Nigeria, sul voto le ombre di violenza e crisi economica

Fiato sospeso per le elezioni presidenziali di oggi: la mancanza di un testa a testa e le sfide della politica e dell’economia nigeriana fanno di questa tornata elettorale la più imprevedibile nella storia del Paese. Con una sfida a tre

di Marta Cavallaro

Il prossimo sabato 25 febbraio il Paese più popoloso dell’Africa si reca alle urne per eleggere un nuovo Presidente. Da molti questa tornata elettorale è stata descritta come la più imprevedibile nella storia del Paese, vista la grande quantità di candidati e l’assenza del tipico testa a testa fra due favoriti che ha storicamente caratterizzato le elezioni nigeriane. Due temi nello specifico hanno dominato la campagna elettorale: l’insicurezza del Paese che rimane bersaglio della violenza di gruppi armati come Boko Haram e del suo stesso esercito nazionale, spesso coinvolto in gravi violazioni dei diritti umani; e l’ancora fragile economia nigeriana, con un tasso di inflazione che supera il 21%, rendendo i beni di prima necessità inaccessibili per molti, e la disoccupazione che raggiunge il 33%.

Saranno 18 i nomi che affolleranno le schede elettorali ma, secondo analisti, media locali e internazionali e sondaggi, il numero dei candidati che hanno una reale chance di vincere scende a 3. Bola Ahmed Tinubu, leader del partito All Progressives Conference e politico fortemente radicato nell’establishment nigeriano, avrebbe buone possibilità di sostituire l’attuale Presidente Muhammadu Buhari. Governatore della capitale Lagos dal 1999 al 2007, Tinubu rivendica il merito del boom economico della città e promette di ripetere il miracolo a livello nazionale una volta eletto. Nonostante tutto, la sua campagna elettorale non è rimasta esente da polemiche. Tinubu è stato prima accusato per aver ricondotto ai manifestanti di Lekki la colpa del massacro che si verificò ad ottobre 2020, quando le forze dell’ordine nigeriane aprirono il fuoco su una protesta pacifica contro l’uso della violenza da parte della polizia, uccidendo 12 persone. Più recentemente Tinubu sarebbe finito sotto tiro per aver scelto Kashim Shettima come suo Vicepresidente. Il fatto che Shettima e Tinubo siano entrambi musulmani praticanti rischierebbe di violare la tradizione politica nigeriana che incoraggia la condivisione delle due cariche tra cristiani e musulmani in un Paese che è diviso quasi equamente tra un nord prevalentemente musulmano e un sud prevalentemente cristiano.

Instancabile, ci tenta per la sesta volta anche Atiku Abubakar. Nonostante abbia sempre perso, Abubakar sarebbe riuscito nel corso degli anni ad accumulare una base di supporto popolare che va al di là delle divisioni geografiche, religiose ed etniche della Nigeria. Il fulcro della sua campagna elettorale è stato l’economia: Abubakar si è presentato come il candidato pro-business, promettendo di privatizzare la compagnia petrolifera statale, rinegoziare gli accordi sul debito internazionale ed emettere un “diaspora bond” per utilizzare le rimesse e il denaro degli emigrati nigeriani per finanziare la crescita del settore tecnologico.

Il terzo favorito è Peter Obi, candidato a sorpresa di questa tornata elettorale. Coltivando l’immagine dell’uomo onesto, umile e frugale, diverso dai volti corrotti che hanno fino ad ora affollato la politica nigeriana, Obi sembra aver catturato il sostegno degli elettori più giovani. Spicca per la promessa di voler offrire qualcosa di diverso. Nonostante la poca esperienza nella gestione dei conflitti attivi in diverse aree del Paese, si è detto pronto a negoziare con i gruppi armati che ad oggi non stati considerati interlocutori appropriati. Per quanto riguarda l’economia, il suo asso nella manica è il suo operato da Governatore dello Stato di Anambra, che nel corso del suo mandato ha registrato un’inaspettata crescita economica. Infine, alcuni citano un quarto nome tra quelli su cui puntare sabato prossimo. Si tratta di Rabiu Kwakanso, ex Governatore dello Stato di Kano che, grazie al grande sostegno coltivato nel Nord del Paese (da cui provengono 22,5 elettori registrati su 93,5 milioni di aventi diritto), potrebbe cambiare le carte in tavola.

Spicca la mancanza di un nome femminile tra i 18 candidati, nonostante la metà dei 210 milioni di abitanti del Paese siano donne. Si nota però anche la mancanza di figure appartenenti ai ranghi dell’esercito, che in passato hanno fatto parte di diverse tornate elettorali vincendo cariche importanti. Ci sono poi i giovani. Quasi la metà di coloro che si recheranno alle urne sabato ha meno di 34 anni. La Nigeria ha uno dei più alti tassi di crescita demografica a livello globale e più di due terzi dei suoi cittadini ha meno di 30 anni. La scelta dei giovani nigeriani sarà quindi cruciale nel designare il vincitore. Se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza assoluta o se il primo candidato otterrà meno del 25% dei voti in 24 dei 36 Stati, il Paese affronterà il primo ballottaggio della sua storia

Diverse sono le sfide che caratterizzano questa tornata elettorale. Nelle ultime settimane i media locali e internazionali hanno sottolineato la valanga di fake news che si è riversata su social media come Facebook, Twitter, TikTok e Whatsapp, ricche di contenuti divisivi su temi sensibili come la religione o l’appartenenza etnica dei candidati. Un’altra preoccupazione costante riguarda la corruzione e la pratica ricorrente nella politica nigeriana di comprare i voti degli elettori in cambio di ingenti promesse di cibo, soldi e opportunità di lavoro. Ma a compromettere la prossima tornata elettorale è il rischio sempre presente di una bassa affluenza alle urne. Le elezioni presidenziali del 2019 hanno visto l’affluenza più bassa dal ritorno della Nigeria alla democrazia nel 1999: solo un terzo degli elettori registrati si è presentato ai seggi in quell’occasione. Il 2019 non fu un caso isolato: dalle prime elezioni presidenziali del 1979 solo due volte l’affluenza alle urne ha raggiunto o superato il 50% degli elettori registrati.

La possibilità che una bassa affluenza, soprattutto nelle zone rurali del Paese, si ripeta anche quest’anno è alta. La frustrazione pubblica cresce per la mancanza di carburante e di soldi in banconote, a seguito della decisione della Banca Centrale Nigeriana di introdurre una nuova moneta per evitare la contraffazione e l’accumulo di contante in vista delle elezioni. Le nuove banconote scarseggiano, causando lunghe code e scene caotiche nelle banche di un Paese in cui maggior parte dell’economia è ancora informale e molte persone usano il contante per le transazioni quotidiane. Alla crisi del contante si aggiungono i problemi di sicurezza, dovuti ad un mix di banditismo, attività terroristiche, conflitti tra pastori e agricoltori e agitazioni secessioniste nel Nord e nel Sud-Est del Paese.

Combattere la sfiducia della popolazione nei confronti della politica è la sfida più grande. Secondo un sondaggio pubblicato da Afrobarometer, basato su 1600 interviste in vista delle elezioni (vedi sopra), meno di un cittadino nigeriano su quattro pensa che il governo stia facendo un buon lavoro per quanto riguarda la criminalità (21%) e i conflitti (23%). In pochi sono soddisfatti delle proprie condizioni di vita (16%) e del funzionamento della democrazia (21%). Solo il 39% dei cittadini dice di “sentirsi vicino” ad un partito politico – dato in calo rispetto al 48% del 2017 e al 67% del 2015. Infine, solo un cittadino su 10 è soddisfatto dell’economia (11%) e pensa che il Paese stia “andando nella giusta direzione” (10%).  

Le prossime elezioni in Nigeria segneranno 24 anni di democrazia ininterrotta nel Paese più popoloso del Continenti africano. È chiaro però che i benefici della democrazia non sono ad oggi percepiti dalla popolazione nigeriana. Sarà fondamentale che il nuovo leader identifichi le giuste priorità e definisca un piano di riforme per la trasformazione politica ed economica del Paese. Chiunque riuscirà a vincere questa tornata dovrà scontrarsi con una dura realtà ed agire per presentare al popolo nigeriano il cambiamento che merita.

In copertina un’immagine di Lagos la città più popolosa

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