Cosa succede in Turchia

Mentre i riflettori della cronaca si allontanano dai risultati delle elezioni turche, Erdogan regola i conti con l'opposizione. A cui impedisce di andare al governo nelle città dove ha vinto

Il punto del giornalista  Murat Cinar in un’analisi di Pressenza sui risultati delle elezioni turche. La resa dei conti nel dopo voto: come si ribalta la volontà popolare degli elettori

 

Le elezioni amministrative che si sono svolte il 31 marzo sono ancora al centro del dibattito pubblico. A Istanbul, grazie alle numerose richieste della coalizione del governo, il riconteggio è tuttora in atto. Nel sud est del Paese invece sembra che il governo non abbia digerito la sconfitta. In questa tornata elettorale i partiti che compongono la Coalizione per la Repubblica hanno perso il controllo di numerose città importanti. Lo storico Partito dello Sviluppo e della Giustizia, AKP, insieme al suo nuovo alleato, Partito del Movimento Nazionalista, MHP, hanno perso le elezioni a Istanbul, Ankara, Izmir ed in tutta la fascia mediterranea. Per di più varie città storicamente governate dalle destre sono passate nelle mani della coalizione dell’opposizione.

A Istanbul la coalizione del governo ha presentato numerosi ricorsi e la Commissione Elettorale (YSK) ha deciso di ricontare le schede non valide in più di 35 municipalità. La differenza tuttora è a favore del candidato della Coalizione del Popolo, Ekrem Imamoglu. Tuttavia gli alti esponenti del governo hanno già dichiarato che sono a favore di chiedere la ripetizione delle votazioni, nel mese di giugno. La sconfitta per la coalizione del governo è stata registrata anche nel sud est della Turchia. Nonostante la massiccia presenza delle forze armate, gli scontri che hanno obbligato la popolazione locale ad immigrare altrove, i numerosi media locali oscurati in questi ultimi tre anni e varie municipalità controllate dai commissari straordinari, si può parlare tranquillamente della vittoria del Partito Democratico dei Popoli, HDP. Durante lo stato di emergenza, dal 2016 al 2018, circa cento sindaci e governatori locali, sono stati allontanati dal posto di lavoro e circa cinquanta di questi sono stati arrestati con l’accusa di far parte delle organizzazioni “terroristiche”. Al posto delle persone elette dal popolo, sono stati nominati dei commissari straordinari che, molto spesso, precedentemente lavoravano per conto dell’AKP. Tuttavia i risultati elettorali hanno dimostrato che la popolazione locale voleva dare, di nuovo, l’incarico ai candidati dell’HDP. Infatti in quest’ultima tornata elettorale più del 70% delle municipalità governate dai commissari è tornato nelle mani dell’HDP. Soltanto nel 33% dei casi è stata la coalizione del governo a vincere le elezioni.

Nonostante numerosi ricorsi presentati dal Partito Democratico dei Popoli, legati alle irregolarità documentate, la Commissione Elettorale non ha deciso di ricontare le schede, al contrario di quello che accade a Istanbul. Nelle città di Mus e nelle località di Malazgirt ed Akdeniz si tratterebbe anche di una piccola differenza che ha permesso alla coalizione del governo di dichiarare la vittoria. Quindi, se i ricorsi fossero stati accolti, forse la vittoria dell’HDP sarebbe stata ancora più diffusa. Mentre il caos e le ingiustizie dei ricorsi continuano ad occupare la quotidianità del Paese, la sera del 10 aprile, la Commissione Elettorale ha preso una decisione molto discutibile. In 8 municipalità, vinte dall’HDP, è stato deciso che l’incarico sarà consegnato al candidato arrivato come secondo. Questa decisione della YSK si basa sul fatto che in questi luoghi siano state candidate delle persone che durante lo stato di emergenza sono state allontanate dai loro incarichipubblici.

Zeyyat Ceylan

Il caso del candidato Zeyyat Ceylan riassume molto bene l’ingiustizia del caso. Ceylan lavorava come insegnante presso una scuola statale, pochi mesi dopo il fallito golpe del 2016, ed è stato denunciato. Mentre il procuratore analizzava le carte, Ceylan ha perso il suo lavoro con un decreto legge emesso dal Presidente della Repubblica, esattamente come è successo a più di 40 mila insegnati in due anni. Il 19 febbraio del 2019, Zeyyat Ceylan, si è presentato nell’ufficio locale della Commissione Elettorale, dopo 13 giorni la sua richiesta è stata accettata. Nelle elezioni amministrative del 31 marzo, Ceylan ha ottenuto 116 mila voti diventando così il sindaco del municipio di Baglar in provincia di Diyarbakir. Tuttavia con l’ultima decisione della YSK è possibile che il nuovo sindaco di questo muncipio diventi il candidato della coalizione del governo che ha preso 42 mila voti. Ceylan, nell’intervista rilasciata al BBC Turkce, parla così: “Ci sono diversi parlamentari, eletti l’anno scorso, che hanno subito le conseguenze dei decreti di legge dello stato di emergenza. Tuttora svolgono il loro lavoro da parlamentare. E’ ingiusto che non si applichi la stessa regola ai neo eletti sindaci. Questa è una decisione puramente politica”. Ceylan ha deciso di fare ricorso nella Corte Costituzione e se non ottenesse un risultato soddisfacente si rivolgerà alla Cedu.

I decreti legge emessi durante lo stato di emergenza comprendono una serie di limitazioni de diritti civili dei funzionari pubblici. Esattamente come è successo con gli avvocati ed i medici, non potranno mai esercitare il loro lavoro anche se saranno assolti alla fine dei processi. Tuttavia questo non è una limitazione ufficiale dei diritti politici. Il Partito Democratico dei Popoli ha deciso di organizzare delle manifestazioni di protesta contro queste decisioni. Nel comunicato diffuso dal Partito si parla di “colpo di stato messo in atto dall’AKP”. Anche il Partito Popolare della Repubblica, CHP, con un comunicato stampa ha protestato contro la decisione della Commissione Elettorale, dicendo: “Questi candidati non sono stati allontanati dal loro posto di lavoro grazie ad un percorso giuridico ma per decisione del Presidente della Repubblica. Dunque, secondo il regolamento elettorale, non c’è nessuna voce che gli impedisce di candidarsi oppure di essere eletti. I processi sono in corso e le persone elette sono tuttora innocenti. Per cui la decisione della YSK è nettamente politica”.

Nel caso in cui la decisione della Commissione Elettorale venisse confermata in tutti gli otto casi, i nuovi sindaci sarebbero del Partito dello Sviluppo e della Giustizia, AKP, che governa la Turchia da più di 15 anni.

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