di Andrea Tomasi
Erdogan continua a dominare le pagine dei grandi media. Dopo avere sventato il «golpe» estivo nel giro di poche ore, continua l’epurazione. «La Turchia – scrive l’Ansa – ha varato un decreto che consentirà la scarcerazione di 38 mila detenuti che, secondo i media, dovranno far posto alle circa 35 mila persone arrestate dopo il fallito golpe del 15 luglio». Insomma fuori i criminali veri e dentro tutti i golpisti o presunti tali. Il sospetto che la «vendetta» post colpo di stato stia diventando, per il regime, un’occasione per liberarsi di «soggetti scomodi» sta dicentando qualcosa di più di un sospetto. E l’odore di sangue sta arrivando fino a Berlino e Bruxelles, dove era stato sottoscritto l’accordo con Ankara (della serie: noi via diamo i miliardi e la «promessa» di entrare nell’Unione Europea e voi ci risolvete il problema delle ondate di migranti verso le nostre coste). Nella distrazione generale in clima olimpico, la Turchia continua a stringere la morsa della repressione contro i nemici del presidente Recep Tayyip Erdogan (nell’immagine). Il 16 agosto la polizia «ha fatto irruzione negli uffici di 44 società di Istanbul arrestando 120 manager, con l’accusa di sostenere finanziariamente il nemico numero uno: Fethullah Gulen, l’ex imam dal 1999 in esilio volontario negli Stati Uniti, che Ankara indica come organizzatore dei fatti di metà luglio». Strumento per fare conoscere la «nuova» linea del Governo sono i social network. Il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, su Twitter ha spiegato che le scarcerazioni, per fare spazio ai «criminali golpisti», non sarebbe altro che un «rilascio condizionato». «Il decreto prevede infatti il rilascio di detenuti che devono ancora scontare un massimo di due anni della pena, e concede la libertà vigilata ai detenuti che hanno già scontato la metà della pena». Insomma – si cerca di fare intendere – una cosa buona e giusta, anche perché dietro le sbarre resteranno comunque – si assicura – i condannati per omicidio, violenza domestica, abusi sessuali o reati contro lo Stato. «La libertà condizionata è prevista dalla nostra normativa, per reati non gravi e quando siano stati scontati i due terzi della pena», ha spiegato all’Ansa l’ambasciatore turco a Roma, Aydin Adnan Sezgin, assicurando che le 38 mila scarcerazioni annunciate o«non sono quindi legate» agli sviluppi del tentato golpe. La campagna propagandistica non pare però avere fatto breccia nel cuore degli internauti più attenti. «Intanto la procura turca ha avanzato la richiesta di condanna a due ergastoli e 1.900 anni di carcere per Fethullah Gulen». Gli Stati Uniti sono pressati e il presidente Barack Obama ha invitato a Ankara a rispettare la democrazia. Bastone e carota a stelle e strisce: Washington infatti alza la voce ma poi si dice «pronta a collaborare alle indagini sui responsabili del golpe. Il portavoce della Cara Bianca, Josh Earnest, ha reso noto – scrive il Fatto Quotidiano – che Obama ha parlato con Recep Tayyip Erdogan, offrendogli appoggio nelle indagini sul tentato colpo di stato ma chiedendo che il governo mostri moderazione e rispetti lo stato di diritto: “Il principio della democrazia va rispettato anche mentre vengono condotte indagini”, come quelle in corso sui responsabili e partecipanti al fallito golpe». La Casa Bianca ha fatto sapere, inoltre, che il governo turco ha depositato dei documenti sull’imam Fetullah Gulen, riferendo che nel colloquio tra Obama ed Erdogan è stato discusso lo status di Gulen, che vive da anni negli Usa».
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/08/17/turchia-fuori-38mila-detenuti-spazio-a-golpisti-_ea6f16f1-5674-41e7-bcc6-01432dee3eb2.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/19/turchia-erdogan-gulen-come-bin-laden-partito-dopposizione-mhp-pronto-a-votare-pena-di-morte/2917509/
foto tratta da www.greenreport.it