Niger

Situazione attuale e ultimi sviluppi

Paese più povero del Mondo secondo l’Indice di Sviluppo Umano, nel 2022 il Niger rimane preda di scontri violenti e attacchi terroristici che, nonostante gli sforzi delle truppe locali e internazionali dispiegate nella regione del Sahel, continuano a produrre vittime e destabilizzare la Nazione. I principali gruppi armati attivi sono quelli di sempre. Boko Haram e Iswa (Islamic State in West Africa), nato dalla scissione dello stesso Boko Haram, operano principalmente nell’area che circonda il lago Chad confinante con Ciad e Nigeria. Jnim (Jamaat Nusrat al-Islam wal Muslimeen), affiliato ad alQaeda, e Isgs (Islamic State Greater Sahara), vicino al gruppo Stato Islamico, rimangono attivi nella zona di confine con Mali e Burkina Faso. Quest’anno in Niger il numero di vittime per attacchi terroristici sembra essere diminuito rispetto al 2021, anno in cui sono state registrate cifre da record. Tale inversione di rotta potrebbe essere determinata dal recente ridispiegamento delle forze francesi nella Regione. All’indomani della crisi tra Parigi e la Giunta militare maliana, nel 2022 la Francia ha ritirato tutte le sue truppe dal territorio di Bamako per ridistribuirle tra gli altri Paesi dell’Area. Il Niger in particolare è diventato il nuovo epicentro della presenza francese, accettando di ricevere il grosso delle truppe straniere. A marzo, uno spiraglio di speranza era stato aperto dal Governo di Mohamed Bazoum che sembrava intenzionato ad avviare colloqui di pace con diversi gruppi jihadisti, strategia che aveva precedentemente escluso. Il nuovo ruolo di Niamey come principale partner francese nella lotta al terrorismo nel Sahel ha inevitabilmente determinato il fallimento di qualsiasi tentativo di dialogo, esponendo il Paese a ulteriori attacchi. I gruppi jihadisti non sono gli unici a non aver apprezzato la nuova presenza francese. Un tempo vista come forza liberatrice, oggi la Francia è accusata di neocolonialismo da una buona parte della popolazione nigerina. Dopo un primo attacco a un convoglio di truppe francesi nella città di Tera il 27 novembre 2021, nel 2022 la popolazione è scesa in piazza più volte per protestare contro quello che viene percepito come “un esercito criminale e coloniale”. Molto spesso gli slogan anti-francesi sono stati accompagnati da dimostrazioni di simpatia nei confronti della Russia di Putin, nel contesto di un generale riallineamento regionale all’indomani del conflitto in Ucraina. Emerge chiaramente dalla situazione nigerina l’erosione dell’influenza francese in una delle Regioni più strategiche del Continente africano.

Per cosa si combatte

Nel 2022 il Niger si classifica al 140° posto sui 163 Paesi analizzati dal Global Peace Index dell’Institute for Economics and Peace, scivolando di due posizioni più in basso rispetto all’anno precedente. L’insicurezza nel Paese è prodotta dalle attività terroristiche dei gruppi jihadisti, dall’instabilità politica, dalla presenza di conflitti interni e dal crimine organizzato impegnato nel contrabbando di armi, oro e droghe. Più che all’ideologia jihadista, l’emersione e la resilienza di gruppi armati non statali sono dovute a una combinazione di diversi fattori, tra cui la debolezza delle istituzioni statali, la corruzione endemica, una brutale repressione del dissenso, la disfunzionalità e la violenza delle forze militari poco controllate. Si tratta di problemi strutturali che vanno al di là della guerra al terrorismo e all’estremismo religioso promossa dagli attori locali e internazionali. A ciò si aggiungono i livelli di povertà estremi, esacerbati dagli effetti della guerra in Ucraina che ha portato a un aumento dell’inflazione e del costo della vita nell’intero Continente. Infine, la lotta per le materie prime (uranio soprattutto) e le risorse (a partire dall’acqua) continuano a essere un motivo di interesse per molti attori presenti nel Paese. La carenza idrica e l’insicurezza alimentare in una Regione devastata dal cambiamento climatico contribuiscono a esasperare la popolazione e alimentano quelle condizioni in cui prosperano e reclutano i gruppi terroristici.

Quadro generale

Con il più basso Indice di Sviluppo tra i 189 Paesi analizzati nel 2021, il Niger non riesce a risollevarsi dalle estreme difficoltà legate all’insicurezza che caratterizza l’intera regione del Sahel. Secondo Afrobarometer, almeno un cittadino su 10 ha subito personalmente attacchi armati e nel 2021 la metà dei 10 attacchi terroristici più letali si sono verificati in Niger e Burkina Faso. La violenza è alimentata non solo dal jihadismo, ma anche dal crimine organizzato, dal traffico di droga e dalle attività di contrabbando.

Alla violenza si aggiunge la povertà: più del 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, guadagnando meno di 1,90 dollari al giorno. Insicurezza alimentare e scarsità di acqua sono grandi sfide per il Paese, portato allo stremo dagli effetti catastrofici del cambiamento climatico. In Niger le temperature stanno aumentando 1,5 volte più velocemente che nel resto del Mondo e le piogge, quando si verificano, si trasformano in alluvioni potenti e improvvise.

L’aggravarsi della siccità, l’irregolarità crescente delle precipitazioni e la desertificazione in aumento minano la produzione alimentare in un Paese in cui oltre l’80% della popolazione dipende dall’agricoltura. Distruggendo insediamenti umani e fomentando tensioni tra le comunità per il controllo di terra arabile e risorse naturali, le minacce ecologiche aggravano ulteriormente il conflitto e la crisi umanitaria.

Al contempo il Niger rimane un Paese giovanissimo, con un’età media di 15 anni. Secondo l’Institute for Economics and Peace, si tratta del Paese con il più alto tasso di crescita demografica della Regione, con un aumento del 161% della popolazione previsto entro il 2050. In altre parole, un incremento da 25,1 a 65,5milioni di persone. In un contesto di risorse e spazi abitabili limitati, tale crescita aumenta ulteriormente la pressione sulle istituzioni, generando malcontento popolare e creando le condizioni favorevoli per il proliferare dei gruppi armati. Per quanto riguarda le malattie, si segnala una recente impennata di malaria, che si aggiunge a malattie endemiche come tifo, tubercolosi e meningite.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 i decessi per malaria in Niger sono stati 17.022, pari al 10,59% dei decessi totali registrati nel Paese. È presente anche il colera, nelle zone agricole, e l’Aids tra la popolazione giovanile, specie cittadina. ll Covid-19 non sembra aver causato grossi danni, con circa di 9.000 contagi registrati e 300 morti dall’inizio della pandemia. Nonostante sia uno dei Paesi più poveri del Mondo, il Niger è ricco di risorse del sottosuolo, tra cui uranio, carbone, oro, ferro, calcare e fosfati. La corruzione diffusa e i ricavi trattenuti dalle compagnie minerarie fanno sì che la popolazione non ne benefici e dipenda dagli aiuti internazionali. In altre parole, un’abbondanza di minerali in mezzo a un mare di povertà.

L’economia del Niger dipende fortemente dal settore agro-pastorale. Oltre all’uranio, si esportano bestiame, cipolle e legumi per un totale di 1,18miliardi di dollari all’anno. I settori dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca, svolti su piccola scala, impiegano la maggior parte della popolazione. Al di là della produzione di legname nelle zone più a Sud, l’attività più diffusa rimane l’agricoltura, con colture di sussistenza come miglio e fagioli, a cui si aggiungono canna da zucchero, ortaggi e tabacco. Infine, il Niger accoglie una quantità incredibile di rifugiati dai Paesi circostanti, che si aggiungono agli sfollati interni.

A fine marzo 2021, il Paese contava un totale di 313.000 sfollati interni e 235.000 rifugiati. Nel 2022 i numeri sono aumentati: nel periodo tra gennaio e aprile sono stati registrati più di 36.000 nuovi arrivi dalla Nigeria, dal Mali e dal Burkina Faso, con una media di oltre 2.500 persone a settimana.

Nel 2022 si contavano 580.000 sfollati, di cui 380.000 sono rifugiati, per lo più donne e bambini, che hanno bisogno di alloggio, acqua, cibo e accesso a servizi di base come assistenza sanitaria e istruzione. Il fatto che, una volta arrivati, si insedino in alcune delle aree più aride del Niger rende la loro situazione ancora più precaria.

Con il generale aumento dei prezzi e la crisi di sicurezza alimentare in corso, la sopravvivenza tanto dei rifugiati quanto delle comunità locali è sottoposta a dura prova.