Le truppe schierate dagli USA alla frontiera tra Stati Uniti e Messico hanno fatto impiego di lacrimogeni su un gruppo di circa cento migranti della carovana centroamericana formatasi in origine in Honduras. I migranti avevano supertato la barriera di confine presso Tijuana. Intanto, a fronte dei 200.000 migranti centroamericani che ogni anno traversano il Messico, diretti verso gli Stati Uniti, il neoeletto presidente messicano Lopez Obrador e il suo omologo americano Donald Trump hanno avviato colloqui per una sorta di “piano Marshall” per il Centro America. Un piano che dovrebbe offrire posti di lavoro sul posto. Il piano però suscita perplessità, dato che i suoi effetti non sarebbero visibili prima del maggio 2020; gli investimenti dovrebbero venire principalmente dall’industria privata, e non rappresentano quindi una certezza.
Nel frattempo è conflitto aperto negli States tra presidenza e una parte della magistratura: una delle misure di Trump per impedire ai membri della carovana centroamericana formatasi in Honduras di entrare nel Paese ha infatti subito una battuta d’arresto giudiziaria dopo che, una settimana fa, un giudice federale di San Francisco ha temporaneamente bloccato la direttiva di Trump – annunciata prima delle elezioni e firmata poco dopo – che ha proibito le domande di asilo per gli immigrati senza documenti. Dando ragione alle risorse dei gruppi di sostegno degli immigrati, il giudice Jon Tigar ha sostenuto che la proclamazione del presidente viola la legge sull’immigrazione degli Stati Uniti, che consente di chiedere asilo a qualsiasi straniero, indipendentemente dal fatto che sia entrato o meno legalmente nel paese. “Qualunque sia la portata dell’autorizzazione del presidente, non può riscrivere le leggi sull’immigrazione per imporre una condizione che il Congresso ha espressamente vietato”.