Aiuti umanitari al Tigrai

Addis Abeba da' luce verde ai convogli dell'Onu per portare sollievo alla popolazione civile. Migliaia i profughi e le vittime nel conflitto tra la regione del Nord e il governo dell'Etiopia

In una guerra su cui sappiamo poco ma che si ritiene abbia ucciso migliaia di civili e militari, fatto fuggire oltre 45.000 persone verso il Sudan e che si svolge in una regione dell’Etiopia dove già in 600.000 persone dipendevano già dagli aiuti alimentari anche prima dell’operativo militare, le condizione sono drammatiche mentre il conflitto va avanti. Addis Abeba e le Nazioni Unite hanno però raggiunto un accordo per far arrivare nel Tigrai gli aiuti umanitari disperatamente necessari nella regione settentrionale in guerra con il governo dell’Etiopia che ne avrebbe occupato la capitale Macallè.

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L’accordo è stato annunciato oggi dai funzionari delle Nazioni Unite, e dovrebbe consentire agli operatori umanitari un accesso “senza ostacoli” alle aree del Tigrai controllate dal governo, dove si sono svolti. Non è chiaro invece se potranno raggiungere le aree ancora sotto il controllo del Tigray People’s Liberation Front. Per ora si tratta di un conflitto senza testimoni e resta da vedere se i convogli umanitari avranno veramente un accesso “senza ostacoli” a tutte le zone del conflitto. Si tratta dei primi testimoni oculari di una guerra oscurata dal governo di Addis Abeba secondo cui non sono state fatte vittime civili. Secondo l’agenzia vaticana Fides si stima che in Tigrai gli sfollati siano più di un milione, di cui oltre 45.000 persone sono fuggite nel vicino Sudan. La condizione peggiore, scrive l’agenzia vaticana, “è quella dei quasi 100.000 rifugiati eritrei i cui campi vicino al confine del Tigrai erano sul fronte dei combattimenti. Alcuni rifugiati sarebbero stati uccisi o rapiti e sarebbero state perpetrate gravi violazioni delle norme internazionali”.

(Red/Est)

In copertina una mappa della regione da Reliefweb 

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