Burkina Faso: “Il Governo mette in pericolo i civili”

Un'inchiesta di Human Right Watch fa luce sul massacro di Barsalogho compiuto dal gruppo terroristico Jnim nell'agosto 2024 e accusa le autorità 

Il Governo del Burkina Faso non è stato in grado di proteggere i civili e, anzi, li ha messi in pericolo. A sostenerlo è Human Rights Watch, in un’inchiesta pubblicata il 29 ottobre 2024 che prende in esame il massacro di almeno 133 persone avvenuto nell’agosto 2024. 

Il 24 agosto 2024, il Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani (Jama’at Nusrat al-Islam wa al-Muslimeen, Jnim), legato ad Al-Qaeda, aveva attaccato centinaia di civili che stavano scavando una trincea per proteggere Barsalogho (cittadina nel Centro-Nord del Paese) e la sua base militare governativa. La ong ha confermato attraverso le testimonianze dei testimoni che almeno 133 persone sono state uccise, tra cui decine di bambini, e oltre 200 sono rimaste ferite. Cifre comunque non certe: il Collectif Justice Pour Barsalogho (Collettivo Giustizia per Barsalogho), formato da un gruppo di residenti dopo l’attacco, ha dichiarato che sono stati uccisi fino a 400 civili. 

“Il massacro di Barsalogho è l’ultimo esempio di atrocità commessa da gruppi armati islamici contro civili che il governo ha messo a rischio inutilmente”, ha affermato Carine Kaneza Nantulya , vicedirettrice per l’Africa di Human Rights Watch. “Le autorità dovrebbero urgentemente dare priorità alla protezione dei civili, assicurare i responsabili alla giustizia e garantire che le vittime e le loro famiglie ricevano un’adeguata assistenza medica e altro supporto”. 

La trincea che i civili stavano scavando è in costruzione dal 2022. Testimoni hanno affermato che i soldati di stanza a Barsalogho hanno costretto gli uomini a scavare la nuova sezione della trincea senza nessuna forma di pagamento. Molti uomini si erano rifiutati di lavorare alla trincea perché impediva loro di guadagnarsi da vivere e lo ritenevano insicuro. Nonostante questo però i soldati li avevano costretti minacciandoli e picchiandoli. Hrw ha scritto al governo del Burkina Faso chiedendo di approfondire queste accuse. Il 10 ottobre il ministro della giustizia ha risposto affermando che il lavoro forzato è proibito dalla legge in Burkina Faso e che “le testimonianze secondo cui i militari avrebbero costretto le popolazioni a scavare la trincea non sono provate”. Nella sua risposta all’inchiesta di Human Rights Watch, il ministro della Giustizia ha affermato che l’Alta corte della città di Kaya ha aperto un’indagine per far luce sull’attacco di Barsalogho e identificare i responsabili. 

In una risposta del 18 settembre a Human Rights Watch (disponibile in inglese e arabo), il Comitato per la Sharia del gruppo Jnim in Burkina Faso (Comité chariatique du GSIM au Burkina Faso in francese) ha cercato di giustificare l’attacco, affermando che anche se i bersagli fossero stati costretti a scavare la trincea, “questo non sarebbe un pretesto per risparmiarli. Chiunque…segua questo regime…merita di essere ritenuto responsabile”. 

I sopravvissuti e i parenti delle vittime hanno detto che il giorno dopo l’attacco, le autorità, tra cui il portavoce del governo, i ministri della sicurezza e dell’azione sociale e il capo di stato maggiore dell’esercito hanno visitato Barsalogho per esprimere la loro solidarietà alla popolazione. “Hanno dato due sacchi di mais e un sacco di riso a ogni capofamiglia”, ha detto un contadino trentacinquenne che ha perso due fratelli nell’attacco. “Questo però non colmerà il vuoto e le perdite”.

 

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