Gli affari militari della Francia in Indonesia

Acquisto di caccia  e avvio di una collaborazione con Parigi per i sottomarini. La  disputa con la Cina. I movimenti di Giacarta dopo il patto Aukus. Il possibile acquisto anche di velivoli tattici americani

Dopo la perdita del contratto multimiliardario per la vendita di sottomarini d’attacco all’Australia, la Francia è alla ricerca di nuovi partner per il commercio di armi. Proprio nei giorni scorsi l’Indonesia si è infatti impegnata a cooperare con l’industria della difesa della Francia “nel settore dei sottomarini”. Ad annunciarlo – su Twitter – la ministra della Difesa francese Florence Parly, in visita ufficiale a Giacarta. I due ministri si erano già incontri a Parigi nel giugno 2021, quando avevano firmato un primo accordo di cooperazione nel settore della difesa.

La cooperazione militare tra Parigi e Giacarta inizia però nei cieli. L’accordo concluso il 10 febbraio prevede infatti che l’arcipelago acquisti in un primo momento sei caccia Rafale, per arrivare a comprare progressivamente 42 velivoli, come dichiarato dal Ministro della Difesa indonesiano, Prabowo Subianto nell’ambito di un contratto da 8 miliardi di dollari.  L’Indonesia è il secondo Paese dell’Asia-Pacifico dopo l’India ad acquistare aerei da combattimento Rafale prodotti da Dassault Aviation, l’azienda aeronautica francese di progettazione e produzione velivoli. Non è l’unico acquisto: la Defense Security Cooperation Agency (DSCA), un’agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha annunciato giovedi la possibile vendita di velivoli F-15ID (caccia tattici della McDonnell Douglas) e relative apparecchiature all’Indonesia in un accordo del valore di 13,9 miliardi di dollari.

Il contratto franco indonesiano, secondo l’Aspi, centro di ricerca australiano, segnala ancora una volta l’intenzione dell’Indonesia di non schierarsi nella competizione in continua evoluzione delle grandi potenze dell’Indo-Pacifico. Dopo la firma del patto Aukus il governo indonesiano aveva subito rivelato la sua costernazione in una dichiarazione ufficiale nella quale il Paese si diceva “profondamente preoccupato per la continua corsa agli armamenti e la proiezione di potere nella regione”. Secondo altri, invece, lo schieramento indonesiano c’è eccome ed è in funzione anticinese. La spinta dell’Indonesia di rinnovare la propria flotta sarebbe infatti collegata al tentativo di scoraggiare le incursioni cinesi intorno alle isole Natuna, dove Giacarta ha avviato un progetto di sviluppo di petrolio e gas naturale nel Mar Cinese Meridionale che la Cina ritiene essere una violazione delle sue acque territoriali e ha per questo ha inviato unità navali nelle acque contese. Secondo quanto denunciato dall’Indonesia Ocean Justice Initiative, ente con sede a Giacarta, le imbarcazioni cinesi hanno effettuato attività di prospezione dei fondali tra agosto e ottobre 2021.

Per questo, come riportato da Agenzia Nova, il governo dell’Indonesia intende triplicare la flotta di sottomarini d’attacco della sua Marina militare sino a 12 unità. L’Indonesia è il terzo Paese al mondo per grandezza delle aree marittime entro la sua zona economica esclusiva, ma la sua flotta di sottomarini ammonta a sole quattro unità. Ma sullo schieramento pro o anti cinese è presto per tirare conclusioni. Certo è che Prabowo Subianto rappresenta l’anima anti cinese degli indonesiani. Ma il suo Presidente, Joko Widodo, è invece più propenso a un equilibrio che non faccia rinunciare per Giacarta agli investimenti della Rpc nell’arcipealgo.

(Red/Est)

*In copertina i velivoli Rafale, da Pixabay. Nel testo Prabowo Subianto e Jokowi

 

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