di Maurizio Sacchi
Donald Trump ha dichiarato ieri lo stato d’emergenza nazionale in seguito al diffondersi del coronavirus negli Stati Uniti, affermando che il passaggio “renderà accessibili fino a 50 miliardi di dollari” per le misure di contenimento, e ha ordinato a tutti e 50 gli stati di istituire centri per affrontare il virus e attivare piani di emergenza. I morti (stamattina) sono già quasi 50.
La decisione è arrivata dopo settimane di sottovalutazione e di negazione del problema, durante le quali aveva affermato che si trattasse di un’infezione paragonabile o inferiore a una normale influenza. Ma la dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, il crollo delle borse mondiali derivato dal Covid 19, e il diffondersi del contagio nello stesso suolo degli Usa lo hanno costretto a una brusca inversione di marcia.
Con casi accertati in 46 degli Stati, 1.701 contagiati, e 40 morti al momento deli’ annuncio, l’epidemia è ormai conclamata, ma appena iniziata, e certamente ben più vasta di quanto indicato dalle cifre ufficiali. Tra le inefficienze e i ritardi che hanno preceduto lo stato dì emergenza, quello che riguarda i tamponi è emblematico. Anthony Fauci, capo dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive del National institutes of health, ha dichiarato: “I funzionari e i legislatori degli Stati Uniti stanno lottando per avere un’idea di quante persone nel paese hanno contratto il virus, perchè la politica di testaggio è stata scadente , in seguito a una combinazione di fattori”.
Gli Stati Uniti hanno rifiutato di utilizzare un test approvato dall’Organizzazione mondiale della sanità a gennaio, incaricando invece i CDC -Centers for disease control and prevention- , un ente ufficiale, di sviluppare un proprio test per il coronavirus. Tuttavia, ci sono stati difetti di fabbricazione con i test CDC iniziali, il che ha portato a risultati inconcludenti. In altre parole, la vera dimensione del contagio è sconosciuta. A questo va aggiunta l’assenza di un sistema sanitario pubblico, e la resistenza culturale del sistema americano a ogni misura di costrizione delle libertà individuali.
Riguardo al fatto che gli Stati Uniti alla fine possano seguire il piano italiano di mettere in quarantena un ampio segmento della sua popolazione, “la probabilità che ciò accada negli Stati Uniti è estremamente, estremamente piccola“, ha dichiarato Irwin Redlener, direttore del National Center for Disaster Preparedness della Columbia University.
“Fondamentalmente ciò equivale alla legge marziale. [in Italia], “Il governo ha ordinato la chiusura degli spazi pubblici e impedito di viaggiare, e ciò sarebbe molto difficile per gli americani da gestire. Fa parte della nostra cultura. È l’antitesi delle libertà che pensiamo fondamentali”. Ma la gravità della crisi fa sì che anche il culto delle libertà individuali proprio della cultura a stelle e strisce sia messo in discussione.
L’American civil liberties union (ACLU) ha pubblicato una lettera firmata da 450 esperti di sanità pubblica, in cui si riconosce che “i diritti individuali devono talvolta lasciare il posto al bene superiore” durante un ‘emergenza.Le persone a volte possono essere messe in quarantena, per esempio. Così dovrebbe essere, se le misure sono in linea con la ricerca scientifica che ne dimostrino l’efficacia”.
“La crisi che affrontiamo col coronavirus è sulla scala di una grande guerra, e dobbiamo agire di conseguenza”, ha detto Bernie Sanders. “Il numero delle vittime potrebbe essere addirittura superiore a quello che le forze armate hanno sperimentato durante la Seconda guerra mondiale. In altre parole, abbiamo una grave, grave crisi e dobbiamo agire di conseguenza.”
Ma tutti gli indizi inducono a pensare che la diffusione del virus sia ben più ampio di quelli dichiarati, e che il ritardo nella risposta, aggiunto alla strutturale inadeguatezza del sistema, possa causare conseguenze di proporzioni eccezionali. Quale sarà la risposta della società americana a una simile catastrofe, e che riflessi avrà sulla politica, in vista delle prossime elezioni presidenziali, è il grande interrogativo che grava su tutti gli Stati uniti nei prossimi mesi.
*Per le immagine nel testo vedi il Philadelphia Inquirer, The Buffalo News e il servizio di AbcNews (inglese)
In copertina la sede del United States Department of Health and Human Services o HHS, ente federale, fotografata da Matthew Bisanz
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