Crisi siamese

Atmosfera tesa in Thailandia per le elezioni del 24 marzo. Dopo la candidatura della sorella del re giudicata "inappropriata" dal monarca
Ubolratana: una campagna elettorale durata poche ore

Il mondo e la stampa internazionale si sono appassionati, alla fine di settimana scorsa, per la designazione della principessa Ubolratana a premier della Thailandia nelle prossime elezioni del 24 marzo. Quella che sembrava una favola rosa – la principessa contro il generale (uno dei candidati è l’attuale premier espressione della giunta militare che ha preso il potere con un golpe nel 2014) – si è però presto trasformata in un terremoto politico. E anche se i giornali hanno smesso di seguire la vicenda – divenuta assai meno rosa – la situazione in Thailandia è gravida di rischi da qui alle consultazioni del 24. Per questo motivo ce ne occupiamo anche se i riflettori della cronaca si sono spenti su una vicenda emblematica della compl,essità politica tailandese.

Una strana nomina

Guardia al palazzo del re

Dopo la decisione di venerdi mattina 8 febbraio del Partito Thai Raksa Chart – che con il partito  Pheu Thai è considerato un’emanazione della famiglia Shinawatra in esilio – nella tarda serata dello stesso giorno, il fratello minore di Ubolratana, l’attuale monarca Rama X, ha bollato come “inappropriata” la scelta della sorella maggiore. La Casa reale, dice il comunicato che spiega l’anatema monarchico, stabilisce che la corona sia super partes e dunque Ubolratana, benché abbia rinunciato al titolo (si è infatti sposata con un commoner, un borghese) è pur sempre parte della Real Casa. E dunque va fatto un passo indietro. Il partito ha obbedito. La principessa, dopo un primo debole tentativo di resistenza, ha lei pure desistito. Ma il terremoto non si è fermato.

Thai Raksa Chart e Pheu Thai sono due partiti considerarti, come dicevamo, un’emanazione della famiglia Shinawatra di cui l’ex principessa Ubolratana è molto amica. Sono in sostanza gli eredi più o meno diretti del Thai Rak Thai di Thaksim Shinawatra che, sollevato dal suo incarico di premier da un golpe militare nel 2006, si fece poi rappresentare dalla sorella  Yingluck Shinawatra (leader appunto del  Pheu Thai). Ma anche questa premier era destinata a uscire di scena con un altro golpe nel 2014 (il dodicesimo da che la Thailandia è una monarchia costituzionale).

Tensione alta

Il generale Prayuth

Il candidato dei militari – il generale e premier a interim Prayuth Chan-o-cha in corsa col Palang Pracharath Party (Pprp) – ha tenuto un basso profilo. Ma un altro partito, che sostiene la giunta  militare ancora al potere, ha chiesto alla Commissione elettorale la squalifica del Raksa Chart che avrebbe violato la legge scegliendo una candidatura incostituzionale e che un commentatore ha definito un “suicidio poltico” del partito stesso. L’opinione pubblica è spaccata e adesso la Commissione elettorale deve dire la sua col rischio che l’organizzazione sia esclusa dalla corsa elettorale.

Ma i rischi non finiscono qui. Se la Commissione dovesse far uscire il Raksa Chart dagli aventi diritto a essere votati, si potrebbe muovere la piazza, già polarizzata in passato nelle grandi manifestazioni spesso con  incidenti che vedevano opposte le camice rosse (sostenitrici di Shinawatra) e le camice gialle. Con esiti incerti. Il Pehu Thai (Raksa Chart è una nuova creatura studiata per massimizzare i voti nelle circoscrizioni tanto che alcuni candidati hanno addirittura cambiato i loro nomi  in Thaksin e Yingluck) gode di favore delle campagne e in alcuni settori del ceto urbano e imprenditoriale tra cui la famiglia Shinawatra può vantare ancora in parte di un certo sostegno. (Red/T.G.)

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