Bomba Iran

di Tommaso Andreatta

L’Iran possiede il «padre di tutte le bombe». Parola del comandante della Forza aerospaziale del Corpo dei guardiani della Rivoluzione islamica (Irgc), generale Amir Ali Hajizadeh. In un’intervista riportata da PressTv ha fatto sapere che l’ordigno da 10 tonnellate supererebbe per potenza la bomba «Gbu-43 Moab», la più pericolosa arma non nucleare degli Stati Uniti, lanciata in aprile in Afghanistan e definita la «madre di tutte le bombe».

«La Moab – ricorda Repubblica – pesa circa 22.000 libbre (9.800 kg) ed è stata finora considerata la più potente arma non nucleare mai progettata. L’ordigno, realizzato durante la guerra statunitense in Iraq, può colpire grandi aree sotto la superficie terrestre con potenti e devastanti onde d’urto che distruggono ogni cosa, compresi bunker ed equipaggiamenti».

Industrie iraniane. «Dietro richiesta delle forze aerospaziali delle Guardie della rivoluzione iraniana, le industrie belliche (iraniane, ndr) hanno prodotto una bomba di 10 tonnellate. Queste bombe sono a nostra disposizione. Possono essere lanciate dagli aerei Ilyushin e hanno un alto potere distruttivo» ha affermato Ali Hajizadeh, citato da Press tv.

Insomma l’Iran, a livello istituzionale e non istituzionale, è armato fino ai denti e la paura si sta diffondendo in tutto il pianeta. Questa notizia fa scattare una serie di preoccupazioni perché evidentemente la corsa alle armi di distruzione di massa non si è arrestata e gli accordi tra Stati valgono quel che valgono se le industrie belliche di Teheran possono fornire, su richiesta, gli ordigni necessari alle “Guardie della rivoluzione”.

Controllo americano. Durante la sua visita primaverile in Israele il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva dichiarato: «Usa e Israele possono dichiarare ad una voce che all’Iran non sarà mai, mai, mai concesso di avere un arma nucleare. L’Iran deve smettere di addestrare e finanziare i gruppi terroristici e le milizie».

Il rapporto tra Iran e Corea del Nord. Bombe iraniane, missili nordcoreani. Mentre gli osservatori internazionali si domandano se gli Stati Uniti hanno il diritto di proporsi quale unica vera potenza nucleare, cercando di impedire (per ora con scarsi risultati) l’armamento atomico altrui, un’altra questione sta emergendo: chi ha aiutato il regime di Pyongyang? In un articolo pubblicato sull’Huffington Post si fanno nomi e cognomi: «Il rapporto che lega Pyongyang a Teheran, ma anche a Damasco e viceversa, data almeno 35 anni: stabilito ai tempi dell’invasione dell’Iran da parte dell’Iraq di Saddam Hussein, quando la Corea del Nord diventò un fornitore cruciale di armi per l’esercito ancora sbandato della teocrazia sciita, in pieno embargo e isolata nel mondo.

Ebbene, dicono i servizi segreti (italiani compresi), non solo quel rapporto non si è mai interrotto, ma in questi anni e in questi mesi si sarebbe consolidato grazie ad una collaborazione intensa e segreta a favore dei rispettivi progetti nucleari, con l’Iran ufficialmente impegnato a utilizzare l’atomo per scopi civili e la Corea del Nord lanciata invece in un’escalation militare che l’ha vista sviluppare bombe di tipo A e (forse) più devastanti di tipo H (all’idrogeno)».

Per la cronaca il leader nordcoreano Kim Jong Un ha promesso di completare il programma nucleare nonostante le sanzioni Onu.

Ombre sulla morte di uno scienziato.  Ma torniamo alla “polveriera iraniana”, alla disponibilità di armi da parte di Teheran e a cosa sappiamo (poco in verità) circa le contromisure prese a livello internazionale. Al netto degli accordi per contenere la dotazione atomica del Paese, giova ricordare un episodio che ha ancora molti lati oscuri. I metodi utilizzati per avere informazioni e per fermare l’escalation di potenziale bellico in mano all’Iran (inteso come Stato ma anche come Paese dove il controllo istituzionale non è quello di un Paese occidentale) sono i più vari. Era il gennaio 2012 – ce lo ricorda il sito Dagospia che cita l’Ansa – quando un professore universitario morì in un attentato a Tehera: venne fatta esplodere una bomba piazzata su un’auto da una persona in moto. Tutto si consumò nella parte nord della città, vicino all’Università.

La vittima si chiamava Mustafa Ahmadi-Roshan. Lavorava al sito si arricchimento nucleare di Natanz. Lo riferì l’agenzia Mehr. «Lo scienziato, che aveva 32 anni, era il vicedirettore dell’ufficio commerciale dell’impianto di Natanz e lavorava su un progetto relativo ai polimeri e ad un dispositivo per la separazione degli elementi gassosi. Natanz è stato finora il principale sito per l’arricchimento dell’uranio in Iran e conterrebbe oltre 8.000 centrifughe».

Mustafa Ahmadi-Roshan era un docente di industria del petrolio alla Sanati Sharif University, specializzata in scienze dell’industria. In quell’occasione il vicegovernatore della provincia di Teheran, Safar Ali Baratloo, accusò Israele, visto che l’uomo stava lavorando al programma nucleare. «La bomba era magnetica, lo stesso tipo di quelle usate per gli omicidi di scienziati, ed è il lavoro dei sionisti».

 

http://www.repubblica.it/esteri/2017/09/16/news/iran_pasdaran_abbiamo_padre_di_tutte_le_bombe_-175643372/

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mondo.shtml?refresh_ce

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/22/trump-in-israele-iran-non-avra-mai-arma-nucleare-teheran-smetta-di-armare-ryad-sponsor-del-terrorismo/3605950/

http://www.huffingtonpost.it/2017/04/20/c-e-l-iran-dietro-l-atomica-nordcoreana_a_22047356/

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bomba-bomba-altro-scienziato-iraniano-muore-attentato-esplode-34227.htm

http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2017/09/16/iran-abbiamo-padre-tutte-bombe_1J70mZ8e4Ens8qJWvHJvRK.html

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