Boris, Donald e la guerra a Huawei

La decisione inglese di garantire al colosso cinese una grande fetta del mercato 5G in Gran Bretagna non piace agli Usa.Ed è subito scontro.  Un rapporto incrinato?

di Lucia Frigo

Londra – Il presidente americano Donald Trump telefona qualche giorno fa a Downing Street dopo la decisione di Boris Johnson di affidare a Huawei gran parte dei lavori per portare la tecnologia 5G nel Regno Unito: una sfuriata telefonica, degna della peggiore lite tra innamorati. Boris Johnson e Donald Trump non sono solo i leader di due Paesi storicamente affiancati: sono anche due figure molto simili, due conservatori populisti che hanno fatto del malcontento dei loro Paesi un’arma vincente per le loro mire nazionaliste.

Non stupisce, dunque, che il presidente Americano abbia sempre visto Johnson come un alleato prezioso da questo lato dell’oceano – né che Johnson, durante la sua campagna per la Brexit, abbia annunciato grandiosi accordi commerciali con gli USA. Eppure questo scenario sembra messo in discussione dai recenti sviluppi che vedono al centro dell’attenzione il colosso tecnologico Huawei: la compagnia di telecomunicazioni che nasconde, però, le lunghe dita della Repubblica Popolare Cinese.

È da oltre un anno che il Governo americano guerreggia contro Huawei, azienda pioniere nel settore della tecnologia 5G, accusando di spionaggio la compagnia e il suo direttivo. Da allora, la Casa Bianca cerca di convincere i suoi partner commerciali e l’Europa a boicottare Huawei, della quale non ci sarebbe da fidarsi visti i legami intensi tra la dirigenza Huawei e il governo cinese.

Ma da Londra arriva la notizia: l’accordo con Huawei ci sarà, anche se a condizioni limitate. Gli esperti spiegano come le alternative non cinesi (come le aziende Nokia ed Ericsson) siano molto lontane dal livello di avanguardia di Huawei, e privarsi di queste tecnologie innovative porterebbe il Regno Unito ad essere in ritardo di molti anni rispetto al progresso di cui è in possesso l’azienda cinese. Il bando è già stato siglato, Huawei inizierà a lavorare nel Regno Unito.

A poco serve, allora, la rabbia di Donald Trump al telefono – che i giornali definiscono “da colpo apoplettico”, raccontando l’uso di “toni inauditi per una comunicazione ufficiale tra capi di Stato”. Quel che è chiaro è che il Presidente ha preso sul personale la scelta di Londra. E che qualche conseguenza ci sarà, vuoi sul lato economico vuoi nel mondo dell’Intelligence, con i due Paesi che sono pilastri portanti del gruppo dei Five Eyes (la tavola rotonda sulla sicurezza che condividono con Australia, Canada e Nuova Zelanda). Due giorni dopo la telefonata, il Ministro della Giustizia William Barr ha suggerito che “L’America e i suoi alleati dovrebbero considerare attivamente” la scelta di compagnie tecnologiche americane o europee, nelle quali sarebbe opportuna una presenza azionaria americana o alleata.

Allora è d’obbligo una riflessione come quella proposta dal Financial Times: nei suoi (finora) quattro anni di presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump ha lavorato costantemente in nome del principio “divide et impera” – smontando e indebolendo ogni istituzione internazionale, ogni trattato multilaterale di cui gli Usa facevano parte (dal Trattato di Parigi sull’ambiente, al Jcpoa, sul nucleare in Iran, ai suoi commenti sulla Nato), per riportare l’America ad essere “di nuovo grande”, svincolata da regole, “la priorità”.

Eppure adesso sembra tremare di fronte alla possibilità di non avere alleati contro Huawei e  la Cina, che il segretario di stato Mike Pompeo definisce “la minaccia fondamentale del nostro tempo”. L’America è grande e indipendente, sembra dire, fino a quando non ha bisogno di una mano. In quel caso, si torna subito a riferirsi agli altri Paesi chiamandoli “alleati”.

E Boris Johnson, portavoce della stessa ideologia nazionalista (“Britan takes back control” era il grande slogan pro Brexit) non sta allora facendo legittimamente lo stesso gioco, mettendo al centro delle sue politiche il bene e il progresso del Paese, senza guardare in faccia amici o supposti “alleati”? Certo è che Johnson, per il bene della sua nazione, dovrà stare sempre più attento agli amici che sceglie. Proprio nello stile di Trump, Boris Johnson ha appena firmato un divorzio con l’Unione Europea, promettendo al Regno Unito “accordi commerciali molto più vantaggiosi, per esempio con gli Stati Uniti”. Ma chissà se gli Stati Uniti ne vorranno ancora parlare. Per il momento, riattaccano furibondi.

 

 

 

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