Come modificare il memorandum Italia-Libia

Un decalogo per cambiare l'accordo entro febbraio 2020. Un intervento di Nino Sergi presidente emerito di Intersos

di Nino Sergi*

Il governo italiano ha deciso di rinnovare il memorandum di intesa Italia-Libia per altri tre anni, annunciando l’intenzione di proporre modifiche da concordare bilateralmente prima del 2 febbraio 2020, termine del primo triennio. Le comunicazioni alla Camera, sia del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale che della ministra dell’Interno, hanno formalizzato tale decisione ed è stata annunciata la disponibilità della parte libica.

Dopo la mia nota del 27 ottobre scorso, in cui auspicavo questa soluzione motivandone le ragioni, ritorno sul tema cercando di individuare alcune importanti modifiche al memorandum in un lungo documento che si riferisce in particolare all’impegno politico dell’Italia e dell’Europa, al rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, ai centri di detenzione governativi, alla guardia costiera libica, alla cooperazione di qualità, alla necessità di garantire trasparenza uscendo dall’opacità, di cui riprendo qui la parte finale.

A causa dell’avventata e deleteria arroganza politica di alcuni paesi, la Libia del dopo Gheddafi si è trovata in grandi difficoltà, che si sono aggravate a causa di continue influenze esterne disgregative che alimentano il conflitto armato e la destabilizzazione. La Libia non può quindi farcela da sola. Ha bisogno del sostegno internazionale, dell’Ue e dell’Italia in particolare. La cooperazione è quindi indispensabile, ma deve basarsi su alcune condizioni in merito ai diritti umani e l’attenzione ai più bisognosi e vulnerabili. Per favorire la stabilità, dovrà essere una cooperazione da attuarsi in modo coordinato, a partire dei paesi Ue, al fine di potere garantire maggiore efficacia e risultati duraturi. Sarebbe un auspicabile risultato della prossima conferenza di Berlino.

Per quanto riguarda il rapporto Italia-Libia, dovrà trattarsi, in modo graduale ma determinato e trasparente, di una cooperazione che:

1) Sia vincolata al rispetto dei diritti umani, la sacralità della vita, la dignità di ogni persona, la tutela dei minori, la protezione delle donne, il divieto di tortura e altri trattamenti crudeli o degradanti, come stabilito dai trattati e convenzioni che obbligano entrambi i paesi.

2) Si inserisca nel più ampio impegno politico dell’Italia per contribuire attivamente alla stabilizzazione e pacificazione, senza le quali ben pochi passi potrebbero essere fatti in tema di protezione e di diritti umani, assumendo un ruolo ancora più propositivo a livello europeo e mediterraneo.

3) Prema bilateralmente perché, almeno tra i paesi Ue, in questo difficile percorso di stabilizzazione, si agisca in modo coordinato, senza più ipocrisie, richiamando alla responsabilità la Comunità internazionale e tenendo in considerazione le priorità libiche. E chieda un maggiore sostegno finanziario dell’Ue per rafforzare l’attuazione delle politiche di stabilizzazione, di lotta ai traffici criminali, di collaborazione con gli Stati frontalieri lungo le rotte migratorie e con quelli di origine dei flussi, avvalendosi dell’autorevole e preziosa iniziativa politica dell’Unione africana.

4) Si sviluppi garantendo il riconoscimento, il sostegno, la possibilità di accesso e di azione delle organizzazioni internazionali che operano nel campo delle migrazioni e dell’assistenza umanitaria, in particolare Unhcr, Oim, Federazione internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa e organizzazioni ad esse collegate.

5) Da parte libica preveda che i centri di detenzione temporanea siano posti sotto l’autorità del ministero della Giustizia e siano gestiti sulla base dello Stato di diritto e del giusto processo.
6) Contribuisca all’umanizzazione dei centri detentivi migliorandone da subito le condizioni di vita, con riferimento particolare a donne e bambini che non devono rimanere reclusi; per giungere alla loro chiusura e sostituzione con strutture più consone alla dignità di ogni persona ed alla tutela dei più vulnerabili; ove fattibile, affidandone la gestione alle organizzazioni internazionali competenti.

7) Faciliti: i) l’organizzazione di programmi con l’Oim e altre organizzazioni per il ritorno assistito di coloro che chiedono di essere aiutati a ritornare nei propri paesi; ii) la valutazione delle richieste di protezione internazionale con l’Unhcr, ripartendo nei paesi disponibili, in Africa e negli altri continenti, le persone selezionate; iii) la libera scelta del migrante di rimanere in Libia per lavoro o di procedere autonomamente per altre mete autorizzate.

8) Preveda di abbinare al supporto tecnologico l’addestramento formativo-operativo della guardia costiera libica per quanto riguarda le operazioni in mare, ai fini della professionalità e sicurezza, il senso del dovere e della responsabilità verso chiunque si trovi in pericolo, il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali.

9) Garantisca che ogni persona a rischio, in mare o lungo la rotta migratoria, sia salvata e assistita in conformità con i principi di umanità e le leggi e convenzioni internazionali.

10) Sia monitorata e valutata regolarmente dal comitato misto previsto dal memorandum che dovrà, anche articolandosi in sezioni operative, garantirne la trasparenza. Una presenza specialistica non istituzionale di entrambe le parti, all’interno del comitato, potrebbe essere opportuna.

E’ un decalogo che riassume quanto illustrato e motivato nei paragrafi del documento e che rimane aperto ad ulteriori innovazioni che possano arricchire e qualificare la cooperazione bilaterale. Un decalogo che sia la Libia che l’Italia dovrebbero assumere senza esitazioni nella revisione del memorandum di intesa, nel reciproco interesse.

*presidente emerito di Intersos

L’intero documento può essere letto qui

 

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