Lula Presidente dal 1° gennaio

I camionisti sciolgono i blocchi stradali. Il Presidente sconfitto cerca l'impunità ma alla fine ammette la sconfitta. Resoconto di una settimana calda

di Maurizio Sacchi

ln Brasile, ci son volute dopo 48 ore di silenzio. Poi, Jair Bolsonaro ha ammesso la sconfitta,e riconosciuto la legittimità della affermazione di Lula Inacio da Silva. Comincia dunque ora  la transizione di potere, secondo i passi previsti dalla Costituzione, con incontri formali fra rappresentanti delle due parti.  Bolsonaro è il primo presidente in carica a perdere una rielezione nella storia del Brasile. È la prima volta in Brasile che il perdente di un’elezione impiega così tanto tempo per ammettere pubblicamente il risultato. Già da una settimana ormai, fin da lunedì scorso, l’equipe di Luiz Inácio Lula da Silva ha avuto i primi contatti con il Governo che gli cederà il potere il 1° gennaio. Il Vicepresidente eletto di Lula, Geraldo Alckmin (nell’immagine a sinistra), ex governatore di San Paolo incaricato di guidare il processo di transizione, ha avuto un colloquio con il capo dello staff di Bolsonaro, Ciro Nogueira.

Prima della accettazione della sconfitta, manifestanti bolsonaristi, e in particolare i camionisti, hanno messo in atto blocchi stradali in tutto il Paese, che  hanno  bloccato l’aeroporto internazionale di San Paolo, Guarulhos, e costretto alla cancellazione di circa 25 voli. Nei gruppi pro-Bolsonaro erano apparsi messaggi come “Lula non ha vinto, è stato aiutato (…) dal Tribunale elettorale superiore e dalla Corte Suprema” o inviti a protestare davanti alle caserme . La polizia stima che ci siano state circa 450 chiusure di strade a partire da martedì scorso. A San Paolo, una settimana fa, lunedì sera, le strade vicino all’aeroporto internazionale, uno dei più trafficati del Sud America, sono state intasate dal traffico. I voli sono stati cancellati perché i piloti e gli equipaggi non riuscivano a raggiungere l’aeroporto. Ma I Governatori dei tre Stati più popolosi, San Paolo, Rio de Janeiro e Minas Gerais, tutti e tre governati da alleati  di Bolsonaro, hanno dispiegato la polizia per ripristinare il traffico. II rieletto Governatore di Minas Gerais, Romeu Tema, che ha invitato a votare per Bolsonaro, ha ordinato la riapertura delle strade e ha dichiarato in un video su Instagram: “Le elezioni sono finite e la legge va rispettata”. 

Infine, nella tarda serata di mercoledì scorso, Bolsonaro ha esortato i suoi sostenitori a porre fine ai blocchi, affermando in un video sui social media che le manifestazioni erano legittime, ma che i blocchi stradali limitavano il diritto delle persone e danneggiavano l’economia.Così giovedì mattina i blocchi si sono andati sciogliendo, e si è sbloccato l’accesso al porto di Paranagua, uno dei più importanti per le esportazioni di grano del Brasile. I proprietari dei camion usati come barricate dovranno pagare una multa di 100.000 reais (17.000 euro) per ogni ora di blocco.

Bolsonaro in precedenza aveva detto che le proteste post-elettorali inscenate dai sostenitori più accaniti – tra cui l’uso di camion e pneumatici per bloccare le principali autostrade – sono il frutto di “indignazione e senso di ingiustizia per come si è svolto il processo elettorale”. E ora, lasciato il potere, Bolsonaro potrebbe trovarsi esposto a una moltitudine di possibili indagini e accuse relative a fake news, comportamento antidemocratico, presunta corruzione e alla sua gestione della pandemia di Covid che ha ucciso quasi 700.000 brasiliani. Martedì scorso Bolsonaro sarebbe stato impegnato in colloqui con sei membri della Corte suprema nell’ambito di una presunta trattativa, che, secondo l’autorevole analista politico Guilherme Amado, sarebbe volta a “chiedere che né lui né la sua famiglia siano perseguitati” una volta che si sarà dimesso.

L’immagine è tratta dal sito del Pt

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