Non cambia nulla, al fronte. Il punto

Cinquantacinquesima settimana dall’invasione russa dell’Ucraina

di Raffaele Crocco

Il giorno è il 387 dall’invasione russa dell’Ucraina. Non cambia nulla, al fronte. La Russia continua a bombardare i villaggi. A Kostiantynivka e Toretsk, questa mattina, le bombe delle ultime ore hanno ucciso una donna di 50anni e ferito un uomo di 40. Altre sei persone sono rimaste ferite e nei villaggi di Pivnichne e Pivdenne sono state distrutte oltre 30 case e danneggiate condotte del gas, automobili e fabbricati agricoli.

Un palazzo colpito dall’artiglieria russa a Toretsk (regione di Donetsk)
© Mojahata/Shutterstock.com

Dal punto di vista militare, la settimana non ha cambiato molto le cose. Per gli analisti del ministero della Difesa britannico, i russi hanno esaurito la loro capacità offensiva. Si dovranno fermare per ricostruire scorte e reparti, assestandosi su una linea difensiva. Per gli osservatori statunitensi, però, le cose vanno peggio per l’Ucraina, ormai al limite, almeno dal punto di vista degli equipaggiamenti e delle forze da schierare. Per questo, sono in molti a chiedersi se gettare tante vite nella fornace di Bakhumt assediata dai russi sia stata davvero una strategia corretta.

Almeno dal punto di vista delle forniture, i Paesi schierati con Kiev non si tirano indietro. La Polonia è il primo Paese della Nato a fornire all’Ucraina alcuni jet militari. Sono gli annunciati, vecchi, Mig-29. Quattro aerei da “superiorità aerea” dell’epoca sovietica, ancora perfettamente funzionanti, che gli ucraini conoscono bene. Altri nove Paesi sono pronti a mandare oltre 150 carri armati Leopard a Kiev. “Non c’è più tempo da perdere. Stiamo mettendo insieme le armi e i mezzi militari che consentiranno agli ucraini di riconquistare il territorio perduto”, ha dichiarato il capo del Pentagono, Lloyd Austin. Gli Stati Uniti continuano a puntare alla sconfitta militare di Mosca, pensando di poter dare la spallata decisiva ad una Russia “sempre più isolata, con le scorte di munizioni in esaurimento e con truppe deluse dalla leadership militare”. L’idea, è di mettere Kiev nelle condizioni di lanciare una grande offensiva alla fine di aprile, fornendo centinaia di carri armati, veicoli blindati e mezzi in grado di gettare i ponti per conquistare il fiume Dnipro. È lì la trincea del Sud Est del Paese.

A differenza della Polonia, però, nessun altro Paese sembra intenzionato a fornire aerei: troppo pericoloso dare armi che potrebbero portare la guerra in profondità in territorio russo, scatenando una reazione incontrollata di Putin. Per Washington resta centrale tenere aperti i contatti con Mosca, nonostante le relazioni siano al punto più basso e pericoloso degli ultimi settant’anni. L’incidente sul Mare Nero, con l’abbattimento di un drone spia statunitense da parte di due aerei da combattimento russi, non ha certo migliorato il clima, anche se da entrambe le parti c’è stato lo sforzo di tenere bassi i toni. Mosca si è impegnata a recuperare il relitto, Washington sta monitorando che tutto avvenga come stabilito. Le difficoltà appaiono molte: i resti del velivolo potrebbero essere a oltre mille metri di profondità.

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba © Wikipedia

Sul fronte diplomatico, negli ultimi giorni è stato attivissimo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Ha avuto colloqui con i colleghi americano e cinese per discutere del “piano di pace” di Zelensky. “Durante la mia telefonata odierna con il consigliere di Stato e ministro degli Esteri cinese Qin Gang – ha spiegato Kuleba in una nota ufficiale – abbiamo discusso del significato del principio dell’integrità territoriale. Ho sottolineato l’importanza della Formula di Pace del presidente Volodymyr Zelensky, per porre fine all’aggressione e ripristinare la giusta pace in Ucraina”. L’idea di Zelensky è quella di avere, prima o poi, un contatto diretto con il presidente cinese Xi Jinping. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, parlando alla Tv nazionale ha spiegato che “i negoziati per un incontro sono in corso, ma è troppo presto per capire se la conversazione avrà luogo”. Intanto, Pechino ribadisce la propria vicinanza a Mosca. Xi Jinping sarà in Russia dal 20 al 22 marzo. Il ministero degli Esteri cinese precisa che il viaggio “riguarderà l’amicizia volta ad approfondire la fiducia reciproca tra Cina e Russia e servirà a discutere la cooperazione strategica tra i due Paesi”.

 

 

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