Filippine, quanto piace lo sceriffo

di Andrea Tomasi

In campagna elettorale aveva promesso di massacrare i criminali; dopo neanche due mesi al governo, è chiaro che il presidente filippino Rodrigo Duterte ha tutta l’intenzione di mantenere gli impegni presi. Oltre 700 spacciatori di droga uccisi dalla polizia, altri mille omicidi imputati a «vigilantes» legati ai cartelli del narcotraffico. Cifre condannate ora non solo dalle associazioni per i diritti umani, ma direttamente dall’Onu, tanto da spingere il nuovo leader di Manila a minacciare di ritirare il Paese dall’organizzazione.  L’Ansa racconta che «l’operazione “Double Barrel” (il nome di un tipo di fucile) ha causato 712 morti tra gli spacciatori, e 1.067 criminali le cui morti sono ancora sotto indagine, ma che la polizia – almeno ufficialmente – ha condannato. Una media di 34 morti al giorno: non siamo ai livelli dei “100mila criminali da uccidere in sei mesi” annunciati da Duterte prima di essere eletto, ma il ritmo è già ora senza precedenti. Da gennaio a maggio, “solo” 39 spacciatori erano stati uccisi». Le critiche al leader filippino iniziano ad arrivare a pioggia dalla comunità internazionale. L’inviata dell’Onu sulle esecuzioni sommarie, Agnes Callamard, ha puntato il dito contro la «tolleranza zero» di Duterte e la sua “tendenza” a violare le leggi internazionali. Per tutta risposta Duterte si è detto pronto ad uscire dall’Onu. E continuano a comparire immagini della «cura Duterte», che in realtà non pare dispiacere ai suoi elettori: cadaveri lasciati nelle strade «spesso con il cartello “sono uno spacciatore” lasciato sul petto dagli assassini. La sua ppolarità è intonsa «le violazioni dei diritti umani non sembrano preoccupare l’opinione pubblica». Con parole semplici e dirette Repubblica riassume l’attegiamento, se non l’animo, di un un uomo che pare indifferente ai richiami esterni e sembra invece ben sintonizzato con ogni sommovimento della “pancia” del suo popolo. Duterte ha definito le Nazioni Unite una istituzione “stupida” e “inutile”, non adatta a risolvere «non solo i problemi delle Filippine ma del mondo. “Guardate il ragazzo-icona estratto dalle macerie e fatto sedere in ambulanza “, ha detto citando il piccolo siriano Omran Daqneesh. “Perché gli Usa non stanno facendo nulla?”. E ancora rivolto all’Onu: “C’è qualcuno in quello stupido organismo che si lamenta del puzzo di morte laggiù (in Siria)?”. Fedele al suo ruolo di orgoglioso “giustiziere” senza paura, Duterte ha giurato di “fregarsene” delle possibili conseguenze delle sue esternazioni, annunciando che chiederà “a tutti”, anche a Cina e Paesi africani di abbandonare l’Onu, di riprendersi i soldi delle quote e ritirare le truppe per creare un nuovo organismo di cooperazione». E ancora, parole sue: «Sei sei maleducato e figlio di puttana dobbiamo per forza lasciarti». Ha avuto “parole dolci” anche per i membri del Congresso americano, altrettanto indignati per i suoi delitti extragiudiziari, usando un altro argomento di cronaca: “Perché voi americani uccidete i neri, e gli sparate quando sono già a terra?” ha detto. “Anche se succede solo una o due o tre volte, è anche quella una violazione dei diritti umani. E voi accusate me per l’uccisione di criminali, responsabili della morte di molte altre persone?”». Sul sito formiche.net si ricorda che nonostante il Paese sia composto per l’80 per cento da cattolici, Duterte non ha risparmiato nemmeno papa Francesco, «insultandolo per aver «creato scompiglio nell’arcipelago durante la sua ultima visita». In campagna elettorale, poi, ha anche detto di essere stato stato vittima di abusi da parte di un prete, quando era bambino. Si è così guadagnato il nomignolo di «Donald Trump filippino». Ma Duterte – spiega la Bbc – non crede di somigliare al manager americano: «Trump è un bigotto, io no». In campagna elettorale – scrive Formiche – Duerte è stato «accusato di non avere dichiarato 51 milioni di dollari, accumulati durante gli anni che era stato sindaco di Davao». Queste sono le Filippine oggi. Il pericolo è che gli investitori stranieri si allontanino da un Paese che stava guardendo, che stava staccandosi di dosso l’etichetta di «malata dell’Asia». Il fatto che a Manila ci sia un presidente che prima spara e poi fa domande può essere un problema.

 

 

 

 

 
http://www.repubblica.it/esteri/2016/08/22/news/duarte_contro_tutti_il_presidente_filippino_contro_onu_americani_e_oppositori_interni-146431360/

https://it.wikipedia.org/wiki/Rodrigo_Duterte

http://formiche.net/2016/05/11/follie-nuovo-presidente-filippine-rodrigo-duterte/

http://www.repubblica.it/esteri/2016/05/09/news/filippine-139418917/

http://www.bbc.com/news/world-asia-37147630

foto tratta da www.ilmondo.tv

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