E adesso liberiamoci dalle armi

Buon 25 aprile Festa della Liberazione dal nazi fascismo dalla redazione dell'Atlante. Un'occasione  per ripensare anche all'inutilità della spesa militare che va tagliata e riconvertita

Il 25 aprile è la Festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo ma noi abbiamo scelto una copertina in lingua inglese che – apparentemente – parla di tutt’altro. Ma il motivo è semplice: in questa giornata del 25 aprile molte associazioni, individui, organizzazioni grandi e piccole – tra cui anche la nostra – chiedono che si tagli la spesa militare e la si riconverta in investimenti sui beni comuni: il primo è la salute. La foto di copertina ci è arrivata dalla Rete italiana per il disarmo che ci ricorda che sono iniziate da qualche settimana le Giornate Globali di Azione sulle Spese Militari (Global Days of Action on Military Spending – GDAMS) per  attirare l’attenzione sul grande costo-opportunità degli attuali livelli di spesa militare. Una mobilitazione mondiale promossa dall’International Peace Bureau (Premio Nobel per la Pace 1910), coordinata dalla Campagna GCOMS e rilanciata in Italia dalla Rete Italiana per il Disarmo in collaborazione con Sbilanciamoci e Rete della Pace.

Ecco dunque il perché della copertina: 25 aprile italiano certo, ma una lotta contro le spese militari che va oltre confine e che oggi, come ricorda questo video della Tavola della pace a più voci,  chiede che alla logica delle armi si sostituisca quella della salute e della sicurezza umana.

Con grande piacere pubblichiamo inoltre un estratto dall’intervento sul 25 aprile che è stato scritto dall’Associazione nazionale vittime civili di guerra (Anvcg), diretta da  Giuseppe Castronovo (nell’immagine a destra). “A causa dell’emergenza coronavirus, la ricorrenza del 75° anniversario della fine della Guerra di Liberazione viene a coincidere con uno dei momenti più delicati nella storia del nostro paese durante il dopoguerra. In una situazione dolorosa come quella attuale, i valori della nostra Costituzione, che di quella Guerra di Liberazione costituiscono il lascito ideale alle generazioni future, più che mai devono costituire il punto di riferimento fondamentale per la nostra società, comprensibilmente scossa da paura e smarrimento”.

Anvcg ricorda che “Il prezzo che i civili hanno pagato è stato altissimo, così come nella guerra in generale: secondo i dati ufficiali forniti dall’Istituto Centrale Statistica nel dopoguerra, il numero dei civili caduti dopo l’armistizio è di oltre 120.000 e quello dei civili rimasti invalidi o ciechi o con una vittima in famiglia raggiunge quasi un milione”. Nel ricordare il “ruolo della popolazione civile nella Guerra di Liberazione e il sacrificio in essa di tanti uomini, donne e bambini” scrive Anvcg “le vittime civili di guerra italiane rivendicano con orgoglio questo loro ruolo all’interno di quel grande movimento collettivo grazie al quale, ancora oggi, l’Italia può contare su dei principi fondanti di altissimo valore morale sanciti nella nostra carta costituzionale”.

Il giorno della Liberazione a Milano

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