Egitto

Negli anni il Governo di Abdel Fattah al-Sisi, salito al potere con un colpo di Stato nel 2013, è diventato sempre più autoritario. Oggi, l’espressione del dissenso è vietata e l’opposizione politica è praticamente inesistente. I diritti civili, tra cui la libertà di stampa e di riunione, sono strettamente limitati. Le forze di sicurezza commettono violazioni di diritti umani e omicidi extragiudiziali in un’impunità dilagante. Al-Sisi, un tempo Ministro della Difesa e Comandante delle forze armate egiziane, è rimasto al potere in un contesto di brogli elettorali ed eliminazione sistematica di qualsiasi forma di opposizione. Nelle elezioni del 2018, ha ricevuto il 97% dei voti dopo aver fatto pressione su tutti gli altri candidati affinché si ritirassero, lasciando in corsa solo Mostafa Mousa, capo del partito Al-Ghad e suo sostenitore. Gli emendamenti alla Costituzione adottati nel 2019 hanno poi aggiunto due anni all’attuale Governo del Presidente, estendendolo fino al 2024, momento in cui potrà chiedere un ulteriore mandato di sei anni. L’Esecutivo continua a esercitare grossa influenza sui tribunali, che proteggono gli interessi del Governo, dell’esercito e dell’apparato di sicurezza. Nel novembre 2021, un tribunale d’emergenza ha condannato senza appello i leader della forza di opposizione Al-Amal (Speranza), arrestati nel 2019 poco prima di lanciare una coazione per le elezioni parlamentari del 2020. Durante la detenzione alcuni di essi sarebbero stati sottoposti a torture. Le condizioni di vita nelle carceri rimangono disumane: 57 persone, la maggior parte delle quali imprigionate per motivi politici, sarebbero morte in custodia nei primi otto mesi del 2021. Al contempo, l’uso della pena di morte è aumentato drasticamente da quando Al-Sisi è salito al potere. Secondo la think tank Egyptian Initiative for Personal Rights, nei primi due mesi del 2021 le autorità egiziane hanno giustiziato sette prigionieri e condannato a morte 67 imputati. All’indomani del conflitto in Ucraina, peggiora anche la crisi economica e aumentano i livelli di povertà in un Paese totalmente dipendente dalle esportazioni del grano russo e ucraino. La minaccia di insicurezza alimentare è aumentata vistosamente per quasi un terzo degli egiziani che vivono in povertà e per altri milioni di persone che vivono in condizioni disagiate. La crisi alimentare si accompagna con un’inflazione (e quindi il costo della vita) salita al 15,3% in agosto 2022, un dato preoccupante se paragonato all’aumento del 6% registrato nello stesso mese dell’anno precedente. Intanto continua il conflitto tra le forze di sicurezza e le cellule militari legate al sedicente Stato Islamico nella Regione del Sinai, dove attacchi terroristici e operazioni militari hanno provocato diverse vittime tra i civili. In nome della lotta contro i terroristi, l’esercito continua a imporre restrizioni alla circolazione e demolire edifici. A livello internazionale, rimangono in stallo le negoziazioni con Etiopia e Sudan sulla gestione delle acque del Nilo, lanciate nel 2021 e mediate dall’Unione Africana. La costruzione da parte dell’Etiopia della Diga del Gran Rinascimento Etiope (Grand Ethiopian Renaissance Dam), che ha completato il terzo ciclo di riempimento, è considerata una questione di sicurezza nazionale per l’Egitto, che dipende dal Nilo per oltre il 90% del suo fabbisogno idrico. Il Cairo teme che la raccolta d’acqua nel bacino possa compromettere le risorse idriche che arrivano al Paese, con conseguenze letali per l’economia e la vita delle popolazioni lontane dall’area costiera.