di Maurizio Sacchi
Il più rilevante tra gli eventi del G7 in Canada è stato il duro intervento della presidente della Commissione europea Von der Leyen nei confronti della Cina. Nel suo discorso denuncia l’economia statale cinese e le “distorsioni” causate dalla sua sovraccapacità industriale e dall’uso pesante dei sussidi”, e che la fonte del “più grande problema collettivo” nel sistema commerciale globale è stata l’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) nel 2001. E ha rincarato la dose : “Mentre altri hanno aperto il loro mercato, la Cina si è concentrata sulla riduzione delle protezioni della proprietà intellettuale e sui sussidi massicci, con l’obiettivo di dominare la produzione globale e le catene di approvvigionamento”[…] ”Questa non è concorrenza di mercato, è una distorsione intenzionale”. E ancora: “La Cina si definisce ancora un Paese in via di sviluppo. Non può essere così. La Cina ha ampiamente dimostrato di non essere disposta a vivere all’interno dei vincoli del sistema internazionale basato sulle regole”.
Il ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha risposto per le rime, accusando l’Ue di elargire alle proprie aziende “sussidi massicci” e di perseguire una politica di “preferenza europea”. […] “La cosiddetta storia della sovraccapacità non è altro che un pretesto usato dai Paesi interessati per diventare protezionisti, semplicemente perché temono per la loro competitività e le loro quote di mercato. Il problema non è la ‘sovraccapacità’, ma l’ansia eccessiva” […] “L’Ue sta lavorando per rilanciare la propria crescita e competitività. Ciò richiede l’abbandono dei doppi standard, una maggiore apertura e una maggiore cooperazione”.
La ragione immediata di questo attacco della Von der Leyen risiede nelle restrizioni di Pechino all’esportazione delle terre rare, cruciali per tutta la tecnologia di punta dell’industria globale,e lo ha detto chiaramente: “La Cina sta usando questo quasi-monopolio non solo come merce di scambio, ma anche come arma per minare i concorrenti in settori chiave”. Ha dovuto riconoscere che La Rpc ha subito attenuato le sue misure, usate soprattutto per disinnescare la guerra dei dazi, ma ha avvertito che “la minaccia rimane” e ha invitato il G7 a serrare i ranghi per “fare pressione” sulla Cina. Mentre parlava, Trump era ancora al vertice, ed a lui si rivolta direttamente. ”Donald ha ragione: c’è un problema serio”.
A queste reiterate accuse, il portavoce del ministero per gli Affari esteri cinese ha risposto: ”Le cosiddette “distorsioni del mercato” e le accuse di “sovraccapacità” sono assolutamente false. Il G7 le usa come pretesto per le sue pratiche di protezionismo commerciale, per contenere e reprimere il progresso industriale della Cina e per politicizzare e strumentalizzare le questioni economiche e commerciali…la Cina è pronta ad aumentare la comunicazione e il coordinamento con l’Ue, a gestire correttamente le differenze commerciali e a raggiungere una prosperità condivisa e vantaggiosa per tutti”… “Detto questo, ci opponiamo fermamente a qualsiasi tentativo di danneggiare il diritto allo sviluppo della Cina o di affermare i propri interessi a spese della Cina”. Un vertice Ue-Cina è previsto per la fine di luglio.Il probabile accordo che dovrebbe uscire dall’incontro Cina-UE di luglio è dettato ora dalla necessità, soprattutto europea, data la posizione di forza di Pechino sulle terre rare.
Ma c’è un piano degli Usa, dell’Europa, e dei loro alleati che è stato pensato proprio in chiave anti-cinese: la Via del Cotone, nome dato comunemente all’IMEC: India-Middle East-Europe Economic Corridor. È un corridoio India-Medio Oriente-Europa alternativo alla Road Belt Initiative (RBI), che prevede l’unione dei porti dell’India agli Emirati per trasferire gas, petrolio e merci su rotaia fino alla costa Sudest del Mediterraneo. Il protocollo è stato sottoscritto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, India, Italia, Unione europea e Stati Uniti. Presentata ufficialmente il 9 settembre 2023 al Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII) del G20 di New Delhi, è la risposta di Stati Uniti ed Unione europea alla Via della Seta cinese e alle politiche dei BRICS in Medio Oriente. Il progetto è tornato alla ribalta nel corso dell’intervento di Benjamin Netanyahu all’assemblea delle Nazioni Unite, avvenuto il 27 settembre 2024. Al Palazzo di Vetro il premier israeliano ha mostrato due cartelli: da una parte la maledizione (the curse), che comprende Iran, Iraq, Siria e Libano; dall’altra la benedizione (the blessing), ovvero il corridoio che si estende dall’India all’Europa passando per l’Arabia Saudita.
L’Iran -e la Palestina- rappresentano un ostacolo alla realizzazione della Via del Cotone: un punto da non sottovalutare nelle analisi sulle due guerre di Israele, che sembrano accentrarsi tutte o sulla supposta minaccia nucleare, o sulla pretesa di difesa della democrazia. I collegamenti principali della Via del Cotone sono due: uno ferroviario tra l’Europa e il Golfo (EAU, Arabia, Israele e Giordania) tramite Giordania e Israele e uno portuale tra l’India e gli Stati arabi. Un progetto geopolitico ambizioso che lega l’Asia all’Europa, concordato dagli Stati Uniti con Israele, l’Unione europea e i Paesi sunniti del Golfo. Stando a quanto dichiarato da Ursula Von der Leyen nel 2023 a margine dell’incontro a New Delhi, questo asse commerciale ed energetico ridurrà del 40% il tempo necessario per il trasporto delle merci tra l’India e il Medio Oriente. Il corridoio India-Medio Oriente-Europa è possibile grazie agli Accordi di Abramo dell’agosto 2020, che hanno consentito la normalizzazione economica tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti.
La Turchia è rimasta fuori dall’IMEC e il presidente Erdogan, fortemente critico nei confronti del governo israeliano per la dura offensiva contro i civili palestinesi nella Striscia di Gaza e per l’avvio delle operazioni di terra in Libano, ha promesso un percorso alternativo a questo corridoio, l’Iraq Development Road Project che dovrebbe collegare il Golfo con l’Europa attraverso una ferrovia e un’autostrada, passando per i porti degli Emirati Arabi Uniti, del Qatar e dell’Iraq, compreso il porto di Grand Faw, attualmente in fase di costruzione. La Francia, invece, vuole essere un attore chiave dell’IMEC e mobilitare Marsiglia e il suo porto come testa di ponte.
Nella foto da wikipedia, l’annuncio della Via del Cotone, New Dehli 2023






