Xi ad Hong Kong: tolleranza zero e sviluppo

Confermata la linea dura con l'opposizione nell'ex colonia britannica. I giovani in fuga

di Maurizio Sacchi

Il leader cinese Xi Jinping ha celebrato venerdì il 25° anniversario del ritorno di Hong Kong alla Cina con un discorso che ha sottolineato il controllo di Pechino sull’ex colonia britannica nell’ambito della sua visione di “un Paese, due sistemi”, controbattendo alle critiche secondo cui le libertà politiche e civiche promesse per il prossimo quarto di secolo sono state in gran parte cancellate sotto il dominio cinese. Xi ha elogiato la città per aver superato “violenti disordini sociali” – le massicce proteste pro-democrazia di questi anni – e ha avvertito che non ci sarà alcuna tolleranza per le interferenze straniere o per i “traditori” che si intromettono negli affari di Hong Kong. Ha affermato che “la salvaguardia della sovranità nazionale, della sicurezza e degli interessi dello sviluppo” ha la massima priorità.

Dopo il ritorno alla madrepatria, Hong Kong ha superato ogni tipo di sfida ed è andata avanti con costanza”, ha detto Xi. “Indipendentemente dalla crisi finanziaria internazionale, dalla pandemia di coronavirus o dai violenti disordini sociali, nulla ha fermato il progresso di Hong Kong”. Fino a poco fa, il giorno del passaggio di consegne del 1° luglio è stato celebrato con una cerimonia ufficiale al mattino e da una marcia di protesta nel pomeriggio. Ora, i manifestanti sono stati ridotti al silenzio.  Dopo le proteste del 2019, le autorità hanno imposto una dura legge sulla sicurezza nazionale che ha portato all’arresto di decine di attivisti, personaggi dei media e sostenitori della democrazia, e al licenziamento di centinaia di giornalisti.  Hanno introdotto un programma di studi più patriottico nelle scuole e hanno rinnovato le leggi elettorali per tenere fuori dalla legislatura della città i politici dell’opposizione ritenuti non abbastanza “patriottici”.

Xi ha anche presenziato al giuramento del nuovo leader di Hong Kong, John Lee, ex capo della sicurezza alla testa della  repressione del dissenso. “I prossimi cinque anni saranno un momento cruciale per Hong Kong, per passare dalla governance alla prosperità”, ha dichiarato insediandosi Lee insediandosi. Amnesty International ha avvertito che i piani di Lee per le leggi che regolano i segreti di Stato e la sicurezza informatica dovrebbero ricalcare  leggi simili già vigenti  in Cina.  “La definizione estremamente ampia di tali leggi facilita l’applicazione arbitraria, un fatto che crea ancora più incertezza e paura per i cittadini di Hong Kong”, ha dichiarato Erwin van der Borght, direttore regionale per l’Asia-Pacifico del gruppo.

La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, ha dichiarato in un comunicato che le politiche della Cina nei confronti di Hong Kong hanno “scosso le istituzioni, le regole e i sistemi che erano stati la base della fiducia internazionale in Hong Kong”. Il ministro degli Esteri britannico Liz Truss ha dichiarato: “Abbiamo assistito a una costante erosione dei diritti politici e civili dall’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale il 30 giugno 2020. Le autorità hanno soffocato l’opposizione, criminalizzato il dissenso e cacciato chiunque potesse dire la verità al potere”.

Nel 1839, l’imperatore Daoguang respinse le proposte britanniche  di legalizzare e tassare l’oppio, e ordinò al commissario imperiale Lin Zexu di sradicare il commercio dell’oppio. Il commissario distrusse le scorte di oppio e bloccò tutto il commercio estero, mosse a cui l’Impero britannico reagì scatenando  la Prima guerra dell’oppio. I Qing, coscienti della superiorità militare, cedettero, e concessero agli Inglesi  l’isola di Hong Kong  con la Convenzione di Chuenpi, che un anno dopo fu  formalmente ceduta al Regno Unito con il Trattato di Nanchino del 1842. La colonia fu ulteriormente ampliata nel 1898, quando la Gran Bretagna ottenne un contratto di locazione di 99 anni dei Nuovi Territori.

All’avvicinarsi della scadenza, negoziati diplomatici tra Regno unito e  Cina sfociarono nella Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1984, in cui il Regno Unito ha accettato di trasferire la colonia nel 1997 e la Cina avrebbe garantito i sistemi economici e politici di Hong Kong per 50 anni dopo il trasferimento. Il  discorso di Xi ha rappresentato il culmine di quello che lo studioso della Cina Jeff Wasserstrom ha descritto come un “tira e molla” tra due visioni concorrenti di “un Paese, due sistemi”. Molti a Hong Kong “hanno lottato per una comprensione più solida dei due sistemi, per avere un’idea che c’è uno stile di vita molto diverso”, ha detto Wasserstrom, professore all’Università della California, Irvine, e autore di “Vigil: Hong Kong on the Brink”.

Malgrado la fondata percezione che Pechino abbia in mente un controllo totale su Hong Kong, in realtà l’ex-colonia mantiene uno status di autonomia effettiva. L’indipendenza giurisdizionale del territorio è evidente soprattutto nelle politiche di immigrazione e di tassazione. Il Dipartimento per l’Immigrazione rilascia passaporti per i residenti permanenti che differiscono da quelli della Cina continentale o di Macao, e la regione mantiene un confine regolamentato con il resto del Paese. Tutti i viaggiatori tra Hong Kong e la Cina e Macao devono passare attraverso i controlli di frontiera, indipendentemente dalla nazionalità. I cittadini della Cina continentale non hanno diritto di residenza a Hong Kong e sono soggetti ai controlli sull’immigrazione. Le finanze pubbliche sono gestite separatamente dal governo nazionale; le tasse riscosse a Hong Kong non finanziano l’autorità centrale.

Sul piano militare, la guarnigione di Hong Kong dell’Esercito Popolare di Liberazione è responsabile della difesa della regione, e   il governo regionale “può richiedere” l’assistenza della guarnigione. I residenti di Hong Kong non sono tenuti a prestare il servizio militare, e la legge attuale non prevede l’arruolamento locale, per cui la difesa è composta interamente da non hongkonghesi.

Il governo centrale e il Ministero degli Affari Esteri di Pechino si occupano delle questioni diplomatiche, ma Hong Kong mantiene la possibilità di mantenere relazioni economiche e culturali separate con le nazioni straniere.l territorio partecipa attivamente all’Organizzazione Mondiale del Commercio, al forum della Cooperazione Economica Asia-Pacifico, al Comitato Olimpico Internazionale e a molte agenzie delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno posto fine al loro trattamento economico e commerciale preferenziale nei confronti di Hong Kong nel luglio 2020 perché “non più in grado di distinguere Hong Kong come entità separata” dalla Repubblica Popolare Cinese.

Il sentimento anti-insula dei cinesi  ha iniziato a crescere negli anni 2010. La quota massima giornaliera di 150 immigrati dalla Cina e i massicci flussi di visitatori della Cina continentale hanno aumentato la percezione di distanza fra i cinesi della madrepatria e gli hongkonghesi. Sempre meno giovani a Hong Kong si identificano come cittadini cinesi, come rilevato dai sondaggisti dell’Università di Hong Kong. Scandali e corruzione in Cina hanno scosso la fiducia dei cittadini nei sistemi politici del Paese; la controversia sull’educazione morale e nazionale del 2012, il progetto Express Rail Link che collega Hong Kong alle città della Cina continentale e il successivo accordo di co-locazione si sono rivelati molto controversi. I cittadini hanno visto queste politiche come la decisione di Pechino di rafforzare il proprio controllo su Hong Kong. Nel 2019, quasi nessun giovane di Hong Kong si è identificato come cinese.

Le elezioni del Consiglio distrettuale del 24 novembre 2019, considerate un referendum sul Governo e sulle proteste, avevano registrato un’affluenza alle urne da record. I risultati hanno visto la vittoria schiacciante del fronte pro-democrazia, mentre il fronte pro-Pechino ha subito la più grande sconfitta elettorale nella storia di Hong Kong.  Il successo elettorale senza precedenti degli elettori pro-democrazia, gli arresti di massa durante l’assedio del PolyU e la risposta più rapida della polizia hanno contribuito a diminuire l’intensità e la frequenza delle proteste nel dicembre 2019 e nel gennaio 2020.

Ora, con l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza, “Le cose che pensavamo ci sarebbero sempre state si sono gradualmente affievolite, come il sistema stesso, la libertà di parola, la libertà di stampa, tutto questo, e abbiamo perso la fiducia nel nostro governo”, ha detto ad Al Jazeera  Iris, una venticinquenne di Hong Kong nata nell’anno dell’handover.”In generale, la nostra generazione è piuttosto disperata per il futuro”, ha detto, chiedendo di poter usare solo il suo nome di battesimo. In un contesto di diminuzione delle libertà, quasi il 60% dei giovani ha espresso il desiderio di emigrare nel 2021, secondo un sondaggio dell’Università cinese di Hong Kong.

I cittadini di Hong Kong di età inferiore ai 25 anni hanno meno possibilità di sfuggire alla nuova realtà politica della città rispetto ai residenti più anziani. Mentre coloro che sono nati prima del passaggio di consegne del 1° luglio 1997 hanno diritto a un passaporto British National Overseas, che dall’anno scorso offre la possibilità di risiedere nel Regno Unito, i residenti più giovani devono cercare lavoro, studio o canali familiari per emigrare. Molti ventenni iniziano a pensare più seriamente alle loro carriere future e alle prospettive familiari, cosa  difficile a Hong Kong, dove affittare – per non parlare di comprare – un appartamento è fuori portata per la maggior parte dei giovani.

In copertina un particolare della statua Pillar of shame – rimossa dalle autorità –  nella cosiddetta versione Orange

 

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