro colpa? Aver cercato la verità nel  caos di un conflitto. Un coro internazionale ne chiede la scarcerazione

E’ una sentenza choc quella pronunciata ieri in Myanmar contro Wa Lone e Kyaw ...