Dopo le proteste con strage a Bogotà

Duri scontri nella capitale della Colombia - costati 13 vittime -  in seguito alla morte di un avvocato fermato dalla polizia e ucciso. Incriminati due poliziotti per l'omicidio del legale. Il coraggio della prima cittadina  Claudia Lopez. L'assenza del Presidente

di Maurizio Sacchi 

Il procuratore generale colombiano Francisco Barbosa ha ordinato il 18 settembre l’arresto di due agenti coinvolti nell’uccisione di Javier Ordóñez, un avvocato fermato la notte del 9 settembre in una strada di Bogotà ,  ripetutamente colpito al momento del fermo e poi morto mentre si trovava sotto custodia. L’accusa è  di “tortura e omicidio aggravato”. Altri cinque agenti di polizia sono indagati sul caso. Tredici persone sono state uccise in due giorni di proteste contro la brutalità della polizia nella settimana che è seguita alla morte di Ordóñez. La maggior parte delle vittime sono giovani, presumibilmente uccisi dalla polizia. La massiccia protesta è stata originata dal fatto che il brutale arresto del quarantenne avvocato è stato filmato dagli astanti ed è immediatamente divenuto virale sui social.

Foto di Patty Suescún

Il sindaco di Bogotà Claudia Lopez (nella foto a dx) ha chiesto la riconciliazione durante un evento commemorativo televisivo a seguito dei disordini, ma ha anche ribadito la necessità di una riforma della polizia, insistendo sul fatto che c’erano prove evidenti dell’uso indiscriminato delle armi da fuoco.Questa vicenda ha anche messo in evidenza contraddizioni e conflitti interni alle istituzioni della Colombia.Secondo la costituzione, il capo della polizia di una città è il sindaco. E il fatto che Claudia Lopez, subito dopo la morte di Ordóñez, avesse ordinato alla polizia di affrontare i manifestanti senza far uso di armi da fuoco, e che quest’ordine sia stato disatteso, perché i tredici morti sono stati colpiti da proiettili, ha messo ancor più a nudo questi contrasti. Con questo post su twitter la prima cittadina ha commentato i fatti: “Oggi ho presentato a @ConcejoDeBogota un video delle prove consegnate prima al Presidente, e poi alla Procura Generale, alla Procura e alle Organizzazioni Internazionali su atti di vandalismo e uso indiscriminato di armi da fuoco da parte di alcuni agenti di polizia il 9 e 10 settembre”. All’evento televisivo ha fatto scalpore anche la sedia rimasta vuota: quella del Presidente Ivan Duque, che ha disertato l’incontro, al quale partecipava invece il ministro della Difesa, che in Colombia è il diretto responsabile della polizia.

Le immagini della violenza

D’altra parte Claudia Lopez Hernandez non è nuova al confronto duro con la violenza ufficiale. Prima di essere eletta alla massima carica della capitale, si era resa nota come giornalista per la sua offensiva contro le collusioni tra il governo di Alvaro Uribe, predecessore e mentore dell’attuale presidente Ivan Duque, e le AUC, Autodefensas unidas de Colombia, formazioni paramilitari di estrema destra con una luga storia di massacri, malversazioni e collegamenti con i cartelli del narcotraffico. Lesbica dichiarata, sposata con la senatrice Angélica Lozano dal 2019, nell’ottobre del 2019 è stata eletta sindaco di Bogotà, primo caso in tutte le americhe in cui una donna omosessuale occupa questa carica.

In copertina uno dei manifesti esposti per chiedere giustizia sul caso dell’avvocato ucciso

 

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