Gli infiniti muri dopo Berlino

Il 9 novembre saranno trent'anni dalla caduta del simbolo della Guerra Fredda tra le due Germanie: vale la pena ricordarlo. L'editoriale del direttore dell'Atlante

di Raffaele Crocco

E’ affascinante parlare di un avvenimento come la Caduta del Muro di Berlino. Lo scrivo maiuscolo, perché la Storia va scritta con le maiuscole. E’ affascinante, perché è uno di quei casi in cui un avvenimento così per qualcuno – per quelli della mia generazione pressappoco o più grandi – è cronaca, per altri – quelli nati dopo il 1985 o diciamo 1990 – è davvero soltanto storia, memoria, racconto raccontato e sentito.

Provate a raccontare di quegli anni ai ragazzi delle superiori o dell’Università. Per i ragazzi quei racconti, quei fatti, quello che accadeva, non hanno alcun senso, non hanno agganci con la loro realtà, con il loro modo di dividere o unire il Mondo. In realtà, con quel Muro sono crollati i punti cardinali per come li conoscevamo. Era tutto facile. C’era l’Ovest dei liberal-democratici che stavano con gli Stati Uniti. C’era l’Est dei social-comunisti alleati dell’Urss. Poi c’era Nord ricco e industriale, che sfruttava il Sud povero o in via di sviluppo dopo la colonizzazione.

Lo ripeto, era semplice: quattro punti cardinali, quattro configurazioni per il Pianeta. Provateci ora: il Nord continua sfruttare, ma ci sono terre – a Nord – che vengono sfruttate e colonizzate da economie più forti. Al Sud, alcuni sfruttati si sono trasformati in sfruttatori: Sud Africa, Brasile, India, ad esempio. Applicano ad altri Paesi le medesime politiche – e creano le stesse ingiustizie – di chi li sfruttava fino a qualche decennio fa. A Est c’è ancora la Russia, ma soprattutto c’è la Cina, che ha ripreso banalmente e semplicemente il posto che aveva avuto per secoli: quello di nazione più avanzata del Mondo. Ancora nel 1850, durante la guerra dell’oppio contro gli inglesi, Pechino controllava da sola il 33 per cento del commercio mondiale. E’ solo tornata lì, dopo un secolo e mezzo di crisi.

Tutto questo c’è da quando il Muro di Berlino non c’è più. Era il simbolo di una guerra spietata, di due visioni del mondo, di una lotta per il dominio. Quando è caduto in molti hanno parlato di “Fine della Storia”, di “Inizio di Un tempo Migliore”, di “Libertà, Democrazia e Diritti per tutti”. In realtà, il Mondo si è semplicemente trasformato, modificando le proprie ingiustizie.
Dopo la caduta del Muro, ci sono state le guerre della ex Jugoslavia, quelle in Africa – tipo Rwanda e Repubblica Democratica del Congo -, c’è stato il terrorismo islamico con i suoi attentati, le guerre del Vicino Oriente, come la Siria, lo Yemen. Anche la bomba atomica, grande paura di quegli anni di Guerra Fredda attorno al Muro, è ancora lì. Ce ne sono meno di prima, è vero, ma sono pur sempre quasi 20mila quelle pronte ad esplodere.

Soprattutto, il Muro sembra aver generato altri muri, infiniti muri. Qualcuno dice ve ne siano quasi 80 nel Mondo. Anche riducendo il conto a quelli più importanti sono sempre 23. Sono nati – come a Berlino – per impedire alle persone di muoversi liberamente. Sono stati creati per ridurre i diritti degli esseri umani, per controllarli, canalizzarli, ostacolarli.

Come Associazioni del Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani del Trentino non potevamo non cogliere l’occasione dei 30 anni dalla Caduta del Muro di Berlino per tentare di raccontare i nostri tempi, i nostri muri. Partendo da lì, da quei giorni, dall’esultanza condivisa pensando ad una libertà che poteva arrivare. Una libertà nuova, costruita su cocci di quel muro picconato dai tedeschi, buttato a terra. Tre decenni dopo, guardando la carta del Pianeta e contando barriere, muri, filo spinato lungo i confini fra Stati, viene il dubbio di aver semplicemente perso una grande occasione.

Ps: l’infografica è stata prodotta da Daniele Bellesi e da me in occasione delle manifestazioni per i 30 anni della caduta del Muro di Berlino.

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