A fuoco le elezioni

In Congo l'incendio del magazzino elettorale rimanda ancora le votazioni da cui sono escluse due aree colpite da ebola e che si oppongono a Kabila

Elezioni infuocate, non solo in senso figurato, quelle nella Repubblica Democratica del Congo. Le votazioni che si dovevano tenere il 23 dicembre sono state infatti rimandate di una settimana a causa del rogo del magazzino nel quale si conservava il materiale e le schede elettorali. Dal voto sono comunque escluse le regioni di Beni e Lubero nell’Est del Paese e quella occidentale di Yumb che andranno alle urne a marzo del 2019 anno a causa dell’epidemia di ebola in corso.

In queste aree l’opposizione al presidente Joseph Kabila è molto forte. In molti hanno quindi visso in questa scelta una mossa politica per favorire il candidato appoggiato da Kabila, Emmanuel Ramazani Shadary. A Beni, città nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, le forze di sicurezza hanno usato armi da fuoco e lacrimogeni per disperdere i manifestanti che protestavano contro la loro esclusione dal voto.

Le elezioni, in ogni caso, arrivano con due anni di ritardo. Il mandato del presidente Kabila è infatti finito da tempo. Candidato a queste elezioni Félix Tshisekedi, figlio di Étienne, leader dell’opposizione a Kabila e morto a Parigi e al quale non è stato consentito di tirnare in Congo nemmeno da morto. I funerali del leader potrebbero infatti essere motivo di scontri e proteste.  Due altri oppositori Moïse Katumbi e Jean-Pierre sono stati esclusi dalla competizione dalla commissione elettorale e si sono schierati a favore di Martin Fayulu, il candidato scelto a sorpresa dai gruppi dell’opposizione riuniti a Ginevra l’11 novembre 2018.

Ai governi di Kabila le opposizioni contestano la corruzione endemica, il perdurare dei conflitti nelle province dei Kivu, dei Kasai e dell’Ituri, l’incapacità di migliorare la condizioni di vita, lo sperpero della ricchezza mineraria del Paese. Per continuare nel suo mandato anche senza comandare in prima persona (dal momento che la Costituzione glielo impedisce) ha scelto come successore Emmanuel Ramazani Shadary, un suo fedelissimo, famoso per aver represso nel sangue manifestazioni di protesta.

In una analisi di Colette Braeckman per Le Soir e pubblicata su Internazionale si rileva che altri problemi per le elezioni sono i registri elettorali, che secondo un’inchiesta dell’Organizzazione internazionale della francofonia conterrebbero i nomi di almeno sei milioni di elettori fantasma. E ancora l’indipendenza della commissione elettorale è stata più volte messa in discussione oltre a conflitti e instabilità che rendono impossibile il voto in alcune parti del paese.  La preoccupazione più grande è però quella che riguarda le macchine per il voto elettronico. Si corre infatti il rischio che molti elettori, poco abituati al digitale, non si adattino al nuovo sistema e le interruzioni di corrente ostacolino le operazioni di voto.

L’appello di Brazzaville. Nella città di Brazzaville si è svolto il 26 dicembre il mini summit della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc).  Al vertice hanno preso parte cinque capi di Stato: Denis Sassou Nguesso (Congo), João Manuel Gonçalves Lourenço (Angola), Hage G. Geingob (Namibia), Chagwa Edgar Lungu (Zambia) e Mogweetsi Keabetswe Eric Masisi (Botswana). Grande assente: il Presidente della Rd Congo, Joseph Kabila.

Dal summit è emerso un appello affinchè “la classe politica e la società civile lavorino insieme per organizzare elezioni libere, democratiche e trasparenti. I cinque capi di Stato hanno anche espresso in un comunicato la loro preoccupazione per gli atti di violenza che hanno caratterizzato la campagna elettorale nella Rd Congo.”

di Al.Pi.

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