Bombe su Aleppo

In meno di 72 ore la coalizione islamista Hayat Tahrir al-Sham conquista oltre il 50% della 'prima' città siriana. Governativi e russi rispondono con raid aerei. Non accadeva da 8 anni

di Alessandro De Pascale

In appena 48 ore, mentre gli alleati del presidente siriano Bashar al-Assad sono ormai alle prese con nuove e vecchie guerre, la coalizione islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) avrebbe conquistato oltre la metà di Aleppo. Halab (questo il suo nome tradizionale in arabo), essendo uno storico crocevia di commerci viene da sempre considerata la capitale economica della Siria.

In questa nazione mediorientale affacciata sul Mediterraneo il conflitto tra ribelli e governo centrale è deflagrato nel 2011. Sotto il cappello degli anti-governativi di HTS che ora hanno attaccato Aleppo ci sono anche gli ex membri di Jabhat al-Nusra (storica formazione dell’area con affiliati all’organizzazione terroristica e jihadista al-Qaeda).

Siamo nella parte settentrionale della Repubblica Araba Siriana, dove stamattina (sabato 30 novembre 2024) i media statali siriani riferiscono che i caccia dell’aviazione militare governativa stanno ripetutamente bombardando i sobborghi occidentali della città, nel tentativo di cercare di tagliare ai jihadisti le loro linee di rifornimento. Intanto, agli abitanti di Aleppo (popolazione stimata nel 2024 a seconda delle fonti utilizzate in una forbice compresa tra 1,6 e 2,3 milioni di persone, rispetto agli 1,8/2,2 milioni della capitale Damasco), la radio filo-governativa Sham FM ha riferito della decisione di chiudere scuole e uffici pubblici (il sistema sanitario è al collasso da tempo). “La maggior parte delle persone è rimasta al chiuso” continuava l’emittente, visti gli scontri a fuoco tra truppe governative (dal cielo) e ribelli (sul terreno), che in quella città non si vedevano ormai da 8 lunghi anni (correva quindi l’anno 2016). Dichiarate 24 ore di coprifuoco, mentre la città è al buio per l’assenza di energia elettrica.

L’Associated Press ricostruisce così gli eventi: “Venerdì gli insorti hanno sfondato ad Aleppo le linee di difesa del governo, entrando con poca resistenza nei quartieri ovest della città”. Per questa agenzia di stampa internazionale si è trattato di una “offensiva shock”, essendo stata come spesso accade in questi casi fulminea e inaspettata.

Tre giorni fa, da Idlib (circa 136.000 anime nel 2024, sempre secondo le ultime stime), la ‘capitale’ della porzione di territorio rimasta sotto il loro controllo, i miliziani di Hayat Tahrir al-Sham si sono mossi nelle campagne/deserto (come già l’ISIL nel giugno 2014), armati fino ai denti e velocemente in colonna a bordo dei pick-up (spesso civili), attraversando le dozzine di villaggi che li separavano da Aleppo. Conquistando così, quella che stime alla mano sarebbe diventata durante il conflitto in corso la città più popolosa della Siria.

Tale campagna militare dei ‘miliziani vestiti di nero’ (in realtà vestono anche la tuta mimetica) avrebbe già causato decine di morti tra i combattenti da entrambe le parti. Cui si aggiungono come sempre le ‘vere vittime’: i civili. Secondo le Nazioni Unite, da Aleppo sarebbero già fuggite 15.000 persone, diventate gli ennesimi sfollati interni della guerra in Siria, che va ormai avanti da 13 lunghi anni.

Prigioni, centri di comando militari e l’autostrada che porta verso la capitale Damasco, a quanto riferiscono fonti interne sarebbero attualmente sotto il controllo dei jidadisti. La Turchia, che sostiene e appoggia i ribelli, ha sbarrato ancora di più il proprio confine ai profughi. Mentre forze ribelli provenienti dal Kurdistan occuperebbero l’aeroporto internazionale: delle evecuazioni, anche degli stranieri, dovrebbe occuparsi ora l’ONU. Intanto dal cielo di Aleppo, piovono sulla città le bombe e i missili degli aerei governativi e dell’aviazione russa, da tempo scesa in campo per salvare il potere della famiglia presidenziale del clan al-Assad (appartenente alla minoranza alawuita), dal 24 febbraio 2022 impegnata con tutte le sue forze armate anche su suolo europeo, in Ucraina.

Gli abitanti di Aleppo, dopo aver visto la loro città quasi del tutto rasa al suolo dal conflitto in corso, non vedevano più la guerra per le loro strade dal 2016. Ovvero da quando i governativi ne avevano ripreso il controllo, cacciando le forze di opposizione anche dai quartieri orientali. Terminava allora quella campagna militare degli al-Assad sostenuta dalla Russia, dall’Iran e dai suoi gruppi alleati, tutti ora impegnati su altri fronti, dall’Ucraina al conflitto israelo-palestinese, che ora si è allargato all’intera area, coinvolgendo tutti gli alleati del presidente siriano.

L’attuale conflitto in Siria è il risultato di una delle tante e poco fortunate ‘Primavere arabe’: le rivolte delle popolazioni di quelle aree che a partire dal 2011 cercarono di ribellarsi al potere costituito e assoluto di alcuni Paesi africani del Maghreb o della ‘polveriera mediorientale’. Anche nel loro caso, quella rivolta popolare sfocia poi rapidamente in guerra civile, nell’ambito della quale sono poi emersi i qaedisti del fronte al-Nusra prima (alcuni dei quali sono per l’appunto ora sotto il cappello di Hayat Tahrir al-Sham) e, a seguire, il sedicente Stato Islamico della Siria e del Levante poi (l’ISIL). Quest’ultimo militarmente sconfitto nel 2019 in seguito alla caduta di Baghouz, ultima roccaforte siriana del sedicente nuovo califfato islamico nato cinque anni prima, a mano armata, a cavallo tra Siria e Iraq.

Riguardo ai numeri, gli scontri armarti in Siria in corso dal 2011 avrebbero direttamente provocato oltre 300.000 vittime civili (dati ONU). Aggiungendo quanti sono morti a causa dell’assenza causata dal conflitto dei servizi essenziali di base (quali generi alimentari o assistenza sanitaria) il bilancio totale superebbe di gran lunga il mezzo milione di persone.

Nella foto in copertina, la città di Aleppo 

Per saperne di più leggi la nostra scheda conflitto sulla Siria e il Kurdistan

Tags:

Ads

You May Also Like

Armi e droga con Mafia Spa

di Tommaso Andreatta La mafia è sempre più internazionale. Le radici sono sempre in ...

Un pianeta più caldo. Non solo per i conflitti

La quinta sessione dell'Assemblea delle Nazioni Unite per l'ambiente si è aperta oggi a Nairobi in un quadro che resta a tinte fosche con un aumento esponenziale degli incendi

E’ iniziata Inizia oggi a Nairobi, in Kenya, la quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni ...

Tunisia, i giovani contro il governo

di Andrea Tomasi L’onda rivoluzionaria ha un nome evocativo: «Che cosa aspettiamo?». Giovani contro ...