Crimini di guerra nel Sudan del Sud

Amensty International denuncia in un rapporto fatti di "stupefacente brutalità" avvenuti tra aprile e giugno 2018

“Crimini di guerra” di “stupefacente brutalità”. In questi termini Amnesty International ha definito l’offensiva del governo del Sudan del Sud e delle milizie alleate tra aprile e giugno 2018.

Il rapporto presentato dall’ong per i diritti umani, mercoledì 19 settembre, si basa su un’indagine relativa all’offensiva nelle aree di Leer e Mayendit, nello Stato dell’Unità settentrionale, ovvero uno dei più colpiti dalla guerra interna. Nel rapporto Amnesty sono state catalogate le testimonianze di circa 100 persone sfuggite agli attacchi.

“L’offensiva – ha dichiarato Amnesty – è stata caratterizzata da una brutalità sbalorditiva, con civili uccisi deliberatamente, bruciati vivi, impiccati sugli alberi e investiti con veicoli blindati”.
Documentata anche “violenza sessuale sistematica”, stupri di gruppo, rapimenti e l’omicidio deliberata di ragazzi e neonati maschi.

Il nuovo accordo di Pace

Intanto il Paese tenta di trovare una nuova strada per la pace. Il presidente Salva Kiir e il leader dei ribelli Riek Machar hanno firmato un nuovo accordo di pace ad Addis Abeba la scorsa settimana dopo lunghe trattative. La firma è avvenuta alla presenza dell’ex presidente del Botswana, Festus Mogae, che dal novembre 2015 è al vertice della Commissione congiunta di monitoraggio e valutazione (Jmec), l’organismo per il controllo del cessate il fuoco in Sudan del Sud istituito dall’Igad, il blocco regionale dell’Africa orientale.

Gli accordi permettono la creazione di un governo di transizione, con Machar da reintegrare come vice presidente. Molti osservatori internazionali sono scettici rispetto agli accordi di pace, visto che anche gli accordi precedenti non sono stati rispettati.

Gli anni di conflitto nel Sudan del Sud hanno lasciato un Paese allo stremo. Oltre la metà dei 12 milioni di abitanti necessita di aiuti alimentari per sopravvivere. Il conflitto, iniziato nel 2013, dopo che Kiir aveva accusato Machar (in quel tempo suo vice) di organizzare un colpo di stato, ha ucciso decine di migliaia di persone e ne ha fatte fuggire oltre due milioni.

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