Lavoro, dove si violano i diritti

a cura di Alice Pistolesi

Sono dieci i Paesi del mondo in cui nel 2018 si sono verificate le peggiori violazioni dei diritti dei lavoratori. Ripartendo dal nostro precedente dossier “Lavoro, diritti in caduta libera” torniamo da analizzare il rapporto della Federazione Mondiale del Sindacato (Ituc) per dare una panoramica delle situazioni più critiche e delle aziende più coinvolte in violazioni (vedi chi fa cosa).

Analizzeremo quindi, tramite il Global right index i casi di Algeria, Egitto, Cambogia, Bangladesh, Filippine, Colombia, Guatemala, Kazakistan, Turchia e Arabia Saudita.

Tratteremo di questa top ten nonostante le situazioni critiche siano molte di più: Haiti, Kenya, Macedonia, Mauritania e Spagna hanno visto la loro classifica peggiorare nel 2018 e registrare un aumento degli attacchi ai diritti dei lavoratori. Da notare poi che il rapporto segnala anche I casi di Libia, Palestina, Siria e Yemen, sottolineando che I conflitti anche in questi Paesi portato alla rottura dello stato di diritto e alla possibilità di trovare un lavoro dignitoso.

Il rapporto, uscito a giugno 2018, analizza I dati e i casi che si sono verificati tra il 2017 e il 2018.

Le politiche dell'Asia contro i lavoratori

Anche in Asia i diritti non se la passano meglio. Attraverso la famigerata polizia industriale, da anni, i lavoratori del Bangladesh sono stati esposti a gravi repressioni, anche di proteste pacifiche e a una serie di intimidazioni, volte a prevenire la formazione dei sindacati.

Ecco alcuni esempi. Nel distretto di produzione di abbigliamento di Ashulia, dove nel dicembre 2016 lo sciopero di una settimana era stato violentemente represso, la persecuzione di lavoratori e sindacati è continuata. Gli uffici dell’Unione sono stati saccheggiati e vandalizzati e i documenti sindacali e le attrezzature rubate. Nove membri del Bangladesh Independent, la Federazione sindacale dei lavoratori dell’abbigliamento è stata brevemente detenuta dalle autorità.

Minacce e aggressioni sono avvenute anche nella fabbrica di Orchid Sweater. Il 16 agosto 2017, alla fabbrica di abbigliamento Haesong Corporation Ltd, più di 50 lavoratori, per lo più donne, sono state ferite dopo essere state attaccate da vigilanza privata mentre prendevano parte a una protesta pacifica contro il produttore di maglioni. Un rappresentante del National, la federazione dei lavoratori del vestiario presente al sit-in era stato rapito e rilasciato la sera. La polizia locale ha rifiutato di accogliere la denuncia dell’aggressione e del rapimento.

Un contesto di estrema violenza di stato e repressione delle libertà civili, dei lavoratori e dei sindacalisti si vive anche nelle Filippine di Rodrigo Duterte. Il presidente, noto per la sua feroce ‘guerra alla droga’ costata la vita a migliaia di persone ha a più riprese avvertito i manifestanti che prendono parte agli scioperi di tenersi pronti ad affrontare proiettili di gomma e manganelli. Nel dicembre 2017, il Congresso ha esteso la legge marziale sull’Isola di Mindanao per un altro anno, sollevando timori di ulteriori violazioni dei diritti umani. I datori di lavoro usavano spesso tattiche intimidatorie e licenziamenti per impedire ai lavoratori di organizzarsi in sindacati. Anche in questo caso ecco alcuni episodi. Il 1 dicembre 2017, George San Mateo, leader del sindacato dei lavoratori dei trasporti (Piston), è stato arrestato per aver organizzato uno sciopero.

Nel gennaio 2017, i lavoratori di Amertron Incorporated hanno formato un’unione in risposta al persistente problema dei bassi salari. Dopo aver presentato una richiesta di riconoscimento, la società ha iniziato a molestare ufficiali e membri del sindacato, minacciandoli. Agli ufficiali dell’Unione sono state offerte tangenti per lasciare il sindacato e due ufficiali sono stati sospesi per la distribuzione di volantini sindacali. Il sindacato ha presentato una denuncia alle autorità per pratiche di lavoro sleali e la compagnia ha risposto con il licenziamento di 532 lavoratori.

In un palese tentativo di sradicamento sindacale anche la Shin Sun Tropical Fruit Corp ha licenziato 80 lavoratori a contratto a tempo determinato nel marzo 2017, compresi 53 membri sindacali. I lavoratori hanno organizzato un presidio per chiedere a loro reintegrazione e regolarizzazione, che è stato represso brutalmente dai militari, ferendo e arrestando 12 scioperanti, tra cui Vicente Barrios, leader della Sumitomo Fruit Company Unione (Sumifru).

Anche i lavoratori della Cambogia hanno sofferto ritorsioni e violenze per aver tentato di far valere i loro diritti. I datori di lavoro in generale hanno ancora condotto un comportamento aggressivo e una politica antisindacale, anche attraverso la formazione di sindacati di comodo che hanno lasciato i lavoratori cambogiani senza rappresentanza autentica. Di ulteriore preoccupazione è il progetto di legge sui salari, che minerebbe e potenzialmente andrà a criminalizzare il lavoro di sindacati, attivisti per i diritti dei lavoratori e società civile, proibendo le manifestazioni pacifiche ed estromettendo i sindacati indipendenti.

I casi di Kazakistan, Turchia e Arabia Saudita

I sindacati indipendenti in Kazakistan hanno dovuto affrontare continui attacchi contro la libertà di associazione e i diritti sindacali di base. Nonostante le forti critiche dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (Oil), il Kazakistan non ha ancora riformato la sua legge repressiva sui sindacati. Pessima la situazione del settore petrolifero: i leader sindacali sono stati sistematicamente denunciati e condannati al carcere. Inoltre dopo lo scioglimento arbitrario della Confederazione Sindacati indipendenti del Kazakistan (Cntuk), Nurbek Kushakbayev, vicepresidente della Cntuk e Amin Yeleusinov, altro leader sindacale nel gennaio 2017, sono stati condannati a due anni e mezzo di carcere e un divieto temporaneo sulle attività pubbliche dopo la loro pena detentiva. Condannato anche Larisa Kharkova, ex leader del sindacato. Il rapporto descrive il processo come “una beffa della giustizia basata su accuse inventate”.

Dopo il tentativo di colpo di stato nel luglio 2016, le libertà civili sono state gravemente calpestate in Turchia, dove i sindacati e i loro membri sono stati sistematicamente presi di mira in nome dello stato di emergenza. Solo nell’aprile del 2017, più di 2.125 persone sono state arrestate e 3.974 lavoratori sono stati licenziati dai servizi pubblici. Durante l’anno, il governo ha vietato numerosi scioperi organizzati dai settori del metallo perché cosiderati pericolosi per la sicurezza nazionale. Tra i casi più eclatanti c’è quello dell’arresto nell’aprile 2017 di 14 funzionari del Tumtis, il sindacato dei trasporti, tra cui il presidente Nurettin Kılıçdoğan.

In Arabia Saudita le libertà civili rimangono apertamente negate, e tutti i lavoratori restano privi dei loro diritti di libertà di associazione e contrattazione collettiva. Le proteste vengono brutalmente represse e sanzionate. In questo oppressivo clima, gli 8,3 milioni di lavoratori migranti nel paese (oltre il 90% della forza lavoro del settore privato) è rimasto particolarmente colpito dal sistema kafala. Sono stati infatti spesso ingannati ad accettare lavori redditizi in Arabia Saudita solo per ottenere i propri passaporti confiscati all’arrivo. In questo modo sono stati costretti a lavorare in posizioni di lavoro non dignitose. Nel frattempo, le autorità hanno continuato a reprimere i lavoratori migranti irregolari con arresti e deportazioni.

Nel marzo 2017, il Ministero degli Interni ha lanciato una campagna denominata “Una nazione senza violazioni” che ha dato ai lavoratori migranti 90 giorni per regolarizzare il loro stato o lasciare il paese senza penalità. Tra i casi di abusi si segnala poi quello del gennaio 2017, quando, 49 ex lavoratori del Gruppo BinLadin sono stati condannati a 300 frustate e fino a quattro mesi di carcere per aver organizzato una protesta per salari non pagati. E ancora nel marzo 2017, 29 lavoratori indiani sono stati detenuti in condizioni disumane dalla compagnia Al-Hajry Overseas di Al-Hassa per aver richiesto un congedo eccezionale.

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