Caso Assange : la polemica si infiamma

"Sentenza politica"  secondo il relatore delle Nazioni unite. Il precedente dei Pentagon papers di 50 anni fa

di Maurizio Sacchi

La sentenza che Assange può essere estradato negli Stati Uniti ha causato una dura risposta del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer. “Questa è un passo falso della magistratura britannica”, ha detto Melzer il 10 dicembre, appena la Corte britannica ha emesso il giudizio.”Potete pensare quello che volete su Assange, ma non è in condizione di essere estradato”, aggiungendo che il “verdetto ´[é] politicamente motivato”.

Assange, 50 anni, è ricercato negli Stati Uniti per una presunta cospirazione per ottenere e divulgare informazioni classificate dopo la pubblicazione da parte di WikiLeaks di centinaia di migliaia di documenti trapelati relativi alle guerre in Afghanistan e Iraq. La sentenza non segnerà la fine di questa lotta legale, che ora si trasferirà a un tribunale di grado inferiore, e qualunque sia il risultato di questo, é quasi certo che si finirà alla Corte suprema. A gennaio un tribunale britannico aveva stabilito che Assange non potesse essere estradato negli Stati uniti, citando un rischio reale e “opprimente” di suicidio, ma il 10 dicembre l’alta Corte ha accolto la tesi degli Stati uniti. I giudici hanno concluso che il rischio di suicidio era mitigato dalle assicurazioni delle autorità americane che Assange non sarebbe stato tenuto in condizioni carcerarie altamente restrittive se estradato. Gli avvocati di Assange hanno detto che intendono sfidare la sentenza con un altro appello, questa volta alla corte suprema del Regno Unito.

 Anche la senatrice dei Verdi britannici Janet Rice ha criticato la decisione: “Il ministro degli Esteri Marise Payne deve urgentemente parlare con gli Stati uniti e dire loro di far cadere queste accuse assurde e porre fine alle torture di Assange”.che si trova davanti  una condanna a 175 anni di carcere e affronta “ la possibilità molto reale di vivere i suoi ultimi giorni dietro le sbarre”, ha detto un deputato indipendente alla Camera: “Il giornalismo non è un crimine …Ancora una volta il Regno Unito dimostra di essere un lacchè degli Stati Uniti e che l’Australia è felice di andare con loro”.

Sulla questione del rischio di suicidio per Assange se rinchiuso in un carcere americano, gli Usa hanno giocato la carta di garantire le massime condizioni di sicurezza, e che avrebbero assicurato “qualsiasi trattamento clinico e psicologico“, Argomento che parrebbe aver convinto la Corte.  Ma le assicurazioni degli americani non hanno convinto  i media, e  certamente non Azeezah Kanji di Al Jazeera, che commenta: “Questo è un conforto discutibile [ se fornito dal] complesso industriale medico-carcerario americano, in cui la “cura” è spesso la continuazione della punizione con altri mezzi: segregazione isolata in “unità di servizi psichiatrici”; reclusione nuda sotto costante sorveglianza in celle di “sorveglianza del suicidio”; “terapia” fornita a pazienti chiusi in “gabbie di trattamento” delle dimensioni di una cabina telefonica. ”Azeezah Kanji fa un parallelo fra il caso Assange e precedenti casi di estradizione dal Regno unito: “…casi di musulmani estradati dal Regno Unito agli Stati Uniti con accuse di “terrorismo” illuminano come le assicurazioni – che sono sia inverificabili che inapplicabili – siano servite come scudo umanitario per gli abusi; [ commessi dietro] uno schermo di compassione e responsabilità”.

.Intanto le precedenti accuse contro Assange si sono rivelate, più che false, costruite ad arte: nel giugno 2021 il giornale islandese Stundin ha pubblicato i dettagli di un’intervista con Sigurdur Ingi Thordarson, uno dei testimoni del Dipartimento di giustizia americano contro Assange. Nell’intervista Thordarson ha dichiarato di aver fabbricato le accuse utilizzate nell’atto d’accusa statunitense e  Il procedimento  iniziato nel 2012 si è chiuso il 12 agosto 2015, quando i procuratori svedesi hanno annunciato di aver abbandonato le indagini su tre delle accuse contro Assange, perché i termini di prescrizione erano scaduti. L’indagine sull’accusa di stupro è stata abbandonata dalle autorità svedesi il 19 maggio 2017.

Resta la pesantissima accusa di spionaggio e di rivelazioni che mettono in pericolo la sicurezza degli Usa. E i 175 anni di carcere. Ma le notizie uscite da Wikileaks sono state pubblicate da tutti i principali media mondiali; e il responsabile della fuoriuscita delle informazioni -ora in carcere- non era Assange. Se l’emergere delle uccisioni di massa in Iraq e Afghanistan viene considerata non solo legittimo, ma un fatto che aiuti la democrazia e la trasparenza, come dimostra la loro pubblicazione e circolazione, perché Assange, che le ha rese possibili, dovrebbe finire in carcere il resto della vita?.

Un caso di mezzo secolo fa fa riflettere: I Pentagon Papers (“Carte del Pentagono”), 7 000 pagine di documenti top-secret del Dipartimento della Difesa degli Stati uniti,  uno studio approfondito sulle strategie e i rapporti del governo federale con il Vietnam nel periodo che va dal 1945 al 1967. Furono raccolti nel 1967, per volere di Robert McNamara, ministro della difesa durante la guerra in Vietnam, che voleva darli all’amico Robert Kennedy, che  si candidava alla presidenza. I Pentagon Papers furono poi copiati da Daniel Ellsberg, venduti e pubblicati per la prima volta sul New York Times, in prima pagina, il 13 giugno 1971 e in seguito sul Washington Post. 

I Pentagon Papers rivelarono che il governo degli Stati Uniti aveva esteso il proprio ruolo nel conflitto con bombardamenti e raid aerei nel Laos, in Cambogia e in Vietnam del Nord e aveva intrapreso delle azioni di guerra, prima che gli americani ne fossero informati. I documenti rivelarono inoltre i reali obiettivi della guerra del Vietnam, definiti dallo stesso McNaughton come segue:

•70%: evitare una sconfitta umiliante;

•20%: mantenere il Vietnam del Sud e il territorio adiacente libero dal dominio cinese;

•10%: assicurare ai sud-vietnamiti un modo di vivere migliore e più libero;

•Anche emergere dalla crisi senza alcuna inaccettabile macchia per i metodi utilizzati;

•Non per “Aiutare un amico”, anche se sarebbe difficile rimanere se invitati ad andar via.

Una serie di rivelazioni che mettevano sotto accusa sia la politica del Governo, che la sua onestà e trasparenza nei confronti dei cittadini.  Nixon mandò un’ingiunzione per bloccare la pubblicazione dei documenti, ma il New York Times fece appello portando il caso alla Corte suprema, che annullò l’ingiunzione a favore della libertà di stampa[. Chi volesse rivivere la storia di questa vittoria della libertà di stampa, veda The Post ,  un film del 2017  2017 diretto da Steven Spielberg con  Meryl Streep e Tom Hanks.

Il parallelo tra i Pentagon papers e Wikileaks é ancor più significativo se si considera che le rivelazioni di mezzo secolo fa  dimostravano che i vertici militari e di intelligence sapevano che la guerra del Vietnam non si poteva vincere; eppure si continuavano a mandare giovani in guerra promettendo vittoria e nascondendo informazioni. I crimini di guerra in Iraq e Afghanistan sono venuti alla luce grazie a Wikileaks. E questo ha contribuito a un cambiamento nella politica americana.

Nel dare ragione agli editori, che avevano sfidato l’ingiunzione facendo uscire i giornali malgrado le minacce di Nixon, la Corte suprema a stelle e strisce dichiarava: «Soltanto una stampa libera e senza limitazioni può svelare efficacemente l’inganno nel governo. E di primaria importanza tra le responsabilità di una stampa libera è il dovere di impedire a qualsiasi parte del governo di ingannare le persone e di inviarle all’estero in terre lontane, a morire di febbri straniere e sotto le bombe ed il tiro nemico»

Nell’immagine di copertina, un manifesto per la liberazione di Assange

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