Sudan, la protesta continua

Manifestazioni, repressione, violenza nel Darfur e crisi economica: il Paese a un passo dal baratro

Non si ferma la protesta in Sudan. Nonostante il colpo di stato (e la repressione) che ha affossato il processo di transizione alla democrazia che il Paese stava faticosamente portando avanti, da alcune settimane sono in corso nuove manifestazioni.

Dimostrazioni che vengono puntualmente represse. Una di queste, venerdì 3 giugno, ha portato nelle piazze del Paese migliaia di persone per ricordare le vittime della maxi manifestazione che nello stesso giorno, tre anni fa, costò la vita a circa cento persone. Un bilancio di sangue, unito agli oltre 5mila feriti che prosegue a causa dell’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza.

Dall’ottobre dello scorso anno, infatti, sono 96 (secondo cifre ufficiali) le persone uccise e più di 1.500 quelle detenute. Il rappresentante Onu per i diritti umani in Sudan ha chiesto sabato 4 giugno di accelerare le indagini sulle uccisioni di manifestanti e sulle altre atrocità in corso. Adama Dieng, durante la sua seconda visita nel Paese da quando ha preso il potere il generale al-Burhan ha chiesto alle autorità di “accelerare” le indagini sulle uccisioni dei manifestanti e ha espresso preoccupazione per gli arresti arbitrari e di massa di attivisti, le violenze sessuali e di genere, gli “atti di tortura e i maltrattamenti” durante le detenzioni. Ha inoltre riferito che un’indagine organizzata dalle autorità sudanesi ha confermato “quattro casi di violenza sessuale” durante le proteste.

Alla situazione di violenza si somma la crisi economica che persiste dal colpo di stato. L’Onu denuncia che i prezzi vertiginosi e uno scarso raccolto provocherà l’aumento del numero di persone che vivono in povertà: si stima che entro settembre saranno 18milioni i sudanesi che soffriranno di fame acuta. Nell’aprile 2022 i prezzi sono aumentati del 15% rispetto al mese precedente e del 250% rispetto al 2021. Dai dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) il valore della moneta locale è diminuito del 2000 per cento negli ultimi cinque anni. L’Ocha riferisce poi che la fine del sostegno economico della comunità internazionale dopo il colpo di stato militare ha causato il blocco di oltre 7,2miliardi di dollari. Da ottobre 2021 la Banca Mondiale ha bloccato il sostegno economico al paese e anche gli Stati Uniti hanno congelato i 700milioni di dollari promessi.

Intanto il rappresentante speciale delle Nazioni Unite Volker Perthes ha annunciato che il Consiglio di sicurezza ha votato per prolungare di un anno la missione delle Nazioni Unite in Sudan. L’Onu, inoltre, insieme all’Unione Africana e al gruppo regionale IGAD (Autorità intergovernativa per lo Sviluppo), hanno concordato con i funzionari militari di avviare “colloqui diretti” tra le fazioni sudanesi la prossima settimana. L’obiettivo è rompere lo stallo post golpe.

In aumento anche la violenza del Darfur. Sempre secondo i dati forniti dell’agenzia Onu 100mila persone sono state costrette a fuggire dalla regione occidentale, a causa di una nuova ondata di violenza che ha coinvolto almeno 16 villaggi. La maggior parte degli sfollati si trova ora nel campo controllato dell’esercito sudanese a Kereinik.

*In copertina il fermoimmagine di una manifestazione del 3 giugno 2022 tratto da Twitter

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