Guinea Conakry

Il nome ufficiale di questo Paese è Repubblica di Guinea ma è più noto come Guinea Conakry, dal nome della capitale. Negli ultimi mesi, dopo le elezioni municipali del febbraio 2018 (rinviate per 8 anni essendo previste nel 2010), è piombato in un periodo di instabilità a causa di una serie di proteste e di scioperi. Le proteste sono avvenute perché i risultati delle elezioni sono stati resi pubblici con grande ritardo e la popolazione e alcuni settori della società civile hanno subodorato brogli. Gli scioperi invece sono stati proclamati da diverse categorie di lavoratori ma soprattutto dagli insegnanti per ottenere gli stipendi arretrati e aumenti consistenti. Ma non si tratta solo di una mera questione economica. Sono in molti infatti a ritenere che dietro queste rivendicazioni e proteste ci sia un forte malcontento della popolazione per l’operato del Presidente Alpha Condè, al potere dal 2010 quando si svolsero le prime elezioni libere di questo Paese. Due anni prima era morto il vecchio dittatore Lansana Contè al quale era succeduto un turbolento periodo di violenze e colpi di stato. Le condizioni socio economiche non aiutano. In questo Paese di 13milioni di abitanti, il 47% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (indice di sviluppo umano: 0,355 – 178° su 187 Paesi) e vi convivono diverse comunità ( peul 32,1%, malinké 29,8%, soussou 19,8%, guerze 6,2%, kissi 4,7%, toma 2,8% e altri gruppi minori 4,6%). La mortalità infantile (prima dei 5 anni) è molto alta (130/1.000) e l’analfabetismo ha percentuali importanti arrivando quasi al 70%. Mentre l’accesso all’acqua potabile raggiunge quasi l’80% della popolazione, quello ai servizi sanitari riguarda solo il 20. Come in molti Paesi africani, si tratta di una condizione sociale che può aiutare la nascita di conflitti violenti anche se questo Paese ha in realtà grandi ricchezze nel sottosuolo, dalla bauxite (possiede le più grandi miniere del pianeta) a oro, diamanti, uranio.