Di Alice Pistolesi
Una città assediata, migliaia di persone in trappola. Afrin, al confine tra Turchia, Iran, Iraq è in questo momento uno dei fronti più aperti e combattuti della guerra siriana.
Una guerra, quella siriana, che ne racchiude molte. Una di queste riguarda la popolazione curda e la Turchia, da sempre ostile alla formazione di uno Stato Kurdistan indipendente.
Erdal Karabey, una delle figure di spicco del Movimento Toscano per il Kurdistan e della Comunità Kurdistan, da anni si impegna per “rompere il blocco informativo contro i soprusi del popolo curdo, prima e durante la guerra”.
Erdal abitava in Turchia, Paese dal quale è fuggito a 16 anni. “I curdi residenti in Turchia, racconta Erdal, hanno tre possibilità: combattere sulle montagne, vivere come turchi, dimenticando ciò che siamo e arruolandosi nell’esercito turco per combattere contro i nostri stessi fratelli, oppure scappare”.
Erdal scelse la terza opzione e arrivò in Italia attraversando stati e montagne a piedi. Arrivato in Albania si imbarcò su un gommone.
Come la stragrande maggioranza dei curdi che abita in Italia, Erdal si impegna per la costruzione di uno Stato indipendente curdo ed è in continuo contatto con i propri conterranei.
Il coordinamento toscano ha ad oggi attivi circa 200 curdi e molte associazioni del territorio.
Che notizie avete da Afrin?
Sono oltre 50 giorni che i combattenti curdi stanno tentando di resistere agli attacchi dell’esercito turco e non solo. In questo momento la città di Afrin è assediata. Ogni giorno ci arrivano notizie di bombardamenti, di morte.
Perché sta succedendo proprio ad Afrin?
Afrin è una città nella quale vivono anche arabi, turkmani, cristiani, arrivati anche da altre zone di guerra. In quella città si stanno applicando i principi del confederalismo democratico, come a Kobane. I turchi non hanno accettato di aver perso Kobane e per questo stanno attaccando le città di confine. Afrin è una di queste. E prima di lei c’è stata Manbij.
Per questo motivo quindi secondo voi è stata assediata?
Sta succedendo la stessa cosa che successe a Kobane nel 2015. Anche in quel caso gli eserciti curdi non vollero lasciare la città in mano ai terroristi. Quale migliore occasione quindi per l’esercito turco per colpire anche noi nemici curdi? Afrin si trova in un’area strategica, al confine tra tre Stati. Per questo è di importanza fondamentale.
Quindi, un assedio in piena regola
Sì e per di più in un silenzio incredibile. Una mattanza fatta con il silenzio europeo e con armi terribili. I combattenti curdi ci parlano in questi giorni dell’utilizzo di armi chimiche. Per non parlare del bombardamento all’ospedale di pochi giorni fa. Una vera violazione del diritto internazionale.
Cosa vi aspettate che succeda?
Dopo oltre 50 giorni di bombardamenti e di anni di guerra non abbiamo molte speranze negli attori internazionali Quello che può fare ciascuno di noi è alzare la testa. Abbiamo bisogno di solidarietà, sostegno, umanità. Chi si sente di appartenere al genere umano non può oggi girare lo sguardo.